



Croco o zafferano maggiore (Crocus vernus)
Il croco selvatico, noto anche con il nome di zafferano maggiore o falso zafferano per la somiglianza con Crocus sativus da cui si ricava la nota spezia giallastra, appartiene alla famiglia delle Iridaceae ed è classificato come Crocus vernus. Il suo habitat è piuttosto vasto e lo possiamo trovare dai prati umidi e dalle praterie umide dei faggeti fino ai pascoli alpini al limite della vegetazione, ma solo laddove la vegetazione prativa non si sviluppa con grande anticipo impedendogli di completare il suo ciclo.
Il croco, infatti, per poter restare in vita da un anno all’altro dopo la fioritura deve poter riaccumulare sostanze di riserva all’interno del bulbo e questo non è possibile se lo sfalcio del prato avviene prima che si siano disseccate le ultime foglie.
Come riconoscerlo
Riconoscere il croco è facilissimo anche perché la sua precocità rende impossibile confonderlo con altri fiori, data la quasi totale assenza di questi. Il fatto che il fiore sia all’inizio ben più sviluppato delle foglie aiuta non poco. I bulbi producono fra febbraio ed aprile un fiore isolato, talvolta due, di colore violetto con venature più scure, talvolta bianco o striato. Svettano sulla prima erba raggiungendo un’altezza superiore agli 8 cm. Il numero degli stami, caratteristico della specie, è di solo tre, serve per distinguerli dal Colchicum, noto anche come zafferano bastardo, che ne ha sei.
Le foglie sono lineari, molto semplici, con una nervatura centrale bianca. Al momento della fioritura sono più piccole del fiore, ma poi continuano a crescere fino a raggiungere una lunghezza di 15-20 cm. I piccoli bulbi sono ricoperti da tuniche filamentose, come le bucce delle cipolle, di color chiaro.
Dove in giardino
La famiglia dei crochi annovera più di 70 specie rustiche e bulbose con fioritura dall’autunno alla primavera. Le norme di coltivazione che valgono per Crocus vernus valgono per la maggior parte delle specie, anche perché da questa si sono originate molte delle varietà oggi apprezzate, conosciute sotto un nome generico di “crochi olandesi” caratterizzate da fiori grandi. Il consiglio, anzi, è spesso di mescolare le varie specie di crochi, o le diverse varietà, in macchie di colore pur rispettando una certa contemporaneità del periodo di fioritura.
I crochi non hanno preferenze spiccate per il tipo di terreno purché questo sia ben drenato e non si formino ristagni. Possono entrare a far parte di bordure, giardini rocciose e prati fioriti, si possono usare in purezza per singola specie o mescolati, e mescolati anche ad altre bulbose come i bucaneve, fra le piante a portamento prostrato creano un piacevole effetto inatteso di colore.
La posizione ideale per Crocus vernus sono i prati fioriti dove si moltiplica spontaneamente con facilità formando gruppi anche molto estesi. Può essere messo anche al riparo di piante a foglia caduca che in questa stagione non sottraggono luce.
La luce è un fattore importante per la crescita e la fioritura e deve sempre essere abbondante.
Come coltivarli
Il terreno ideale è un terreno di medio impasto, ricco, permeabile e piuttosto leggero, ma sa adattarsi con successo a condizioni di terreno, temperatura e umidità anche distanti fra loro. In questo sta il segreto della facilità di coltivazione dei crochi.
Per raccogliere i bulbi allo stato selvatico avremo individuato chiaramente la loro presenza all’epoca della fioritura e durante la pausa vegetativa estiva. Scaveremo con accortezza per spiantare i bulbi dal terreno, sceglieremo quelli sani e di buone dimensioni e provvederemo subito al trapianto. I bulbi possono possono trattati prima della messa a dimora con una soluzione disinfettante a base di acqua e ossicloruro di rame (nome commerciale ossicloruro di rame – 20) in ragione di 5 grammi per un litro. Basta un’immersione per pochi minuti.
Lo scavo dovrà essere profondo circa 8 cm e fra un bulbo e l’altro lasceremo uno spazio di poco più di 5 cm in ogni direzione. I bulbi dovranno essere orientati con il ciuffo verso l’alto. Solo a fronte di un terreno secco e di mancanza di precipitazioni provvediamo ad una leggera annaffiatura.
A fioritura ultimata i fiori appassiti non devono essere tolti.