






Erba aralda (Digitalis lutea)
La digitale, considerata da molti alla stregua di pianta velenosa, non ha in realtà un illustre passato di pianta medicamentosa perché è citata come rimedio solo verso la fine del XVI° secolo. Teofrasto e Plinio, invece, ne lodavano già il carattere ornamentale e Columella l’annoverava fra le piante spontanee mangerecce insieme alla pastinaca, alla vitalba e gli asparagi selvatici.
Il nome deriva dal latino “digitus”. La forma del fiore, che con la fusione completa dei cinque petali origina una struttura tubulosa, è quella di un ditale.
Nel nostro paese sono presenti diverse specie spontanee: Digitalis purpurea, quella più diffusa come pianta da giardino e a volte rinaturalizzata, Digitalis ferruginea biennale e tipica dell’area meridionale dell’Europa, Digitalis grandiflora diffusa fino alle regioni del Caucaso, e Digitalis lutea, chiamata anche erba aralda, elegante e discreta pianta dei boschi.
Digitalis lutea
Più rara della Digitalis grandiflora, Digitalis lutea è pianta protetta, facilmente riconoscibile per il colore uniforme del fiore che è sempre e solo giallo nelle declinazioni del pallido, del crema e dell’avorio. Solo molto raramente le corolle presentano leggere maculature. I fiori, lunghi 2-2,5 cm, si schiudono in modo scalare partendo dal basso. Sono raccolti in grandi racemi, densi ed unilaterali, dove i fiori sono portati quasi orizzontalmente. La fioritura inizia nel mese di maggio e si prolunga per circa quaranta giorni.
Non è pianta appariscente, tanto che ad un primo passaggio non sempre si individua, ma è di forme slanciate ed eleganti. Raggiunge un’altezza compresa fra i 30 ed i 90 cm. Il fusto è semplice e robusto, non necessita di sostegni e non si piega con il vento o la pioggia. Ha foglie lanceolate, lucide, con margine finemente seghettato. Foglie e picciolo sono quasi completamente glabri, elemento questo che permette di distinguerla da altre specie quando i fiori mancano.
Dove trovarla
L’erba aralda si trova allo stato spontaneo nei boschi della fascia montana e sub-montana, ma solo se luminosi e, soprattutto, freschi. Non vive nei luoghi aridi, ma preferisce le sponde esposte al sole del mattino e ombreggiate nelle ore più calde e nel pomeriggio. Ama i terreni ricchi di sostanza organica, originatisi dalla decomposizione delle foglie, acidi o sub-acidi, possibilmente profondi, e tendenzialmente umidi per buona parte dell’anno, ma non fradici ed asfittici, meglio se con una buona componente sabbiosa. Preferisce le ripe e gli argini ai terreni pianeggianti. Il suo areale di diffusione comprende oltre al nostro paese tutta l’Europa sud occidentale.
Come riprodurla
Digitalis lutea è specie protetta e come tale non può essere raccolta, né come fiore reciso, né come pianta intera. Questo secondo tentativo si rivela per lo più fallimentare perché le digitali spontanee trapiantate in giardino tendono a deperire rapidamente.
Nulla però vieta la raccolta dei semi che non danneggia la pianta perenne, può essere anche parziale e va effettuata solo laddove esista una colonia e non una pianta isolata.
I semi, molto piccoli, si spargono nel mese di maggio sul terreno ben lavorato ed affinato, si coprono con uno strato di circa mezzo centimetro di torba precedentemente inumidita che si provvede ad innaffiare con regolarità per facilitare la germinazione. Quando le piantine hanno raggiunto una dimensione tale da poterle maneggiare si trapiantano con tutto il pane di terra in vivaio ad una distanza di 15 cm una dall’altra. Si possono mettere a dimora nella primavera successiva ad una distanza doppia.
Una volta messo a dimora un primo nucleo di piante, la disseminazione naturale è molto facile.
Dove porla in giardino
In giardino può essere impiegata in bordure o macchie se si dispone di un luogo fresco e soleggiato solo nelle prime ore della giornata. Sono perfette per disegnare un cammino lungo una zona poco frequentata e tranquilla, al limite di un parco o per la rinaturalizzazione di un’area boschiva. Lungo un argine, poste al di sopra del piano di camminamento, ad altezza d’uomo, consentono un’osservazione attenta e ravvicinata di tutti gli insetti che si nutrono di nettare, dalle api alle farfalle, ma anche di quelli più piccoli, ad esempio, le coccinelle che trovano riparo all’interno dei fiori, specie quando piove. La struttura del fiore, ad imbuto e profonda, consente di osservare l’insetto senza disturbarlo e senza causare reazioni di difesa.
Si accosta a tutte le altre piante spontanee del bosco: dalle fragole come tappezzanti, agli anemoni e la colombina, dagli ellebori alle orchidee spontanee.
Deve essere bagnata con regolarità nel periodo della fioritura e può essere concimata ogni due settimane impiegando un fertilizzante liquido per piante da fiore.
Non presenta malattie ricorrenti o attacchi di parassiti, teme soltanto i terreni ricchi di calcio che ne causano uno sviluppo stentato.