Ciliegio selvatico

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Ciliegio selvatico (Prunus avium) 

 

Il ciliegio selvatico, Prunus avium, famiglia delle Rosaceae, come suggerisce il nome latino è albero caro agli uccelli per i suoi frutti, merli e tordi in primis, ma non solo a questi. La fioritura precoce sostiene e nutre le api e molti altri insetti pronubi. Dei frutti caduti a terra si cibano tassi, martore, volpi, faine e tutti i piccoli roditori del bosco. E poi insetti della frutta e coleotteri del legno.

Albero dalla forte personalità

Come molte altre piante da frutto non è originario del nostro paese, ma dell’Asia Minore da cui venne importato in epoca preistorica. Ambientatosi con successo oggi può essere considerato spontaneo tanto dell’area mediterranea come dell’Europa centrale.

Lo si trova dalla pianura, dove è per lo più sporadico, fino ad un’altitudine di 1.600 m. in boschi non troppo umidi, su pendici ben esposte, e al limite esterno della vegetazione boschiva.

Il ciliegio selvatico non essendo pianta molto longeva, supera raramente il secolo di vita, e raggiunge i 25 metri d’altezza. Il tronco, se non cimato, è diritto, regolare, slanciato, ma possente. I rami hanno portamento ascendente, la chioma è ampia e di forma piramidale. La corteccia, lucida nei giovani soggetti, diventa grigia, poi, bruna e infine rossastra con caratteristiche scortecciature naturali in bande trasversali. Caratteristica è anche la spiccata attitudine del ciliegio a produrre resina di consistenza gommosa in corrispondenza di ferite.

Le grandi foglie semplici di forma ovoidale hanno il margine doppiamente dentato, la pagina superiore leggermente rugosa al tatto, e sono portate tendenzialmente pendule.

L’apparato radicale fittonante è robusto, molto esteso e ramificato anche in profondità.

In giardino

I fiori del ciliegio selvatico precedono di poco l’emissione delle foglie che crescono mentre questi ancora persistono sui rami. Di colore bianco, peduncolati, sono raccolti in numero da due a otto ombrelle rade che accrescono l’effetto visivo a “nuvola”.

La fioritura è sicuramente il punto di forza del ciliegio selvatico perché avviene con grande anticipo quando nel giardino, la maggior parte degli alberi non ha ancora ripreso a vegetare. La sua collocazione ideale è in punto del giardino ben visibile dalle finestre di casa, quando la stagione è ancora rigida e il giardino ancora spoglio. Uno spazio, in ogni caso, dove possa continuare a crescere nel tempo senza dover subire costrizioni dimensionali.

Richiede luce, bastano poche concimazioni, resiste a temperature sotto zero, ma non oltre  – 10°C.

Come riprodurlo

Possiamo sfruttare la velocità di accrescimento e la facilità di riproduzione da seme per creare la nostra pianta di ciliegio selvatico. La polpa del frutto dovrà essere eliminata perché contiene sostanze che inibiscono la germinazione. Dai frutti maturi si prelevano i semi e si mettono subito in un terreno leggero da bagnare con regolarità affinchè si mantenga fresco e mai troppo secco. Nella primavera successiva avviene la germinazione. Per due anni si alleva la giovane pianta nel letto di semina, poi si fa un primo trapianto in attesa della definitiva messa a dimora al terzo o, meglio, al quarto anno.

In alternativa si può ricorrere alla separazione dei polloni radicali o si possono prelevare, con una buona zolla di terreno, le piccole piante nate dai semi in vicinanza di una pianta ben sviluppata.

Frutti poveri, ma gustosi

Il ciliegio selvatico è il progenitore di tutte le moderne varietà di ciliegie, succose e ricche di polpa. Al loro confronto i frutti selvatici possono sembrare poveri, ma sono ricchi di sapore: gustiamoli così come sono. Non facciamoci ingannare dal colore perché le ciliegie selvatiche sono mature quando il colore rosso si trasforma in un porpora molto scuro, quasi nerastro.

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