





Betonica, Betonica densiflora
La colorata fioritura di Betonica densiflora (sinonimo di Stachys pradica) raggiunge il massimo fulgore all’inizio di agosto quando le piccole ma dense colonie, quasi cespi monospecifici che ricoprono il terreno, aggiungono una spruzzata di rosa alle fioriture estive che ormai sono al termine e lasciano i margheritoni di montagna, bianchi e gialli, padroni incontrastati del paesaggio. Fioriscono entrambe in piccole conche o vallette riparate, dove l’azione del vento non sia battente e costante, dove il terreno è profondo, non sassoso, e stabile, tenuto fermo dal cotico folto di graminacee sottili che si spingono fino in quota.
I fusti, solo parzialmente elastici, della betonica spuntano dalla vegetazione e si elevano appena sopra di essa, ma mai così da essere troppo esposti. Cresce soltanto in quota dove conta più l’adattamento a un particolare habitat che la capacità di competizione.
Betonica o Stachys
Il nome Betonica densiflora è stato via via soppiantato dall’esatta nomenclatura binomia che ha riclassificato questa pianta all’interno del genere Stachys col nome di Stachys pradica. Con il nome Betonica già il greco Dioscoride individuava un ricco gruppo di piante morfologicamente simili ma non tutte imparentate. Il genere Stachys annovera circa trecento specie localizzate, salvo poche eccezioni, nelle regioni a clima temperato. Erbacee, anche se non mancano alcune suffruticose, per lo più perenni e rustiche, accomunate dalla forma dell’infiorescenza, a spiga terminale, e dalle caratteristiche delle foglie, a margine dentato, intere e con superficie ruvida per la presenza di un complicato reticolo di nervature o tomentose.
Betonica densiflora è nota anche con altri nomi come Betonica pradica, per un importante sito di fioritura nelle vicinanze del Monte Prada nella Val Trompia, o Betonica monieri.
Descrizione
Betonica densiflora raggiunge un’altezza massima di 40 cm ma le dimensioni finali dell’infiorescenza sono influenzate dall’ambiente in cui cresce e possono essere, in quota, in terreni poveri, e spazzati dal vento, ridotte a un quarto.
E’ pianta erbacea perenne che tende a formare piccole colonie compatte ricoprendo con le foglie basali, picciolate e di forma lanceolata, il terreno.
I fusti, sempre a portamento verticale, sono ricoperti da un’evidente tomentosità formata da peli patenti della lunghezza di circa 1 mm. Rigidi e resistenti hanno sezione quadrangolare.
Le foglie più evidenti sono quelle portate lungo il fusto. Ogni fusto ne porta due coppie, una in posizione intermedia e una posta sotto la spiga terminale. Le prime sono simili a quelle basali ma sessili, cioè senza picciolo. Le seconde, per il loro ruolo di accompagnamento, sono definite foglie bratteali. Sono sessili, opposte e di forma diversa da quelle basali. Il margine, dove si evidenzia la tomentosità, è dentato, la forma è inscrivibile in un ovale, leggermente più largo nella parte prossimale, la venatura centrale di colore chiaro è ben evidente, le venature secondarie si ricongiungono fra loro in un reticolo che segue, all’interno, il bordo della lamina.
I fiori di un color rosa carico tanto da farli sembrare violacei, lunghi fino a 2 cm, hanno corolla tubulosa che si compone di quattro lobi, uno superiore, e tre inferiori, di cui quello centrale, corrispettivo di quello superiore, è il più sviluppato.
L’infiorescenza è compatta, da qui il nome e la differenza con la betonica comune o Stachys officinalis, inizialmente globosa si allunga fino ad assumere il caratteristico aspetto cilindrico.
Pianta considerata rara deve essere rispettata e non raccolta. Si trova sulle alpi Cozie, Marittime e Carnie, nei Pirenei, e in qualche stazione dell’Appennino Tosco Emiliano. Cresce nei prati acidi, nei pascoli in quota, e nelle brughiere sopra i 1300 metri per spingersi fino a 2.300.
Raccogliere i semi
Chi desidera possedere una Betonica densiflora dovrà recarsi più volte nel luogo di ritrovamento per raccogliere i semi appena sono maturi. Scuotendo le infiorescenze ormai disseccate se ne prelevano sempre e solo una parte da porre subito in una vasca con un terriccio acido e leggero a base di torba, ben drenato per l’aggiunta di sabbia, da mantenere fresco. In condizioni favorevoli i semi germinano in tempi brevi e appena è possibile le piantine devono essere ripichettate, distanziandole fra loro. Nella stagione invernale potranno essere collocate all’interno di un cassone freddo, di una serra non riscaldata o su scale vetrate. A primavera, nel mese di aprile, si potranno mettere in piena terra. Scegliere una posizione luminosa ma non troppo calda, riparata nelle ore centrali da un cespuglio, magari a margine del prato, dove il terreno possa essere bagnato con regolarità. Evitare terreni argillosi, pesanti, con ristagno e calcarei. Predisporre, nell’attesa che si sviluppi un buon cespo di piante, una pacciamatura acidogena con corteccia o aghi di pino.