








Fragola di bosco (Fragraria vesca)
Il nome deriva dal latino “fragrare” che vuol dire profumare perché, oltre ad essere considerate una prelibatezza, i popoli antichi tenevano in gran conto le fragole come ingrediente per preparati di cosmesi. Indirettamente, come scherzo sagace, il grande valore che veniva tributato a questo frutto spontaneo ci è confermato dall’insuperato fumetto di Asterix e Obelix: uno degli ingredienti della pozione magica che dona forza sono, appunto, le fragoline di bosco.
Piccola, ma tenace
La fragola, Fragraria vesca, famiglia Rosaceae, è pianta perenne, erbacea, diffusa in tutto il territorio del nostro paese dove si spinge fin verso i 2000 m. s.l.m.
Facilmente riconoscibile, come miniatura delle piante coltivate, di cui è progenitrice, ha foglie lungamente picciolate e composte da tre foglioline con bordi dentati. Il fiore bianco, che si apre da primavera fino all’autunno, ha 5 petali bianchi. Si diffonde per seme, ma anche grazie agli stoloni che emette così da allargarsi sul terreno formando dense colonie quando trova le condizioni ideali.
Non “rubiamo” le piante al bosco
Oggi non è necessario depauperare il patrimonio naturale con tentativi non sempre riusciti di trapianti in giardino di soggetti selvatici. A giocare contro di noi in questo caso sono, nella maggior parte dei casi, il tempo, la distanza e l’inadeguatezza dei mezzi adottati. Il tempo e la distanza sono facilmente comprensibili: spesso le piante di fragoline si trovano lontano dal nostro giardino ed è facile arrivare a casa con soggetti afflosciati e appassiti. L’inadeguatezza è spiegabile con l’estemporaneità del nostro intento e quindi con la mancanza di contenitori, palette, e quanto altro occorre. Non si parte da casa per “raccogliere” le piante di fragole, ma l’idea ci può cogliere improvvisa.
Coltiviamole a partire dal seme
Sul mercato, con una certa facilità, si possono trovare semi di fragoline di bosco ad un costo elevato, se paragonato ai semi delle orticole, ma non proibitivo. Poco superiore ai quattro Euro per busta. In una cassetta prepariamo terriccio e torba, in ragione del 60% il primo, del 40% la seconda, inumidiamo prima della semina, e seminiamo. La cassetta deve essere mantenuta in casa, non in piena luce, sotto un tavolo andrà benissimo, ad una temperatura di circa 18°C. Le scale o una cantina sarebbero troppo fredde e in ogni caso è meglio tenerle sollevate dal pavimento perché la temperatura a questo livello è sempre molto più bassa. La cassetta deve essere coperta con materiale trasparente, è più sicura la plastica del vetro, per fare passare la luce ed evitare un’eccessiva perdita d’umidità. Diradiamo le piantine prima dell’emissione della quinta foglia mettendo quelle in esubero nelle stesse condizioni delle altre.
Dove in giardino
A metà primavera trapiantiamo in pieno campo, in un angolo del giardino poco frequentato e non soggetto a calpestio. Tutto il terreno dell’area d’impianto deve essere ben lavorato con anticipo, in zona ombreggiata per buona parte della giornata.
La distanza fra le varie piante è piuttosto soggettiva e quella consigliata di trenta centimetri può essere ridotta per ottenere un maggiore effetto di copertura del terreno. Cerchiamo, per salvaguardare un aspetto naturale, di evitare schematismi rigidi e disposizioni troppo ordinate. Si prestano bene anche per terreni declivi, margini di strade e vialetti, bordi di pinete o di siepi, terreni difficili con scheletro purché non argillosi.
Temono la siccità ed in estate può essere necessario soccorrerle con irrigazioni mirate.
Fragole e poco altro
Le macedonie di frutti di bosco, la panna cotta, il gelato, la panna montata, e ogni altra commistione di gusti pur raggiungendo livelli elevati finiscono per svilire la semplice ed incredibile bontà delle fragole selvatiche. Si gustano direttamente dalla pianta oppure, come raccomandano i puristi, con poco zucchero (magari anche un goccio di aceto balsamico) da lasciare il tempo necessario a far rilasciare il sugo, infine si può aggiungere un’ombra di pepe subito prima di servire.