















Vi fu un tempo in cui i botanici discussero a lungo se mantenere questo genere di rampicanti nella famiglia delle Magnoliaceae oppure crearne una apposita con il nome di Schizandraceae. Alla fine la seconda proposta prevalse ed ora questi rari e sconosciuti rampicanti sono classificati definitivamente nella famiglia delle Schizandraceae.
È certamente difficile immaginare che vi siano delle magnolie rampicanti, eppure questo piccolo gruppo di piante ha molto in comune con i grandi alberi che tutti conosciamo: la struttura del fiore, ad esempio, in piccolo, è la stessa.
Come le magnolie, sono quasi tutti dotati di un’ottima rusticità: non temono gli inverni rigidi e sono tra i primi ad avvertire l’arrivo della primavera.
Sono perciò da sfruttare nei nostri giardini, sui terrazzi, anche in piccoli spazi, dato che le loro dimensioni sono contenute. Hanno portamento vivace e grazioso, fiori decorativi, fruttificazione colorata: molto di quanto ognuno di noi si aspetta da una pianta da giardino.
Il genere Schizandra (o Schisandra), creato dal botanico Michaux nel 1803, comprende in natura una ventina di specie provenienti dall’Asia (Cina Sud orientale, arcipelago Malese, Giappone, ecc). Il termine ‘Schizandra’ deriva dal greco e si riferisce alla forma separata, aperta, spaziata (schizo) della parte maschile del fiore (andros). Nelle antere infatti vi sono sacchetti pollinici disuniti.
Questi rampicanti hanno in genere foglie ovali-acute, dai margini seghettati, di consistenza spesso coriacea, lucide e decorative. I piccioli, in alcune specie, sono rossi. In qualche caso, le foglie recano maculature decorative.
Schizandra chinensis
È stata questa la prima pianta del genere che ho incontrato: mi era stata regalata da un amico professore di botanica. L’aveva fatta nascere da seme, per curiosità e, come era solito fare con gli amici più fidati, mi aveva regalato uno degli esemplari in eccesso. Sapeva così di poter contare sull’esistenza di altri nel caso in cui i suoi fossero andati perduti.
La prima fioritura, avvenuta nella primavera successiva, fu deludente: apparvero numerosi, piccoli, fiori bianchi, quasi insignificanti. Mi sforzavo di cogliere il bello di questa pianta, ma oggettivamente non vi erano, in quel momento, caratteristiche estetiche degne di rilievo, se non il portamento elegante e il fogliame fitto dal colore verde brillante. C’è da aggiungere, tra l’altro, che ai miei occhi, tutto ciò che è raro ed insolito, è sempre e comunque affascinante.
Qualche tempo dopo, alla fioritura seguì la fruttificazione: apparvero piccoli e lunghi grappoli ricchi di ‘acini’ verdi, simili a quelli dell’uva immatura, che, con decisione e rapidità, cominciarono a crescere. All’inizio dell’estate superavano i dieci centimetri di lunghezza, contribuendo a creare già un certo effetto decorativo, sicuramente migliore rispetto a quello dato dai fiori. Il fogliame ed i tralci vennero poi coperti da questa cascata di grani verdi.
Con il trascorrere del tempo e con l’arrivo della calura estiva i frutti si avviarono alla maturazione e cominciarono a tingersi di rosa. In piena estate tutta la Schizandra era diventata una spettacolo di grappoli rossi, brillanti, immersi nel verde chiaro. Il piccolo rampicante, come il brutto anatroccolo della fiaba, aveva svelato la grazia e la bellezza così ben celate fino ad allora.
La S. chinensis è rusticissima, facile da coltivare, adattabile ai terreni poveri e sabbiosi. È una pianta che quasi non richiede potature ed attenzioni particolari, solo annaffiature di soccorso nei periodi estivi di intensa siccità. Si accontenta di spazi limitati, non essendo per sua natura invadente. Infatti tende a rimanere compatta ed unita. Eventuali, ma rari, attacchi di cocciniglie possono essere facilmente debellati utilizzando i comuni prodotti che si trovano in commercio.
Schizandra rubriflora
Lo stesso contrasto cromatico rosso-verde si può ammirare anche nella S. rubriflora, in questo caso, tuttavia, è dato dai fiori che sbocciano numerosi all’inizio della primavera, appena dopo l’emissione delle foglie. I fusti sottili, di un bel marrone rosso, portano gemme turgide già a febbraio. Poi si aprono le foglie lanceolate, leggermente coriacee, dapprima verde chiaro. Infine, ad ogni nodo appaiono i fiori penduli, completamente rossi e dalla forma che richiama le fragole mature. Si direbbe che questo rampicante sia complementare alla S. chinensis, poiché il suo pregio decorativo si manifesta in una stagione diversa da quella dell’altra. La fioritura è infatti contemporanea, ma mentre nella S. chinensis è poco ornamentale, in questo caso è invece appariscente.
La S. rubriflora è sempre fitta di fusti sottili. Con il passare degli anni diventa un groviglio di tralci, ma non per questo perde la naturale eleganza del portamento. Ad ogni nodo vi sono ciuffi eretti di foglie dalla forma lanceolata, più allungate e strette rispetto alla S. chinensis. Proprio in questa posizione dalla metà di aprile appaiono coppie di boccioli rossi sostenuti da lunghi piccioli. Hanno l’aspetto di piccole ciliegie in fase di maturazione. A tempo debito la corolla formata dai petali e dai sepali, di colore rosso cremisi, si apre. Appare così il centro conico del fiore, sporgente, formato dai numerosissimi stami e dai carpelli embricati, anch’essi rossi e punteggiati all’apice di bianco. In alcune varietà il centro del fiore è invece giallo.
La S. rubriflora è spesso denominata anche S. grandiflora o S. grandiflora var. rubriflora. A differenza della S. chinensis, essa è una specie dioica. Per ammirarne i frutti, simili a quella della specie precedente, anche se di colore meno vivace, bisogna possedere entrambi i sessi. Questo spiega perché il mio esemplare non ha mai fruttificato.
La S. rubriflora richiede terreno fertile, ma ben drenato. L’esposizione ideale è in pieno sole o in mezz’ombra. Manifesta una buona resistenza alla siccità.
Si adatta anch’essa a piccoli spazi, oltre che in piena terra, può essere coltivata in grandi vasi e, per questa ragione, è utile per arredare terrazzi. Raramente richiede potature, che andrebbero comunque effettuate alla fine dell’inverno. La S. rubriflora fiorisce infatti sulla vegetazione nuova.
Schizandra sphenanthera
Questa terza specie presenta caratteristiche diverse dalle altre due, sia nella forma che nell’aspetto delle foglie. La consistenza è più tenera, la superficie liscia e lucida, a differenza delle altre che sono più ruvide e con nervature sporgenti ed evidenziate, specialmente nella pagina inferiore. Le foglie di questa specie appaiono più piccole e sembrano leggermente succulente, ma è solo un’impressione dovuta alla scarsa visibilità delle nervature stesse. Il fogliame è ricco e fitto, quasi impenetrabile. Per questa ragione e perché cresce con rapidità producendo numerosi tralci, il rampicante copre recinzioni e tralicci molto meglio delle altre due specie.
La fioritura, più tardiva rispetto a quella della S. rubriflora, è di colore arancione. I petali e l’interno dei sepali hanno questo colore, ma questi ultimi sono verdi all’esterno. Il fiore rimane semichiuso, dando sempre l’impressione di essere appena sbocciato. La fioritura è fitta, poiché ad ogni nodo compaiono molti fiori appesi ai lunghi piccioli. L’aspetto, grazie al colore vivace ed insolito, alla singolare forma dei fiori ed al portamento della pianta, è molto decorativo. Questo rampicante è robusto, vivace e più invadente rispetto alle specie precedenti. Non ho mai notato che sia esposto a malattie o a parassiti particolari e non soffre d’estate per la mancanza di irrigazioni.
Altre Schizandra
Il mio giardino accoglie altre due specie, la S. propinqua e la S. arisianensis. La prima è decorativa per le lunghe foglie, strette ed appuntite, sulle quali a volte appaiono maculature regolari e simmetriche. Hanno colore verde scuro e sono coriacee. La fioritura è più tardiva rispetto alle altre specie e la fruttificazione è costituita da piccoli frutti verde chiaro.
La S. arisianensis, appena arrivata ed ancora in fase di acclimatazione, ha foglie più grandi, a forma di rombo e lunghi piccioli rossi.
Ricercando con pazienza se ne possono trovare altre ancora: S. purpurea, S. henry, S. coccinea, S. marmorata, S. glaucescens, quasi tutte rustiche e facili da coltivare. Sono dotate di quella discreta bellezza che hanno le piante semplici e i loro fiori, anche se non vistosi, hanno la grazia e l’eleganza dei piccoli gioielli.