

























E’ vero che non si tratta di un caso unico e nemmeno raro, ma i Nasturzi (Tropaeolum) si sono dimostrati assolutamente fantasiosi nel tentativo di nascondere il loro vero nome, perché nel corso di oltre tre secoli d’onorato servizio in Europa hanno saputo presentarsi con le denominazioni volgari più disparate, come se si vergognassero di fornire le proprie effettive generalità. “Cardamindo” è il più antico, utilizzato in Italia nel ‘700, subito seguito dal francese “capucine” (italianizzato poi in “cappuccina”), mentre “nasturzio” – oggi comunemente usato da noi tutti – è d’origine più recente. Quest’ultimo travestimento è anche il più subdolo, perché è stato sottratto ad un’altra pianta (Nasturtium officinale o crescione d’acqua), che con i T. nulla ha da spartire, se si esclude il sapore piccante di cui sono dotate le loro foglie. Spontanee in quasi tutta l’America centro-meridionale, dal Messico alla Patagonia, le circa 90 specie di T. sono caratterizzate da curiose foglie a forma di scudo tondeggiante e da fiori lungamente picciolati, che ricordano gli elmi degli antichi guerrieri. In altre parole: piante apparentemente marziali per alcuni tratti, ma in realtà delicate e fascinose nelle loro doti ornamentali, anche se la coltivazione non è sempre facilissima. Alcune di loro sono piante annuali anche in natura, mentre numerose altre sono perenni, ma in coltivazione vengono spesso trattate come le prime, appunto per facilitare il compito del giardiniere.
Le annuali
Le specie e le varietà annuali sono da sempre capitanate da una pianta ben nota a tutti, T. majus, il capostipite dei “nasturzi”, arrivato in Europa nel 1684. In natura, ha fusti rampicanti, foglie circolari e fiori profumati e colorati nei toni di rosso, giallo e arancione, ma la specie spontanea di rado viene coltivata, perché il suo posto è stato occupato da ibridi più o meno complessi, che ne hanno rafforzato i caratteri iniziali. Anche il portamento può variare da arbustivo e “nano” a rampicante, raggiungendo i 2 m d’altezza, mentre si sono modificate le stesse foglie, tanto che è ora facile trovarne anche di variegate. Una seconda annuale è T. minus, un po’ più piccola di T. majus, ma abbastanza simile: non è però rampicante ed è dotata di fiori gialli. Infine abbiamo T. peregrinum, annuale o perenne, che sfoggia fiori giallo-zolfo, i cui petali superiori sono notevolmente sfrangiati: è una specie rampicante (fino a 2,50 cm) che richiede un tutore di sostegno.
Le perenni
Diverse altre specie si comportano da perenni, almeno in natura, o mediante stoloni o semplicemente nascondendo i loro tuberi sotto terra. La maggiore difficoltà che presentano in coltivazione è che molte vanno moltiplicate solo mediante divisione, perché inspiegabilmente gradiscono poco la semina. Fra loro, inoltre, sussistono alcune difformità colturali. Nel nostro Paese sono poco conosciute e ancor meno coltivate: un vero peccato.
Specie | Portamento | Altezza massima in cm | Colore fiori | Note |
T. azureum |
Rampicante | 120 | Azzurro-violetto | Fiori di forma variabile |
T. ciliatum | Rampicante | 200 | Giallo | Fiorisce per tutta l’estate |
T. incisum | Prostrato o ricadente | 60 (lunghezza) | Giallo con calice rosa | Da giardino roccioso ben soleggiato |
T. leptophyllum | Rampicante | 150 | Giallo, arancione | Simile a T. polyphyllum |
T. pentaphyllum | Rampicante o ricadente | 600 | Rosso scarlatto | Si adatta anche al vaso |
T. peregrinum (o canariensis) | Rampicante | 250 | Giallo zolfo o limone | Semi-rustica, si moltiplica anche da seme |
T. polyphyllum | Prostrato o rampicante | 300 | Giallo od ocra | I getti nuovi nascono molto precocemente, ma sono resistenti |
T. speciosum | Rampicante | 300 | Scarlatto | Spettacolare per le masse dei fiori |
T. tricolor | Rampicante | 200 | Giallo-arancione con calice e sperone variamente colorati | Ha fusti inizialmente molto sottili, difficili da scorgere |
Coltivazione di base
Specie annuali (o perenni coltivate come tali)
La coltivazione di T. majus, T. minus e di altre specie annuali non presenta particolari difficoltà. In primavera s’interrano i semi direttamente in giardino o in serra a 13-16°C, alla fine dell’inverno, in un contenitore piccolo e ben drenante – con torba, terriccio di foglie e sabbia – spruzzandoli poi con un comune fertilizzante da vaso. Le pianticelle vanno in seguito diradate e trapiantate, ma non si possono mettere a dimora prima dell’ultima gelata tardiva. In giardino prediligono un terreno perfettamente drenato, ma sempre un po’ umido e mai secco; esso non deve essere troppo fertile, altrimenti si sviluppano più le foglie che non i fiori. Più difficile è l’esposizione, perché i T. non amano il sito troppo caldo e assolato, ma neppure l’ombra continua: l’ideale è la mezz’ombra generata da altre piante, mentre vanno evitati i terrazzi intensamente soleggiati.
Specie perenni
Hanno le medesime esigenze delle annuali, per ciò che riguarda il terreno, ma si differenziano molto, anche fra loro, per diversi altri aspetti. Le specie dotate di lunghi tuberi (come T. polyphyllum e T. pentaphyllum) o di stoloni (come T. speciosum) non sono idonee alla coltivazione in vasi piccoli, perché richiedono un terreno profondo dove allungarsi senza restrizioni. Per loro, bisogna perciò ricorrere a vasi molto grandi Quelle invece che hanno tuberi piccoli o sferici (come T. azureum e T. tricolor) accettano bene anche i contenitori. In questo caso, è meglio farle poi correre lungo una maglia di fili metallici, ben assicurata al centro del contenitore. I semi sono un po’ imprevedibili nella loro germinazione, impiegando a volte settimane e a volte mesi: in ogni caso vanno piantati non appena sono disponibili. I fusti delle pianticelle appena nate sono molto sottili, quasi invisibili, e sono facile preda di limacce e lumache; inoltre non vanno trapiantati per almeno due anni. La concimazione si effettua con un po’ di fertilizzante liquido durante la stagione di crescita. Durante la fase di dormienza dopo il secondo anno, si trapiantano singolarmente i tuberi, che fioriranno nel terzo anno. La moltiplicazione – necessaria per gli ibridi – si effettua in autunno per talee, invasandole subito dopo l’attecchimento, o anche per divisione dei tuberi, curando che le radici non vengano danneggiate.
Cure particolari e impieghi
In generale, i Tropaeolum – soprattutto le specie perenni, che in natura vivono a quote piuttosto elevate in America meridionale – non gradiscono i climi eccessivamente caldi e soleggiati. Sono quindi sconsigliati per i nostri giardini meridionali, mentre un maggior successo hanno nel Centro-Nord, specialmente in aree ben aerate, fresche, ricche di alberi e di acque. I tuberi possono essere estratti dal suolo in autunno e conservati in luogo fresco e asciutto.
- T. majus. Le varietà nane, come ‘Empress of India’ (30 x 30 cm), sono adatte per bordure di fiori o anche per vasi e cesti da appendere, mentre le rampicanti tradizionalmente si fanno salire su recinzioni, trespoli, graticci o altri supporti. Le foglie si mangiano in insalata.
- T. azureum. Rara. E’ difficile farla germinare, ma poi diventa più facile. Durante il periodo di dormienza il suolo va tenuto un po’ umido.
- T. ciliatum. Condizioni simili a T. speciosum, ma è indifferente al pH ed è fra le specie più rustiche, tollerando anche i –15°C. Con i suoi festoni vivacizza le piante vicine.
- T. incisum e T. leptophyllum. Quasi introvabili in commercio, sono specie di montagna. La seconda è rustica.
- T. pentaphyllum. Commercializzata in Olanda come specie da vaso.
- T. peregrinum. Si coltiva bene da seme. E’ spettacolare se viene fatta arrampicare su supporti da fagioli o su reti, così come su strutture piramidali.
- T. polyphyllum. Molto rustica, ha tuberi che si sprofondano nel suolo. Gradisce le aiuole rialzate o le fessure rocciose con un po’ di terriccio, ma ben drenate.
- T. speciosum. Originaria di montagne cilene dove il clima è fresco e le estati sono un po’ piovose, ama terreni freschi, umidi e leggermente acidi. In caso contrario, occorre aggiungere molto humus. Va moltiplicata mediante divisione degli stoloni. E’ di grande effetto quando s’arrampica su grandi siepi sempreverdi, possibilmente di Taxus, Chamaecyparis, Buxus.
- T. tricolor. Il suo habitat è formato da cespuglieti costieri ricchi di nebbie. Non tollera il gelo, se non è ben protetta.