













Le Stapelieae, stelle del deserto, non occupando grandi spazi e meravigliandoci per i loro curiosi fiori di rara bellezza, si prestano a collezioni domestiche che possono dare grandi soddisfazioni
Composte da vari generi (Stapelia, Huernia, Caralluma, Echidnopsis, Orbea, Orbeanthus, Edithcolea, Hoodia, Pseudolithos, Frerea, Orbeopsis, Quaqua, Pachycymbium, Stapelianthus, ecc.) le Stapelieae costituiscono una sottofamiglia delle Asclepiadaceae e sono delle succulente che suscitano sempre meraviglia e stupore in chi, ignaro della loro esistenza, le veda fiorite per la prima volta.
Un fascino tutto da scoprire
I loro fiori, simili a stelle a cinque punte, molto carnosi, spesso variamente maculati, papillosi, pelosi, perfino fetidi in alcuni casi, sono delle vere e proprie “stranezze” create dall’evoluzione.
Essi, infatti, non devono attrarre api o farfalle per essere impollinati, ma mosche e mosconi che confondono questi insoliti fiori per carogne o per sterco.
Il loro odore, pur se spesso percettibile al naso umano solo a brevissima distanza, non è certo dei più gradevoli, ma anche questo fa parte della loro particolarità.
I fusti sono succulenti, striscianti e radicanti o accestenti, talvolta anche parzialmente sotterranei, maculati, striati o vellutati, da quadrangolari, come in molte Caralluma spp. e Stapelia spp., a molto costoluti, come nel genere Hoodia.
Le foglie sono assenti o molto ridotte e prontamente caduche tranne che nella rarissima Frerea indica che è dotata di belle foglie ovali, lucide e durature, in grado di raggiungere le dimensioni di circa 6×2,5 cm.
I colori e i disegni dei fiori sono molto vari: giallo, bianco, rosso, marrone, verde, nero, violaceo e arancione possono apparire, in varie combinazioni, come tinta di fondo, come striature o maculature e come colore dei peli che talvolta ricoprono i fiori.
Alcune specie hanno petali con ai margini delle ciglia pendule a forma di clava che oscillano al minimo alito di brezza.
Curiosità di fecondazione
La fecondazione dei fiori delle Stapelieae è molto particolare, poiché, oltre ad essere effettuata da insetti ditteri, avviene attraverso dei pollinii (speciali “sacchetti” di polline) come nelle orchidee. Gli insetti impollinatori in alcuni casi lasciano addirittura le loro larve nei fiori, ma esse sono destinate a morire di fame perché, a parte l’odore, non si trovano in un ambiente adatto al loro sviluppo.
Frutti nascosti
Gli insoliti fiori sono seguiti da altrettanto insoliti frutti. Questi sono formati da due lunghi follicoli affusolati disposti a “V” con un’angolatura variabile, a seconda della specie, ma sempre mimetizzati con i fusti. Il loro sviluppo, dopo la particolare fecondazione, è molto lento e possono impiegare anche più di un anno per raggiungere la piena maturazione. Quando poi è il momento si aprono lungo una sutura longitudinale disposta sul loro lato interno e liberano numerosi semi piatti, alati, obovati, di circa 5-10 mm, dotati di pappi sericei per essere trasportati dal vento. In natura i semi vanno spesso a depositarsi a fianco di sassi o di altre sporgenze del terreno che forniranno poi alle piante una certa protezione dal sole ustionante.
In natura
Le Stapelieae sono diffuse nei deserti e nelle steppe in un areale che va dall’Africa meridionale, dove sono presenti con oltre la metà delle specie, all’Africa centro-orientale, alle zone subsahariane, al Nord Africa, poi ad est fino all’India, passando per il Medio Oriente, per la Penisola Arabica e per la Persia. Una specie, la Caralluma europaea, raggiunge anche la nostra Europa conquistando, oltre al Nord Africa, Lampedusa e la Spagna meridionale. Caralluma europaea è l’unica specie a fusto succulento della flora italiana.
Collezionare le Stapelieae
Ė molto interessante poiché sono numerose, ma non sempre facili da trovare e oltre alla loro relativa facilità di coltivazione ci concedono spesso un lungo periodo di fioritura che, in alcune specie, va da aprile a novembre e in Caralluma burchardii coincide con l’inizio dell’inverno. Quindi, escludendo i mesi più freddi dell’anno, in coltivazione, possiamo sempre avere qualche specie fiorita. Il massimo delle fioriture si ha però nella seconda metà dell’estate quando sono più numerosi anche i fiori di Stapelia gigantea: degli “stelloni” dal diametro che può superare i 30 cm!
Nelle collezioni più serie vengono collezionate piante delle quali si conoscano i dati di località o il “field number” (una sigla indicante da chi e dove è stato raccolto il materiale botanico introdotto in coltivazione), poiché spesso si hanno notevoli variazioni morfologiche e cromatiche a seconda del luogo di provenienza originario, pur trattandosi della stessa specie.
Ibridi da evitare
Alcuni si cimentano a creare ibridi, spesso facilmente ottenibili anche casualmente nelle collezioni con molte specie, ma, secondo me, questi possono originare confusione nella già difficile tassonomia di questa sottofamiglia per cui, personalmente, preferisco tenere solo le specie botaniche, create dalla natura, evitando di arrivare a non sapere più che cosa sto coltivando.
La coltivazione
Essendo piante di luoghi aridi necessitano di un terriccio molto poroso, per piante grasse. Una “ricetta” per farsi un buon terriccio generico può essere la seguente:
- 50% terriccio universale fine (meglio se poco torboso)
- 40% lava vulcanica tritata fine
- 10% sabbia silicea da intonaco (meglio se di quarzo, gialla, poiché fa meno crosta superficiale).
A seconda delle specie, si può aggiungere sabbia e togliere terriccio universale per dare una maggiore aridità al terreno e viceversa.
Ognuno, con l’esperienza, potrà poi sviluppare substrati di coltivazione altrettanto validi utilizzando anche materiali diversi e in altre proporzioni.
Concimazione
La concimazione può essere fatta anche solo una volta l’anno, a primavera avanzata, con un concime povero di azoto (tipo NPK 1-3-5 o multipli) a cui si potranno aggiungere un po’ di microelementi. Come quantità consiglio di tenersi sulla metà delle dosi consigliate per le piante non succulente.
Irrigazione
Le Stapelieae, come molte altre succulente, nella stagione calda devono restare alcuni giorni con il terriccio completamente asciutto, prima di procedere ad una nuova irrigazione, mentre nei periodi freddi non devono mai (o quasi mai) essere annaffiate. Solo se tenute in casa o in serre molto riscaldate si può dare qualche leggera annaffiatura anche in inverno.
Dove in inverno, dove in estate
Per quanto riguarda le temperature minime invernali si può dire che valori intorno a +7°C vanno bene per molte specie tranne che per quelle che vivono in areali non montani, prossimi all’Equatore, le quali necessitano di temperature non inferiori a +12°C.
In estate sopportano poi il grande caldo fino anche a +45°C purché leggermente ombreggiate.
Da aprile a settembre una protezione dal sole più forte dell’anno è sempre consigliabile. Per questa sarebbe ottimale un telo ombreggiante al 25-30%.
Alcune specie subtropicali, tipo Caralluma europaea ed Orbea variegata, possono anche essere coltivate all’aperto, nel giardino roccioso delle zone più miti d’Europa.
Prevenzione e cura di malattie
Le malattie più frequenti sono date dalle cocciniglie cotonose che possono infestare le radici, e talvolta anche i fusti, ed il marciume causato da funghi soprattutto nei periodi più freddi, più umidi e meno luminosi.
Cocciniglie
Per prevenire le cocciniglie, consiglio un trattamento con Confidor
nell’acqua della prima annaffiatura primaverile e dell’ultima autunnale. Come intervento curativo si può fare lo stesso trattamento all’occorrenza.
Marciumi
I marciumi si evitano irrorando abbondantemente le piante con dei fungicidi sistemici, tipo Arpel. L’uso di fungicidi può rendersi particolarmente consigliato da novembre a gennaio, soprattutto in climi umidi ed in luoghi poco soleggiati. I migliori fungicidi sono comunque il vento secco e il sole, per cui consiglio di arieggiare serre, verande e cassoni tutti i giorni che le temperature esterne lo permettono. Se poi qualcosa marcisce ugualmente, si possono staccare tempestivamente i rami ancora sicuramente sani e farne talee seguendo le istruzioni per il taleaggio che illustrerò più avanti.
Prevenzione invernale
Volendo riscaldare il luogo dove coltiviamo le nostre Stapelieae durante le fredde giornate invernali si può utilizzare termoventilatori con termostato che, oltre ad aumentare la temperatura, muovono l’aria rendendo molto difficile lo sviluppo di muffe.
Chi avesse una serra o un cassone non pavimentati, può stendere sul suolo un telo di PVC (facendoci dei piccoli buchi con un chiodo dove ristagna l’acqua delle annaffiature) in modo da evitare che il terreno, traspirando, faccia aumentare la pericolosa umidità ambientale.
Talee
Quasi tutte le Stapelieae si riproducono molto facilmente da talea. Molti vivai specializzati vendono, infatti, le loro specie “a talea” e non come piante radicate o in vasetto. Le talee radicano in poche settimane nel solito terriccio di coltivazione. L’unica raccomandazione è di far asciugare bene il taglio prima dell’interramento. Per fare questo, possiamo lasciare le nostre talee all’aria, ma in luogo non colpito dal sole diretto, per 5-15 giorni.
Talee di Hoodia e Pseudolithos migiurtinus
Tra le pochissime eccezioni, il genere Hoodia, molto difficile da far radicare, e Pseudolithos migiurtinus che, essendo una pianta sferica, non offre la possibilità di staccarne rami.
Semina
La propagazione per seme è relativamente facile, ma talvolta può dare origine ad ibridi, specie se si possiedono molte specie coltivate vicine.
I semi più al sicuro da ibridazione sono quelli raccolti in natura e quelli originati da impollinazione artificiale o controllata. L’impollinazione artificiale è però molto difficile a causa delle dimensioni quasi microscopiche delle parti anatomiche interessate e della precisione richiesta.
La semina avviene utilizzando il terriccio di coltivazione sul quale vengono distribuiti i semi che dovranno poi essere coperti molto leggermente. Fatto questo, s’immerge il contenitore di semina in acqua fino a 3-4 cm dalla superficie e si colloca in luce filtrata. Dopo 3-10 giorni cominciano ad apparire le prime plantule; a questo momento i semi devono essere tolti dall’acqua e coltivati normalmente. Se si porta all’asciutto troppo presto, alcuni semi moriranno senza germogliare, mentre se si lascia ancora in acqua, magari sperando di avere una percentuale di nascite più alta, si può veder marcire tutto improvvisamente.
Siti Internet interessanti
International Asclepiad Society: www.cactus-mall.com/ias/index.html
Stapeliads, Orchids of the succulent world: www.cactus-mall.com/stapeliad/index.html
Flowers of Stapeliads: www.mendelu.cz/user/hanacek/
Asclepiads: www.dpks-drustvo.si/jest/Asclepia/index.htm