Girasole

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Girasole (Helianthus annus)

I girasoli non sono piante spontanee nel nostro paese, ma a forza di coltivarli per diversi scopi l’uomo ha favorito una loro disseminazione così che di tanto in tanto è possibile scorgerne qualcuno laddove non era previsto.

Girasole

Il girasole, quello comune che siamo soliti vedere nei campi, a ciclo annuale, si chiama Helianthus annus, appartiene alla famiglia delle Asteraceae, ed è pianta originaria delle regioni dell’America centrale. Il nome “girasole” è ingannevole perché non è fra le proprietà del fiore quello di seguire il corso dell’astro celeste. I girasoli sono orientati in un’unica direzione: il sud-est. Ma poco importa perchè lo spettacolo di interi campi fioriti, tutti allineati, ci affascina ogni volta.

Più corretto, allora, il termine Helianthus, dalle parole greche elios (sole) e anthos (fiore), per la somiglianza che la forma del grande capolino ha con le stilizzazioni della nostra stella.

Grande, grande, grande

Il girasole, nonostante sia una pianta erbacea, raggiunge dimensioni da vero e proprio albero. Può superare anche i tre metri d’altezza. La forte radice è fittonante, ma altre radici minori si dipartono direttamente dal fusto a livello del terreno o appena sotto questo, il fusto è ben dimensionato, forte, e ruvido, semplice come nel caso del girasole classico o ramificato.

Il capolino dorato

Il fiore è in realtà un’infiorescenza chiamata capolino con due ordini di fiori inseriti su di un ricettacolo appiattito. Quelli esterni di color giallo, i fiori ligulari in forma di petalo a formare la corolla, con funzione vessillifera, sono sterili e disposti in un’unica fila; quelli interni più scuri, i fiori tubolosi, sono ermafroditi e fertili ed è da essi che si formerà il frutto per fecondazione incrociata. Le dimensioni del capolino sono molto variabili: dai 20 ai 50 cm di diametro.

I frutti, quello che noi chiamiamo semi, sono acheni appuntiti con un lato convesso ed uno appiattito disposti in file curve ad andamento orario e antiorario. Il colore può variare dal bianco al nero, dal bruno allo striato.

Uno, due, tanti diversi

Le coltivazioni industriali richiedono una grande uniformità del prodotto e nei campi seminati per la produzione di seme da olio tutti i girasoli sono identici. Nei campi seminati per la selvaggina il dimorfismo è molto più accentuato.

Oggi esistono girasoli per tutti i gusti: varia la taglia, la dimensione del capolino, la struttura del tronco, i colori dei petali e del disco, la struttura della corolla. I girasoli a fiori doppi, con i fiori ligulari a riempire tutto il disco, sono molto decorativi, ma non richiamano più la struttura originaria del capolino; i girasoli in gradazione di colore all’interno della stessa varietà sono molto apprezzati se coltivati in gruppo; i girasoli a contrasto netto fra colore del disco e petali o a colore uniforme sono indicati per filari; i girasoli nani si adattano sia al vaso che alle bordure come elemento di seconda fila; i girasoli a fusto ramificato portano un maggior numero di capolini e mostrano scalarità di fioritura.

Coltivarli è facile

Il girasole richiede poche cose per crescere bene e fiorire: un terreno profondo e fertile, una posizione soleggiata e riparata dai venti, una distanza di semina che consenta alle piante di non danneggiarsi una con l’altra. Può essere coltivato a file fra loro sfalsate, a macchie, a filare semplice, a soggetti isolati ed anche in vaso scegliendo fra le varietà nane.

Seminiamo a partire da aprile mettendo a dimora i semi singolarmente già nel terreno ad una distanza di un metro tra le file e di 60 cm sulla fila o fra i soggetti. Se vogliamo un anticipo possiamo seminare in vaso con un terriccio da fiore e trapiantare poi i soggetti alti circa 10 cm con quanta più terra possiamo senza danneggiare le giovani radici.

Irrighiamo con generosità soprattutto le piante in vaso, con più parsimonia quelle in terra, ricordando che il girasole preferisce un terreno umido, ma teme i ristagni. Rincalziamo la pianta seguendone la crescita e attendiamo la fioritura preparando sostegni perché il peso del capolino può risultare a volte eccessivo.

Il seme è un piccolo tesoro

Quando la pianta cessa il suo ciclo vegetativo e vogliamo liberare il terreno tagliamo i dischi dei capolini, infiliamoli con uno spago per appenderli ad un muro soleggiato. Quando sono ben secchi possiamo sgranarli oppure riporli e metterli a disposizione degli uccelli selvatici durante l’inverno.

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