Carpino nero

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Carpino nero (Ostrya carpinifolia)

Il carpino nero (Ostrya carpinifolia) è l’esempio classico di come i nomi popolari possano creare in realtà non poca confusione. Il carpino bianco ed il carpino nero sembrerebbero in buona sostanza due specie diverse, molto prossime fra loro. In realtà si tratta di due alberi con foglie simili, appartenenti alla stessa famiglia, quella delle Betulaceae, ma rappresentanti di due generi diversi. Il carpino bianco, Capinus betulus, appartiene al genere Carpinus che conta trentacinque specie. Il carpino nero appartiene al genere Ostrya, formato da sole sette specie a foglia decidue di dimensioni medie e piccole.

In natura

L’areale di diffusione del carpino nero comprende il nostro paese, la penisola balcanica, la Turchia e l’Armenia, il Caucaso.

Pianta pioniera, capace di crescere anche su terreni poco profondi e sassosi, è indicata per un primo rimboschimento di aree brulle. La buona velocità di crescita, l’ottima capacità di disseminazione, la tendenza a formare ceppaie ne fanno una pianta preziosa nei terreni declivi e da rinsaldare.

E’ presente sulle Alpi e lungo tutta la dorsale appenninica, dove si può spingere fino a 1.600 m di altezza, precedendo e mescolandosi con il faggio. Cresce anche in pianura ed in collina dove è possibile trovarla un po’ ovunque, in particolare nei boschi di querce, siano esse farnie, roveri o roverelle.

Come riconoscerlo

La posizione e la disponibilità di nutrienti influenzano in modo determinante le dimensioni e l’habitus del carpino nero. In quota, nei ghiaioni ed in posizione dominata può presentarsi come arbusto o piccolo albero a ceppaia, in condizioni favorevoli può raggiungere un’altezza di 15, e talvolta i 20 m.

Il tronco è diritto e di sezione regolare con corteccia ruvida e fessurata, caratteristiche che servono a distinguerlo dal carpino bianco che ha tronco a sezione leggermente compressa e corteccia liscia. Il legno è considerato un discreto combustibile.

I rami sono assurgenti così da formare una chioma slanciata, di forma conica nella metà superiore, mai troppo aperta o disordinata. Il diametro può raggiungere gli otto metri.

Le foglie con apice acuminato hanno forma ovale e margine doppiamente dentato. Non presentano quasi mai la lamina distesa, ma sono leggermente convesse, curvate lungo il rachide fogliare. Sui rami sono alterne. Un tempo erano usate per alimentare il bestiame quando l’erba dei prati seccava.

I “lampioncini” bianchi non sono fiori

Il carpino nero fiorisce con grande anticipo, già in aprile, prima che la pianta metta le foglie. I fiori maschili sono lunghi amenti penduli, solitamente raggruppati in numero di tre, che ricordano quelli del nocciolo e come per questi la fecondazione è anemofila. Quelli femminili, simili, sono corti e tozzi.

Già nel mese di maggio sulle piante compaiono i caratteristici lampioncini, prima verdi, dissimulati fra le foglie, poi bianco crema e quindi più evidenti. Sono infruttescenze simili a quelle del luppolo, formate da tante piccole logge chiare sfalsate fra loro formatesi dalla fusione delle brattee del fiore femminile. Ogni loggia contiene acheni di piccole dimensioni. Lucidi e lisci al tatto.

Le infruttescenze sono pendule, e sono visibili guardando i rami dal basso verso l’alto.

In giardino

Si presta ad essere coltivato come alberatura isolata, come filare frangivento o come alberatura di accompagnamento ad un percorso, o a siepe. Consigliato anche l’impiego in piccoli gruppi di tre piante per creare un’area d’ombra leggera e frescura, ideale per la lettura o la tavola.

Coltivazione

Le infruttescenze si raccolgono a maturazione, quando essiccano. I semi si pongono in vivaio in un terriccio leggero e ben drenato già nell’autunno.

Seminati a spaglio i giovani carpini dovranno essere diradati ed allevati in vivaio per almeno quattro anni prima di essere posti a dimora.

I tutori sono necessari solo per le piante allevate come soggetti isolati a tronco unico. Le piante da siepe invece saranno sorrette da un eventuale filo tirato lungo il filare ad un’altezza di 100 e 150 cm. Si piantano a quinconce, cioè su due file sfasate, mantenendo una distanza di 150 cm fra una pianta e l’altra, e di 100 cm fra le fila. Con piante robuste, terreno idoneo e irrigazione il carpino riesce “a chiudere” cioè a formare la barriera in circa quattro anni. Chi ha esigenza di accorciare i tempi può ridurre la distanza sulla fila ad un metro soltanto.

Per favorire il rinfoltimento dalla base e l’emissione di ramificazioni laterali, si cimano ad un’altezza di 150 cm già nell’autunno successivo alla messa a dimora. Si piantano di preferenza in primavera o in autunno.

Richiedono un terreno fresco, ricco di sostanza organica, ben drenato, ma mostrano grande adattabilità.

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