Tarassaco o Dente di leone

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Tarassaco o Dente di leone (Taraxacun officinale)

Vino ricchissimo di vitamina C

Il vecchio, buono, rassicurante, quasi domestico Tarassaco o Dente di leone a tutta prima sembra proprio non aver nulla a che fare con i pirati inglesi che, protetti dalla corona, terrorizzavano i mari a danno delle navi di altri paesi specialmente spagnole e portoghesi sulla rotta delle Americhe. Se invece si approfondisce l’argomento una delle ragioni che fecero dei pirati inglesi lo spauracchio di tutte le rotte mercantili dell’epoca fu non soltanto la ferocia, l’abilità marinara e le imbarcazioni dal profilo più filante e veloce dei classici galeoni, ma, in ordine non secondario, la resistenza in mare. Questa è spiegata oggi dalla maggiore attenzione che era posta nel tipo e nella qualità degli approvvigionamenti di cibo.

Non mancava mai, nelle riserve della cambusa delle navi, un prodotto tipico della Cornovaglia: il vino di dente di leone, una bevanda considerata a quei tempi quasi magica, capace di elargire forza e vigore.

In realtà questa bevanda era un naturale potente antiscorbuto. Ricchissimo in Vitamina C contrastava efficacemente gli scarsi apporti dovuti ad una dieta composta quasi esclusivamente di cibi conservati e le elevate richieste di una intensa attività fisica.

Prati macchiati di giallo

Oggi il Tarassaco è spesso considerato una pianta di nessuna utilità, anzi per molti appassionati del giardino può rappresentare una vera e propria maledizione con la sua facilità di disseminazione, la radice fittonante, la resistenza alle situazioni estreme, la capacità di sottrarre terreno al cotico erboso seminato. Capita spesso che un prato dove sia presente il dente di leone dopo lo sfalcio si macchi di fiori gialli che, in risposta al taglio, si schiudono anche se lo stelo non ha raggiunto l’altezza normalmente richiesta.

Pianta medicamentosa fin dall’antichità

Il Tarassaco, il cui nome scientifico è Taraxacun officinale, fin dall’antichità ha goduto di larga fama come pianta medicamentosa. Gli veniva riconosciuta efficacia come diuretico, rilassante, contro gli spasmi della tosse, come febbrifugo.

Più tardi gli arabi, in testi databili intorno l’anno mille, lo consigliavano a chi soffriva di disfunzioni epatiche.

I codici cinquecenteschi consigliavano il giallo dei suoi fiori contro il giallo dell’itterizia.

Con certezza oggi sappiamo che il dente di leone è ricchissimo in Vit. A, in Vit. C ed in ferro, anche più degli spinaci. Per questa ragione se ne consiglia il consumo non solo a tutte le persone che devono regolare il ricambio, ma anche agli anemici.

Dove trovarlo

Il tarassaco si trova in tutte le stagioni e, se l’inverno non è troppo inclemente, potrete trovarne qualche pianta fiorita tutto l’anno. Facile da trovare e facile da raccogliere il dente di leone vi accompagnerà ovunque voi andiate: dal Nord America, ai paesi mediterranei, dalle steppe delle repubbliche sovietiche alle isole del Giappone.

In cucina

Nell’insalata mista: raccogliete le foglioline prima della fioritura per impiegarle crude in insalate miste. Il sapore resta amaro e quindi potrete sempre usarle come “condimento” di quanto produce il vostro orto.

Bollito poi in padella: se invece preferite lessare le foglie potete benissimo scegliere anche quelle di piante in stadio di vegetazione più avanzato, impiegherete meno tempo nella raccolta e il risultato sarà eguale. Bollitele, dopo averle ben lavate per eliminare tutta la terra presente, in pochissima acqua. A fine cottura dovreste averla fatta ritirare praticamente tutta così da non disperdere le interessanti componenti minerali. Il tempo di cottura richiesto è di 10-15 minuti. La verdura così bollita può poi essere tirata in padella con un poco di olio o burro e aglio schiacciato, una buona dose di peperoncino e una generosa spolverata di Parmigiano Reggiano al momento di servire. L’accostamento dei sapori amaro (il tarassaco) e piccante (peperoncino) uniti ad un aroma forte (aglio) e ad un gusto rotondo di copertura (il Parmigiano) può non soddisfare tutti i palati, specialmente quelli abituati alla standardizzazione moderna, ma per alcuni può essere veramente interessante.

Nella frittata: la classica frittata “alla pastora”, accanto a tutti gli ingredienti classici, prevede l’uso di una generosa manciata di foglie di Tarassaco tagliate finissime ed unite ad un pizzico di timo. Deve essere cotta in una padella grande così da essere molto bassa ed è particolarmente indicata per essere consumata fredda, arrotolata e tagliata.

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