Gelsemium sempervirens

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Un rampicante sempreverde poco noto

Analizzando l’etimologia del nome Gelsemium sembra chiara l’ “appartenenza” al termine italiano gelsomino, dovuto alla somiglianza dei fiori e, vagamente, nell’aspetto al più noto rampicante.

Dalla famiglia delle “Loganiaceae” il genere comprende solo tre specie tra cui il G. sempervirens è sicuramente il più rustico e adattabile a numerosi ambienti della nostra penisola; originario degli Stati Uniti sudorientali, in particolare della Carolina, dove è molto popolare e noto nei giardini come “Carolina yellow jessamine”, cresce spontaneo ai limiti di boschi e boscaglie sino al Messico e al Guatemala.

 

Morfologia

Rampicante sempreverde dalle foglie lucide, ovate-lanceolate, lunghe 4-5 cm e unite al fusto in modo opposto con piccioli brevi. I fiori sono disposti in mazzi di 5-8 all’apice dei rami, ciascuno lungo 3 cm e corolla formata da 5 lobi giallo brillante e dalla forma “svasata”; il profumo è intenso e accattivante; la fioritura comincia tra fine inverno – inizio primavera e dura per circa un mese.

La pianta possiede fusti sottili e volubili con i quali si avvolge in senso antiorario, raggiungendo con media vigoria dai 6 agli 8 metri.

 

Tecniche colturali

Facile la coltivazione, ha bisogno di suolo fertile e ben drenato ma mai asciutto; predilige posizioni soleggiate o parzialmente in ombra.

Non necessita di potature particolari se non quelle di eventuale contenimento o “svecchiamento” subito dopo la fioritura. Se coltivato in serra, cocciniglie e aleurodidi sono gli unici parassiti di cui può essere soggetta.

 

Rusticità

La nota sulla resistenza al freddo del G. sempervirens merita alcune considerazioni: i testi botanici discordano tra loro sull’effettiva rusticità della specie anche se, mi affiderei, visto l’origine della pianta, ai testi americani che la considerano resistente sino alla città di Washington dove neve e gelate invernali sono piuttosto ordinarie.

Per esperienza personale, alcune delle piante sistemate nei terrazzi torinesi, su muri a sud o in posizioni riparate hanno già superato indenni tre-quattro inverni (oltre i – 10 °C) senza particolari danni alle foglie;  altre, testate in luoghi più esposti al venti, hanno perso parte della chioma ma hanno rivegetato in primavera dalla parte non danneggiata dal freddo.

 

Tutte le specie del genere Gelsemium contengono un alcaloide, la gelsemidina, altamente velenosa se ingerita e utilizzata in omeopatia.

 

Aspetti progettuali

Ottimo l’utilizzo fatto salire su recinzioni e staccionate, per coprire e abbellire un muro oppure appoggiato ad un albero deciduo di medie dimensioni; l’effetto delle foglie lucide nei mesi invernali è particolarmente attraente e ancor di più risalta sulla chioma la fioritura giallo-luminoso.

Essa: “… avviene mentre ancora l’inverno non è stato scacciato dalla primavera e nelle fredde notti il profumo di quei fiori si avventura per l’aria, messaggero della nuova stagione.” (Guglielmo Betto – Le piante rampicanti – Rizzoli Editore-1986.)

 

vivai giani di fabio Giani

Fabio Giani

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