Ceropegia

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Le ceropegie sono piante piuttosto insolite, generalmente hanno fusti erbacei molto esili, spesso del diametro di pochi millimetri, che strisciano sul terreno o si arrampicano sulla vegetazione anche per diversi metri. Mentre le foglie sono opposte, per lo più piccole e un po’ grassette, sistemate due a due ad ampi intervalli regolari lungo il fusto e ciò conferisce alla pianta un aspetto etereo e inconsistente. Anche in natura sono poco appariscenti, crescono protette dall’ombra degli arbusti, confuse con il resto della vegetazione e in genere formano popolazioni discontinue e sporadiche tanto che risultano difficili da individuare. Non sono noti, infatti, raggruppamenti di grandi dimensioni situati in zone accessibili e questo, nonostante si tratti di piante indiscutibilmente rare, protegge le ceropegie dal rischio di estinzione. In effetti, non è mai stata documentata la scomparsa di una sola specie in natura e per questo motivo, recentemente, sono state anche rimosse dall’Appendice II della CITES, vale a dire da tutti gli elenchi di specie protette che tale organismo, incaricato di sovraintendere al commercio internazionale di piante e animali, redige periodicamente.

 

Ciò che più attrae nelle ceropegie sono i fiori, variamente colorati in rosso, giallo o verde, che compaiono per lo più in autunno e hanno un aspetto decisamente bizzarro. Questi sono costituiti generalmente da una corolla tubolare molto allungata, rigonfia a forma di otre verso la base e terminante, in alto, in cinque lacinie allungate, spesso unite verso la cima a formare una sorta di baldacchino che, di frequente, ricorda la forma di una gabbia o di una lanterna. Tale struttura è da mettere in relazione con il metodo d’impollinazione del fiore. La fecondazione avviene, infatti, a opera di piccoli ditteri che, attratti prima dall’odore e poi guidati verso la parte inferiore del tubo dalle ornamentazioni delle lacinie, finiscono per rimanere intrappolati nella sezione rigonfia posta alla base. La corolla è tappezzata al suo interno da ciuffi di peli rivolti verso il basso che prima spingono la mosca sempre più in profondità e poi le impediscono di uscire. L’insetto rimane così prigioniero per circa ventiquattro ore, giusto il tempo per fecondare il fiore che, in conseguenza di ciò, inizia ad appassire, la peluria si degrada e la corolla assume una posizione orizzontale, lasciando libero il suo ospite di strisciare nuovamente fuori.

 

Le ceropegie appartengono alla famiglia delle Asclepiadaceae che, recentemente, in funzione di una sistematica più moderna, è stata inglobata nella famiglia delle Apocynaceae. Fanno parte di questo genere oltre duecento specie diffuse principalmente in Africa, soprattutto nella porzione più meridionale, nel Madagascar, nella Penisola Arabica e in India, oltre che nel Sudest Asiatico e nel sud della Cina. Alcune raggiungono persino le Filippine, la Nuova Guinea e il Queensland in Australia mentre, nella direzione opposta, le troviamo ancora nelle Isole Canarie.

 

Specie

Sostanzialmente le Ceropegie sono piante volubili e più o meno rampicanti, con o senza foglie. Alcune possiedono tuberi sotterranei, altre hanno fusti succulenti e striscianti al suolo, in pochissimi casi si tratta di piante dal portamento eretto. La specie più facile da reperire in commercio è Ceropegia linearis subsp. woodii, disponibile spesso anche nei garden center e, qualche volta, persino nei supermercati. Si tratta di una pianta molto decorativa dai lunghi ed esili fusti striscianti che possono raggiungere anche i quattro metri di lunghezza e piccole foglioline un po’ grassette, sagomate a forma di cuore, verdi con macule bianche nella pagina superiore e tinte di un bel colore rosso vinaccia in quella inferiore. Per questo motivo è chiamata comunemente “collana di cuori” oppure, come nei paesi anglofoni, anche “rosary vine”. Ceropegia linearis subsp. woodii è la più facile da coltivare o per lo meno è quella che, nel lungo periodo, richiede meno impegno, non fosse altro perché è possibile moltiplicarla con estrema semplicità. La pianta possiede, infatti, radici tuberose e, negli individui maturi, lungo il fusto, all’altezza dei nodi, si sviluppano spesso piccoli tuberi avventizi già pronti a radicare. Per ottenere una nuova pianta è quindi sufficiente staccare un pezzo di fusto fornito di tale organo e ripiantarlo, non troppo a fondo nel terriccio, nello stesso contenitore della pianta madre o in un nuovo vaso. Simile alla precedente ma meno nota è anche Ceropegia linearis subsp. debilis, che si differenzia dalla specie affine per le foglie più strette e lunghe. Entrambe sono molto belle se coltivate in cesti sospesi, con i fusti esili e colorati lungamente ricadenti.

 

Altre specie che si trovano in commercio sono Ceropegia sandersonii, che ha fiori veramente singolari e la bellissima Ceropegia stapeliiformis. Più raramente si può avere la fortuna di scovare in qualche vivaio ben fornito Ceropegia radicans e Ceropegia ampliata mentre, tra gli appassionati di piante grasse, godono di una certa popolarità Ceropegia dichotoma e Ceropegia fusca. Per il resto si tratta di piante reperibili solo nel circuito dei collezionisti o nei vivai specializzati e, bisogna anche aggiungere che, in questo contesto, le specie che circolano comunemente, non sono più di venti.

 

Coltivazione

Coltivare le ceropegie non è facile, se si eccettuano alcune specie un po’ più rustiche, nella maggioranza dei casi si tratta di piante molto delicate. Non tollerano le basse temperature, hanno bisogno di 20-25 °C nella fase vegetativa e in inverno, durante il riposo, vogliono temperature non inferiori ai 10 °C. Ciò che più temono è il marciume che, molto spesso colpisce la base del fusto e, in breve tempo, porta l’intera pianta alla morte. Innanzitutto bisogna fare molta attenzione alle innaffiature, queste devono essere fatte con grande moderazione, allo stesso modo delle Cactaceae, bisogna lasciar asciugare il terriccio prima di innaffiare di nuovo e, in autunno, quando inizia il riposo vegetativo, è necessario sospenderle del tutto. Anche in primavera, prima di riprendere le bagnature, è sempre meglio attendere i segni della ripresa vegetativa.

 

È buona norma allevare le ceropegie tutte assieme in uno spazio separato dalle altre piante e usare sempre, in ogni operazione, dalla semina al rinvaso, tutti i materiali e gli attrezzi adeguatamente sterilizzati. All’occorrenza, qualora compaia del marciume, è indispensabile ricorrere anche all’uso di fungicidi. In inverno le ceropegie devono essere ricoverate in casa o in serra mentre, durante l’estate, possono essere tenute fuori, in una posizione di mezza ombra. In natura, perché rampicanti, vivono generalmente con il piede protetto dall’ombra degli arbusti, mentre la parte superiore emerge sopra la vegetazione. Non amano dunque il sole diretto ma per crescere bene richiedono molta luce, quindi, se stentano a crescere e non fioriscono per lungo tempo, significa che hanno bisogno di essere spostate in un luogo più luminoso.

 

In linea di massima le specie più tolleranti, soprattutto in relazione alla temperatura, sono quelle originarie del Sudafrica. Tuttavia anche in questi casi, nonostante tutte le precauzioni adottate può accadere che improvvisamente compaia del marciume e la pianta inizia inevitabilmente a morire. Alcuni consigliano d’innestare le ceropegie più delicate su altre specie ben collaudate in coltura come Ceropegia linearis subsp. woodii o Ceropegia haygarthii, ma anche questa non è una soluzione definitiva. Il segreto per non perdere una specie della collezione è di provvedere per tempo, prima che compaiano infezioni, a moltiplicare la pianta per talea o per innesto e avere così sempre un duplicato disponibile.

 

Dove trovarle

Vivaio Brookside Nursery (www.brookside-nursery.com)
Vivaio Fiore verde (www.fioreverde.com)
Azienda Agricola Milena Audisio (www.milenaudisio.it)

 

Informazioni sulle ceropegie si possono trovate nel sito internet della “International Asclepiad Society” (www.asclepiad-international.org ) dove sono disponibili anche i recapiti per prendere contatto con il rappresentante italiano.

 

La maggior parte delle immagini riprodotte in queste pagine sono state realizzate nella collezione di Cristina Dini, che ringraziamo.

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