Papavero

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Papavero (Papaver rhoesas)

Il papavero rosso, o rosolaccio, nome scientifico Papaver rhoesas, è una specie tipicamente messicola e da sempre ha mescolato i suoi semi a quelli dei cereali seguendo l’uomo nel cammino della civiltà. Qualcuno lo vorrebbe originario della Bulgaria o della Turchia, ma oggi si preferisce affermare che ci giunge dal Medio Oriente. Anche nelle tombe egizie, per sancire fin dai più tempi antichi il binomio grano-papaveri, ne sono stati trovati i fiori.

Descrizione e habitat

Il papavero, pianta annuale, prospera nelle colture cerealicole, ma non solo. Accende i prati abbandonati, gli argini delle strade, gli incolti. Non ha pretese, non teme la siccità.

Noi lo riconosciamo quando inizia a spiegare i caratteristici fiori rossi o, appena prima, quando sono evidenti i boccioli ingrossati. Il papavero, in realtà, già da un po’ è presente nei campi anche se noi non gli abbiamo prestato attenzione. Alla fine dell’inverno, laddove le temperature medie lo consentono, o in primavera il papavero da un piccolo seme forma una rosetta basale di foglie portate erette. Dalla rosetta basale si levano precocemente i fusti fioriferi.

Le foglie e tutte le sue parti, ad eccezione dei petali, sono ricoperte da peli eretti. I fiori sono portati su lunghi fusti fioriferi e rappresentano la parte più elevata della pianta che raggiunge con facilità i 70 cm d’altezza in relazione della vegetazione che l’accompagna.

I fusti se vengono spezzati emettono un latte biancastro e acre.

La fioritura del papavero, pur raggiungendo l’apice nel mese di giugno, si protrae da maggio a luglio, e seppur più raro anche fino all’inizio di settembre.

I fiori, dall’inconfondibile colore rosso, sono a calici caduchi formati da petali di grandi dimensioni. Gli stami sono molto numerosi, di un color violaceo, così scuro da poter sembrare nero, contrastano con la corolla.

In giardino

Il papavero può essere impiegato come pennellata di colore nel periodo estivo data la scarsa significatività della sua vegetazione. Non propongo di introdurlo in giardino anche se non sono pochi gli amanti delle piante medicinali che lo coltivano in vaso o in aiuola, ma piuttosto di seminarlo in aree a margine, ancora di nostra proprietà, lasciate quasi allo stato naturale, dove gli interventi si riducono ad un controllo dell’eccessivo sviluppo della vegetazione. Una scarpata o un argine erboso che unisce la siepe del nostro giardino alla strada, un prato che si apra dietro l’orto dove l’ambiente governato si confonde con quello naturale, un’area di terreno di riporto di scarsissimo valore, magari ricco di detriti e macerie, che vogliamo mascherare. Basterà seminare da primavera fino a giugno ed aspettare.

Raccolta e utilizzo di petali e semi

I petali e le capsule contenenti i semi possono essere impiegate per uso erboristico anche domestico. Raccogliamo i petali quando i fiori sono completamente aperti. Stacchiamoli con cura e riponiamoli in una scatola. Facciamo seccare all’ombra ed in ambiente asciutto senza ammassare. In caso di pioggia o maltempo mettiamoli nel forno aperto e regolato al minimo. Cambieranno colore dal rosso accesso al vinato. Conserviamo in vasi ermetici e al buio. Un pizzico di petali per ogni tazza di acqua molto calda. Soli o con melissa, timo e alloro.

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