Lonicera (caprifogli)

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Sono davvero trascorsi molti anni – o meglio, secoli – dall’epoca in cui si riteneva che con le foglie e i frutti del comune caprifoglio dei boschi, allora chiamato anche ‘madreselva’ e ‘vincibosco’, si potessero guarire i “difettosi di milza” e “coloro che malagevolmente rispirano” (Mattioli, 1564). In realtà, ormai da diverso tempo, i caprifogli (in latino: Lonicera) si sono progressivamente guadagnati uno spazio di tutto rispetto nel campo delle piante ornamentali, anche se recenti studi hanno accertato che l’infuso di bacche di caprifoglio (Lonicera caprifolium) esercita una notevole azione curativa nei casi di colite. Nei nostri giardini, tuttavia, i caprifogli meriterebbero un’attenzione assai maggiore, anche perché riteniamo che vi siano ben pochi altri generi di piante decorative in grado di offrire un così ampio ventaglio di possibilità. In primo luogo abbiamo a nostra disposizione due categorie di caprifogli: gli arbustivi – utilizzabili, quindi, alla pari di ligustri, Philadelphus, Weigela e così via – e i rampicanti, forse i meglio conosciuti, per la loro grazia unita ad un grande vigore. Si può poi optare fra specie sempreverdi e decidue, così da poterle accostare in modo opportuno ad altre piante in eventuali bordure miste. Se siamo appassionati di piante profumate, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta, così come, al contrario, se per caso non sopportiamo un’eccessiva fragranza, saremo in ogni caso accontentati da specie inodori, ma dotate di bacche spesso assai gradite dagli uccelli. Le migliori sorprese tenute in serbo da questo genere si riferiscono peraltro ai periodi di fioritura, che incredibilmente si estendono dal più crudo inverno agli inizi dell’autunno, passando attraverso un ricco periodo primaverile-estivo, con un vero festival di forme, odori, colori.

Origine himalayana

La vera patria dei caprifogli non è la vecchia Europa (dove peraltro cresce allo stato spontaneo circa una dozzina di specie), ma l’intero emisfero settentrionale e, in particolar modo, la regione himalayana, che ospita l’habitat prediletto da molte specie, vale a dire le aree montuose situate fra i 3.000 e i 4.000 m di quota. Le specie sinora classificate dai botanici sono circa 180, di cui quasi la metà è stata presa in attenta considerazione da orticoltori e giardinieri, che hanno costituito anche un buon gruppo di ibridi da giardino. Una delle peculiarità comuni a quasi tutte le piante è costituita dalle foglie, opposte e solitamente a lamina semplice ed intera, dotate di piccioli cortissimi o nulli: in molti casi, le paia superiori sono fuse fra loro alla base, in modo da ‘abbracciare’ il fusto da cui nascono, che sembra così perforare un disco più o meno ellittico. Una seconda importante caratteristica è riferita ai fiori, formati da lunghe corolle a tubo, con base lievemente rigonfia e apertura a due labbra, da cui spesso promana una dolce e deliziosa fragranza. Essi si presentano talvolta appaiati e sono posti alle ascelle delle foglie, ma in altri casi sono raccolti in verticilli di 6, così da formare una spiga o una pannocchia terminale. Terminata la loro non breve vita, i fiori lasciano sovente il posto a curiose e attraenti bacche, colorate perlopiù di rosso o nero, ma anche di bianco e di giallo.

Le specie arbustive

La categoria dei caprifogli con portamento arbustivo o cespuglioso è la meno conosciuta, ma in pari tempo la più variata, tanto che se per ipotesi un nostro conoscente ci invitasse a visitare un giardino realizzato con sole Lonicera, sarebbe difficile per noi scoprirlo a prima vista. Oltre che per L. nitida – le cui virtù saranno approfondite più avanti – va subito spezzata una lancia in favore di una specie caducifoglia che popola i nostri boschi di latifoglie, L. xylosteum, con piccoli fiori bianco-giallognoli, seguiti da bacche rosse e acquose: un arbusto che si presta facilmente alla moltiplicazione e che può assai degnamente figurare in una macchia d’arbusti ornamentali. Un’altra dote di questa pianta è la grande rusticità, superata solo da alcune altre specie che sembrano voler sfidare addirittura le temperature polari (fino a – 40°C), tanto che ci sentiamo di suggerirle a chi vive in aree alpine colpite da insistenti geli invernali: L. chrysantha dai fiori giallo-crema; L. maackii, graziosissima per fiori e frutti; L. tatarica, capace di resistere alle più ostinate siccità. Tutte queste specie sono dotate di un’altezza piuttosto importante – dai 3 ai 5 m – ma ne esistono molte altre di taglia più modesta, come le nostrane L. alpigena (fiori gialli, bacche rosso vivo, 1 m) e L. caerulea (fiori bianco-gialli, frutti blu scuro, 2 m), le orientali L. morrowii (fiori bianchi, frutti rosso scuro, 2m) e L. chaetocarpa (fiori gialli, frutti rossi, 2 m), le himalayane L. myrtillus (fiori bianco-gialli, frutti rosso-arancio, 1 m) e L. myrtilloides (fiori bianchi, frutti rossi, 1.50 m), cui aggiungiamo l’ibrido L. x muscaviensis , dai graziosissimi fiorellini bianchi (2 m). Di taglia intermedia è invece l’afgano-pakistana L. korolkowii (deliziosi fiori bianco-rosati, frutti rosso fuoco, 3 m). Assai più piccole sono invece le specie da giardino roccioso, che sovente non superano il metro d’altezza: l’americana L. involucrata (fiori gialli tinti di rosso, frutti nero-violacei, 90 cm) e la cinese L. pileata (foglioline minute, frutticini ametista, 80 cm) guidano il gruppo e sono fra le più note anche da noi. Il settore degli arbusti da giardino è completato da un valido manipolo di caprifogli, famosi per l’intenso e dolce profumo dei fiori, che si aprono perlopiù in piena stagione invernale: le cinesi L. fragrantissima (fiori crema, frutti rossi) e L. standishii (fiori bianco-crema, frutti rossi) sono già interessanti in sé, ma il loro ibrido L. x purpusii ha saputo fondere le migliori qualità dell’una e dell’altra specie.

Le specie rampicanti

Sarà perché nel nostro Paese vivono allo stato naturale alcuni celebri caprifogli lianosi, sarà perché a loro si è aggregata una specie orientale (L. japonica) che si è diffusamente spontaneizzata e che in alcune regioni è facile osservare su molti alberi o siepi, il risultato finale è che il genere Lonicera viene spesso inteso come formato da sole specie rampicanti. E’ peraltro vero che a questo nutrito gruppo appartengono piante di indubbia bellezza e di grande utilità, che possiamo far correre su graticci, colonne, siepi, muri, recinzioni, pergole, con il duplice obiettivo di nascondere eventuali brutture e in pari tempo d’impreziosire i nostri ambienti con liane eleganti e fuori del comune. Questa verità viene in primo luogo confermata dalla notorietà acquisita dalle tre specie nostrane, dopo essere state cooptate nei giardini anche in funzione decorativa: L. caprifolium (fiori bianco-gialli e profumati, frutti rosso-arancione, fino a 6 m), L. etrusca (grandi fiori giallo-rossi, frutti rossi, 4 m), L. periclymenum (grandi fiori bianco-gialli e rossi, molto profumati, frutti rossi, 4 m), mentre l’incrocio fra le prime due ha dato vita ad un ibrido molto vigoroso, L. x americana (fiori giallo-marrone e profumati, frutti rossi, 4 m), che un tempo era più giustamente chiamata L. x italica. Di L. periclymenum andrebbero ricordate diverse cultivar e in modo speciale ‘Serotina’, che fiorisce senza interruzione fra luglio e ottobre, con corolle esteriormente molto scure. Tutte queste piante sono ovviamente assai rustiche, ma in tal senso sono indicate anche le americane L. hirsuta (fiori giallo-arancione, frutti giallo-rossi) e L. sempervirens (fiori scarlatto-arancione, frutti rosso vivo), e soprattutto il loro ibrido L. x brownii, con le sue numerose cultivar, che non sono profumate ma fioriscono continuamente dall’estate all’autunno. Non va peraltro scordata la pur “invadente” L. japonica, con fiori profumati che trascolorano di giorno in giorno – dal bianco al rosa fino al giallo finale – e con frutti blu scuro. Fra le sue varietà, un posto d’onore merita ‘Hall’s Prolific’, la quale non solo tocca i 6 m d’altezza, ma possiede fiori bianchi particolarmente profumati. Se invece non si hanno problemi riguardanti le temperature invernali è possibile orientarsi su L. hildebrandiana, originaria del sud-est asiatico (è in pericolo sotto i 5° C, ma ne tollera qualcuno meno se è ben riparata). E’ la specie che vanta i fiori più grandi fra tutti i caprifogli: profumati e di un colore giallo-crema che poi si trasforma in arancione, essi sono lunghi fino a 15 cm e sono seguiti da frutti ovoidali di 2.5 cm. Questa pianta spesso non fiorisce da giovane, ma a maturità, se si trova nelle giuste condizioni, ci può davvero stordire con le sue enormi corolle, anche perché è in grado di raggiungere l’incredibile altezza di 25 m (in natura)!

In giardino con Lonicera nitida

Nei giardini moderni, ma anche nel cosiddetto arredo urbano, soprattutto in questi ultimi anni, a farla da padrone all’interno del genere Lonicera sembra essere una specie, L. nitida, che ha trovato innumerevoli forme d’impiego, anche se la sua dote precipua non è di possedere fiori vistosi e profumati, ma piccole foglie sempreverdi (1.2 cm), ovate e lucide, di grande effetto decorativo. Specie arbustiva, importata dalla Cina nel 1908, che può toccare anche i 3-4 m d’altezza, L. nitida è stata subito apprezzata in Occidente perché resiste molto bene al freddo e si lascia docilmente modellare, alla stregua quasi del bosso, così che può prendere il posto di quest’ultimo in molte funzioni di arte topiaria, grazie sia alla rassomiglianza delle foglie sia alla crescita indubbiamente più rapida. Nei giardini caratterizzati da una certa formalità, può dunque essere allevata in forma obbligata, anche se ovviamente richiede tagli frequenti. In alcuni giardini provenzali, l’abbiamo vista utilizzata in varie maniere. Ad esempio, regolata a palla, il suo verde medio si confronta benissimo con i differenti verdi di Santolina, Teucrium fruticans, Pittosporum, Lavandula, giocando con loro in combinazioni infinite. Sempre in questa funzione vagamente classicheggiante, è assai piacevole il suo accostamento con mirto ed alloro o lauro tino (Viburnum tinus). Non meno indicata è la compagnia del rosmarino, con i suoi fiori di un bel blu intenso, ma anche di altri arbusti: Choisya ternata, Abelia in forma nana, Convolvulus cneorum dalle foglie verde-argento, e il meno conosciuto Dorycnium hirsutum. Se poi la si vuole utilizzare nelle sue varietà a foglia gialla (‘Aurea’, ‘Lemon Beauty’ e soprattutto nella brillantissima ‘Baggesen’s Gold’) o a foglia grigia, L. nitida dà il meglio di sé, anche in associazione con piante assai diverse, come le Clematis.

Coltivazione

Specie arbustive. La coltivazione di arbusti e cespugli di L. non richiede indicazioni e cure particolari. I caprifogli. di questo gruppo crescono in qualunque terreno ben drenato, preferibilmente in posizione soleggiata o anche in mezz’ombra. Per la formazione di siepi, gli esemplari vanno messi a dimora in primavera ad una distanza di 40-50 cm; quindi si riduce l’altezza per circa la metà e li si spunta ancora un paio di volte nel primo anno allo scopo di stimolare l’accestimento. La moltiplicazione si effettua con talee di legno semi-maturo, verso novembre, come si fa anche con altri arbusti da fiore.

Specie rampicanti. I caprifogli rampicanti sono quasi tutti rustici e prosperano su terreni ricchi di humus, un po’ umidi almeno nella stagione di crescita. Per l’esposizione, le specie mediterranee, come L. etrusca, richiedono più sole delle altre, ma va ricordata la vecchia regola secondo cui esse gradiscono il sole sulle parti aeree e l’ombra sulle radici. Nella messa a dimora, in primo luogo bisogna curare di non piantare troppo a fondo (al contrario delle Clematis), in primavera (le sempreverdi) o in tardo autunno (le decidue); la distanza dal muro o dalla recinzione deve aggirarsi sui 50 cm; la buca va riempita con humus e sostanza organica; poi si bagna generosamente. Una buona concimazione va assicurata al caprifoglio, con un prodotto organico bilanciato, soprattutto durante la stagione di crescita, purché si badi a non metterlo troppo vicino al fusto principale e a non esagerare con l’azoto. La potatura dei rami vecchi e internamente cavi è necessaria, altrimenti la pianta fiorisce meno ed è più soggetta alle malattie. Anche i germogli laterali vanno accorciati ad una quindicina di cm. I nemici principali dei caprifogli sono gli afidi, l’oidio e i funghi che provocano macchie nere sulle foglie, tutte malattie che possono essere combattute con prodotti specifici.

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