Lunaria

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Il genere Lunaria appartiene alla famiglia delle Cruciferae, la stessa dei cavoli, come, chi coltiva l’orto, può dedurre osservando la struttura dei fiori e delle infiorescenze, molti simili fra loro. Viola, rubino, blu, azzurro i primi, avorio, bianchi, gialli i secondi.

Il genere conta soltanto tre specie, di cui due perenni, utilizzate come piante da giardino, ma presenti in natura in vasti areali del nostro paese, in parte endemiche e in parte rinaturalizzate per la facilità con cui si disseminano nell’ambiente circostante.

Tutte sono accomunate dalla forma del fiore e del frutto che li rende subito riconoscibili. Il fiore ha una struttura molto semplice e lineare, a croce, formata da quattro petali. I fiori sono seguiti da frutti a siliqua inseriti in una membrana sottile detta setto. Sono, per intenderci, i “semini” che si vedono in trasparenza quando i setti si seccano, a fine stagione, e da verdi, prima, gialli poi, diventano argentei.

Anche se il nome andrebbe riservato alla sola specie Lunaria annua (sinonimi Lunaria biennis ), in questa fase sono tutte indicate come “monete del Papa”.

Cadute per lungo tempo nel dimenticatoio perché troppo legate a un’immagine di giardinaggio vecchio e povero oggi stanno conoscendo una nuova stagione di popolarità specie nei Paesi Bassi e in Germania dove, per l’epoca di fioritura, si usa come elemento di raccordo fra le bulbose a fioritura precoce e quelle a fioritura estiva.

Sono un prezioso aiuto per chi vuole rinaturalizzare un’area a parco o aggiungere un motivo d’interesse in una zona alberata o non perfettamente esposta del giardino.

 

Lunaria  rediviva, è pianta perenne, anche se poco longeva, diffusa in tutto il Paese, sulla Majella forma dense colonie all’ingresso dei boschi di latifoglie, all’ombra dei faggi e dei carpini, in grandi macchie di colore. I fiori, di diametro compreso fra i 18 e i 20 mm, hanno corolla piatta fra il rosa e il violetto chiaro, con petali obovati-spatolati. Sono profumati e raccolti in strutture a ombrella multipla. Non mancano piante con fiori chiari, macchiati di bianco, o del tutto bianchi. Pianta folta, capace di sviluppare una buona vegetazione, raggiunge un’altezza compresa fra i 60 e i 120 cm. Ha fusti cilindrici, glabri, che nella parte terminale diventano ramosi, allargandosi. Le foglie, grandi e picciolate, sono di colore verde scuro, a margine seghettato, con foglie ovato cordate o ovato lanceolate. Quelle superiori sono alterne, quelle inferiori opposte. Fiorisce da maggio a giugno.

Lunaria annua,  la specie coltivata per eccellenza, è pianta biennale, talvolta perenne e raramente annuale, di rapida crescita, di dimensioni leggermente più contenute, fra i 40 e i 100 cm d’altezza. Ha fiori color porpora profumati e foglie di forma oblunga o cuoriforme dal margine seghettato. Il setto, che gli è valso il nome popolare, è di color argento madreperlaceo. Fiorisce con un mese di anticipo rispetto alla precedente.

 

Coltivazione

Le lunarie si moltiplicano per seme e basta raccogliere le silique da piante trovate in natura per ottenere una densa colonia. Le silique devono essere raccolte, staccando il setto intero, quando raggiungono la maturazione, ma prima che si aprano e disperdano i semi. La maturazione del seme segue di pochi mesi la fioritura e di solito il materiale dell’anno si utilizza appena pronto.

Si possono seminare in semenzaio per poi porre le piante a dimora in autunno a una distanza di circa 50 cm per la più vigorosa Lunaria rediviva, oppure direttamente a dimora diradando poi le piantine in eccesso. Questa seconda tecnica, se si dispone già dello spazio libero, è da preferirsi perché le lunarie mal sopportano il trapianto.

Per mantenere le colonie folte nel tempo basta raccogliere i semi e allevare nuovi soggetti o trapiantare quelli che a primavera spunteranno qua e là nel giardino e anche oltre i confini della proprietà.

Terreno. Il terreno di coltivazione deve essere sempre molto leggero, soffice e ben drenato per quanto debba restare fresco. In natura osserviamo come le lunarie crescano nella terra di bosco, fresca e non compattata, e vicino alle case dove sopra resti ruderari, ad esempio ai piedi di muretti a secco, si sia accumulato nel tempo un ricco strato di foglie in decomposizione.

Esposizione. Piante del primo sottobosco non possono essere poste in pieno sole perché tenderebbero ad accorciare il ciclo, restando basse, fiorendo anticipatamente, seccando già prima del culmine dell’estate e ripresentandosi in forma stentata l’anno successivo. Amano i luoghi con luce filtrata dalle chiome degli alberi o con un’esposizione limitata al solo mattino o verso sera.

Irrigazioni. Il terreno di coltivazione deve essere mantenuto fresco intervenendo con irrigazioni di soccorso già a primavera se le precipitazioni mancano.

Pacciamature. Per nutrire le piante utilizzare in autunno quando la vegetazione aerea si dissecca una pacciamatura con terra di foglie o terricciato maturo di letame, evitando di sottoporre la zona a calpestio per non compattare il substrato.

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