



Arunco, Aruncus dioicus, pianta dai tanti nomi popolari: barba di capra, barba di Giove, asparago di monte, asparago di bosco, coda di volpe, erba canona, bambe rosse, rosa di San Giovanni…
Aruncus dioicus è pianta alimentare diffusa in modo sporadico in buona parte del territorio nazionale. Di essa si consumano i germogli di colore rossastro che si originano in primavera. Oggi la sua importanza alimentare si è ridotta a livello di curiosità e prevale l’aspetto decorativo. Viene venduta a inizio stagione come una piccola pianta, simile all’astilbe. È un’erbacea, vigorosa e a rapido sviluppo che in condizioni favorevoli assume l’aspetto di un grande cespuglio, anche se non ha nessuna parte lignificata permanente.
Aruncus dioicus non è sempre stato il nome della specie tanto che Linneo aveva dato a questo genere, formato da poche specie, il nome di Spiraea, riservando Spiraea aruncus per definire la specie. Solo nel diciottesimo secolo su proposta di Adanson la nomenclatura fu modificata. Lo stesso destino toccò in tempi più recenti anche alla nostra specie che nei vecchi manuali è ancora indicata come Aruncus sylvestris.
Nel nostro paese può essere considerata l’unica specie presente delle dodici che formano il genere.
Si trova nei boschi montani umidi o lungo la sponda di laghi e torrenti, al margine della vegetazione, in arbusteti posti lungo le pendici non troppo esposte al sole. La sua presenza è concentrata nella fascia altimetrica che va da 500 a 1.500 metri di quota. In pianura diviene pianta rara mentre al sud, per le temperature troppo elevate, manca. L’aspetto lussureggiante non deve trarre in inganno: è una pianta erbacea e non già come sarebbe facile credere di un cespuglio capace di raggiungere, e talvolta superare, i due metri di altezza.
Caratteristiche
Si tratta di una pianta emicriptofita scaposa. Emicriptofita perché sopravvive all’inverno grazie alle gemme poste a livello del terreno. Scaposa perché dalle gemme si sviluppano fusti lunghi, poco ramificati e con una vegetazione rada. L’effetto di una vegetazione ricca e piena è ottenuto grazie all’elevato numero di fusti che crescono uno vicino all’altro.
Forma densi cespugli che in estate si coprono di infiorescenze leggere, di aspetto piumoso, inizialmente verdastre, poi bianco puro, per virare verso il crema prima di seccarsi. Le infiorescenze terminali decombono dolcemente conferendo alla pianta un aspetto elegante. Possono raggiungere una lunghezza compresa fra i 20 e i 30 cm.
Le foglie che possono raggiungere la lunghezza di un metro sono composte e lungamente picciolate. Le foglioline hanno margine seghettato e forma acuminata, formano foglie pennatosette che si trovano a gruppi lungo il rachide principale. Alla base del lungo picciolo è possibile evidenziare la presenza di stipole.
Le radici si formano ogni anno dalla parte perennante, un rizoma di consistenza legnosa a squame brune.
Come suggerisce il nome latino, la pianta è dioica cioè a sessi separati, simili morfologicamente fra loro. Con un’osservazione più ravvicinata si potranno individuare i soggetti maschili per la presenza di stami sporgenti, mentre in quelli femminili sono brevi e rudimentali.
Può essere facilmente moltiplicata raccogliendo i semi che sono contenuti in piccoli follicoli penduli, in numero di tre per ogni fiore. I follicoli si aprono a scatto.
Coltivazione
La “Barba di capra” è pianta di facile coltivazione capace di regalare, per il rigoglio vegetativo e la lunga fioritura, grandi soddisfazioni. Con il tempo i cespugli si allargano e la direzione di crescita prevalente, quella verso l’alto, è compensata tanto da ottenere una forma arrotondata.
Resistente al freddo è pianta indicata per i giardini di montagna e, grazie alla manutenzione pressoché nulla, alle seconde case. La pacciamatura a inizio inverno con terricciato di foglie o letame maturo, quando la parte aerea dissecca, ha più il significato di rinnovare e nutrire il terreno, non tanto di protezione dal gelo.
Per avere una buona crescita e una copiosa fioritura, la pianta deve godere di almeno cinque ore di sole. A primavera, quando si ha la levata dei nuovi germogli, distribuire una volta il mese un fertilizzante per piante da fiore nell’acqua di bagnatura.
La pianta crescendo e con le alte temperature, le forti radiazioni tipiche del periodo estivo, produce sostanze ciano genetiche perdendo il suo carattere commestibile.
In alcune parti del paese, specie laddove la raccolta primaverile è ancora praticata, è specie protetta.