Apocynaceae rampicanti

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Alla famiglia delle Apocynaceae appartengono molte piante dalle proprietà tossiche. Il nome stesso, che letteralmente può essere tradotto con “lontano dal cane”, si riferisce appunto a questa loro caratteristica e ricorda che l’ingestione delle foglie, i semi o altre parti della pianta, soprattutto il lattice che sgorga dalle ferite, possono essere dannosi per la salute d’animali e persone. Nella maggior parte dei casi l’ingestione accidentale non è causa di gravi avvelenamenti, generalmente provoca leggeri disturbi gastrointestinali che non necessitano neppure di un trattamento medico. Alcune specie contengono però sostanze alcaloidi estremamente nocive che, addirittura, possono anche risultare letali. L’oleandro (Nerium oleander), ad esempio, tipico rappresentante di questa famiglia, con le sue innumerevoli varietà è una delle specie vegetali più comuni che ornano i giardini, anche pubblici, ma rappresenta pure una fra le piante velenose più a rischio con le quali, quotidianamente, esiste il pericolo di venire a contatto. L’oleandro è bellissimo, ha poche pretese e immancabilmente ogni anno ripaga delle cure ricevute con abbondanti e appariscenti fioriture; per questo è una pianta ornamentale tanto apprezzata e diffusa e lo stesso si può dire di tante altre Apocynaceae. Chi lo desidera non deve rinunciare a coltivare soggetti così attraenti ma semplicemente avere la consapevolezza di ciò che si appresta ad accogliere nella propria casa ed eventualmente, se la situazione lo richiede, assumere accorgimenti utili ad evitare possibili incidenti.

 

Fra le Apocynaceae più belle ci sono senz’altro le Allamanda che sono rampicanti più o meno grandi originari delle Americhe, con rami allungati e stretti. La più nota è Allamanda cathartica che, con i suoi grandi fiori campanulati di colore giallo brillante, è stata la prima ad arrivare in Europa nel XIX secolo. Si tratta di un vigoroso rampicante che può raggiungere anche i sedici metri d’altezza, con grandi foglie giallastre raccolte in verticilli. In natura vive nelle paludi a mangrovie e lungo le rive dei fiumi dell’America meridionale, dalla Guyana alle coste nord orientali. Simili, ma con un portamento più modesto, sono anche Allamanda blanchetii, a fiori da violetti a rosa porporino, ed Allamanda schotti. Tutte piante da serra calda che tollerano con difficoltà temperature che scendono sotto ai 10 °C, ma crescono bene e regalano splendide fioriture anche se tenute in vaso.

 

Piante volubili molto eleganti sono poi le specie del genere Mandevilla, originarie dei boschi dell’America centrale e meridionale. Queste hanno fiori imbutiformi, appariscenti, con una varietà cromatica che spazia tra il bianco, il giallo ed il violetto. Sono molto adatte per rivestire un pergolato o un graticcio che in estate inevitabilmente ricoprono con i loro fiori. Mandevilla mal sopporta temperature minime al di sotto dei 7 °C, tuttavia alcune varietà sono in grado di sopravvivere anche in climi più freddi perdendo completamente la parte aerea e ricacciando nuovi getti nella primavera successiva. La più conosciuta è Mandevilla laxa, nota anche con il nome di gelsomino del Cile, che è stata la prima ad essere introdotta in Europa dall’Argentina. Ha fiori bianco candidi ed è quella che tollera meglio di altre le basse temperature. 

 

Numerose Apocynaceae sono piante ornamentali eccellenti ma senz’altro la specie che ha riscosso maggior successo, soprattutto negli ultimi anni, è il rincospermo (Trachelospermum jasminoides), un rampicante molto versatile e generoso, insensibile a qualsiasi maltrattamento. Questa pianta non teme né siccità né malattie, solo il freddo troppo intenso. È sufficiente collocarla in una posizione riparata a ridosso di un muro e ben presto, senza particolari cure, ricopre la parete con il suo denso fogliame sempreverde ed a questo farà poi seguito una cascata di bianchi fiori intensamente profumati. A buon diritto il rincospermo ha conquistato il suo spazio in ogni giardino, in ogni terrazzo e anche sul più piccolo dei balconi. L’unico difetto, se un difetto lo dobbiamo trovare, è proprio questa sua eccessiva popolarità che purtroppo ha finito per renderlo banale. 

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