




Assenzio, Artemisia absinthium
Se essere amari per una medicina è indice, nella credenza popolare, di quale possa essere la sua efficacia, allora poche piante possono vantare proprietà più certe dell’assenzio. Il termine “absintium” stava ad indicare non solo l’assenzio, ma tutto ciò che fosse amaro.
Il nome scientifico dell’assenzio, Artemisia absinthium, ricorda la parentela fra l’assenzio e l’artemisia vera e propria, Artemisia vulgaris, entrambe della famiglia delle composite.
Come riconoscerla
Pianta erbacea perenne, d’altezza molto variabile, da 20 a 150 cm, a seconda del tipo di terreno, presenta una colorazione della lamina fogliare differente nelle due pagine: verde quella superiore, grigio biancastra quella inferiore. Le foglie sono picciolate, lobate, e di consistenza setosa per la fitta peluria che le ricopre. Quelle basali sono più grandi e molto frastagliate. I fiori gialli e tubolari sono riuniti in grappoli. Il frutto è un achenio liscio privo di pappo. La radice è un rizoma duro e ramificato. Il portamento è cespuglioso con steli eretti, molto ramosi nella parte terminale. L’odore forte e molto aromatico è d’aiuto nel riconoscimento.
Terreno, clima ed esposizione
Originaria dell’Europa e del Nord Africa l’assenzio sembra essersi giovato della vicinanza dell’uomo più di altre piante spontanee, infatti in natura non è semplice reperirlo, ma abbellisce non pochi giardini. Non è difficile trovarlo in vivaio dove si è in vendita in barbatelle per nuovi impianti.
Ama il terreno ricco, capace di sostenere l’abbondante vegetazione, senza ristagni d’acqua, predilige gli incolti o, meglio, i terreni abbandonati, anche ricchi di scheletro o sassosi, sa adattarsi passando dal suolo argilloso a quello siliceo, ma riesce meglio in terreno leggero.
L’esposizione ideale è in pieno sole ed, infatti, si trova con maggiore facilità nelle strade che dal mare salgono al monte, o nelle vicinanze dei muri meglio esposti delle case.
Propagazione e cure colturali
La propagazione dell’assenzio può avvenire per semina, in aprile, da effettuarsi in semenzaio con un letto di semina formato da terreno ricco e leggero. Dopo due mesi si trapiantano i giovani soggetti a debita distanza tenendo conto dello sviluppo che avranno, è importante scegliere soltanto quelli più vigorosi. Si può ricorrere anche alla propagazione per via vegetativa ricorrendo alla divisione dei cespi in autunno.
L’assenzio non richiede concimazioni se il terreno è adatto e si accontenta dell’acqua meteorica. L’irrigazione, e la sarchiatura per eliminare le malerbe concorrenti deve essere effettuata soltanto nel primo anno perché l’assenzio è pianta dominante. Può vivere anche dieci anni, se raccolta con regolarità può raggiungere i sei anni.
Raccolta e conservazione
Possiamo raccogliere l’assenzio due volte l’anno: al termine della primavera ed in autunno. Spiccheremo le cime fiorite che emanano un aroma chiaramente percepibile. Le metteremo a seccare legate in mazzi all’ombra di un portico, oppure se la stagione non è adatta in forno appena tiepido. In mazzi freschi o seccati possono essere usati anche come valido repellente per allontanare le zanzare dalle finestre.
Un liquore con le foglie d’assenzio
L’assenzio si impiega per la produzione di liquori con retrogusto persistente, viene unito ad altre erbe aromatiche al fine di ottenere un prodotto dotato di corpo e gusto completi. In un mortaio si pestano 40 gr di semi d’anice, 40 di semi di finocchio, 20 di coriandolo, 10 di assenzio e 5 di menta piperita. In un vaso si uniscono poi a 400 grammi di alcool e dopo una settimana si filtra e si unisce ad uno sciroppo (già raffreddato) preparato facendo sciogliere sul fuoco in 400 gr d’acqua altrettanto zucchero. Dopo sei mesi è pronto per essere servito come digestivo da dosare con parsimonia. L’assenzio rappresenta il caso esemplare di come un buon rimedio possa essere usato in malo modo: basta un bicchierino di questo liquore per beneficiare delle virtù della pianta, di più non serve, esagerando ne avremo danno.