











Il porro (Allium porrum) è una delle piante orticole più antiche, conosciuta già dalla civiltà assira, egizia e cinese. E’ una pianta biennale, appartenente alla famiglia delle liliacee, come cipolla e aglio, caratterizzata da un apparato radicale fascicolato, espanso e affastellato, che esplora il terreno fino ad una profondità di circa 40-50 cm.
Il fusto è ridotto ad una sorta di disco da cui si snodano le foglie, alterne, lanceolate, con nervature parallele, che terminano con una robusta guaina che le unisce le une alle altre, formando una sorta di falso fusto.
Lo stelo fiorale viene emesso nel secondo anno, in aprile-maggio; è pieno e termina con un’infiorescenza sferica del diametro di circa 6-8 cm, protetta da una brattea fogliare caduca (spata); sono presenti 300-400 fiori peduncolati, con tepali di colore bianco, rosa o lilla.
I semi sono neri angolosi e grinzosi.
Esigenze agronomiche
Il porro richiede un terreno sciolto, fresco, profondo, permeabile, fertile, con buona dotazione idrica, un pH neutro o leggermente sub – acido (pH 6 – 7) ed un tenore di sostanza organica elevato. Scarsa è la tolleranza alla salinità.
Nei confronti del clima è abbastanza rustico, ma teme il caldo afoso. Alcune selezioni varietali sopportano egregiamente le basse temperature invernali, ma l’adattamento al clima viene effettuato anche attraverso la scelta del periodo di coltura.
Scelta varietale
Numerose sono le varietà che si distinguono in funzione del ciclo biologico (precoci, medie e tardive), e della lunghezza del “falso fusto”.
‘Porro Lungo d’Inverno’: ha il piede lungo e si raccoglie durante il periodo invernale; è di sapore gradevole con una parte edule che può raggiungere anche i 60-80 centimetri di lunghezza. Di questa varietà si conoscono diverse selezioni locali, tra cui, molto rinomate, il ‘Porro di Cervere’ e il ‘Porro Lungo Dolce di Carmagnola’.
‘Mostruoso di Carentan’: varietà molto rustica, con bulbo enorme che può raggiungere il diametro di 7- 8 centimetri e i 25 centimetri di lunghezza. E’ molto resistente al freddo e di ottime caratteristiche organolettiche.
‘Gigante d’Italia’: la parte bianca del fusto raggiunge a volte anche i 30 centimetri, il diametro non supera i 2-3 centimetri, molto rustico e produttivo, resiste alla neve senza dare origine a marciumi, è molto richiesto per il sapore dolce e aromatico.
Tecnica colturale
Avvicendamento colturale e consociazione
Il porro non deve essere reimpiantato sullo stesso terreno prima di 4-5 anni, per evitare l’acuirsi di attacchi di nematodi e di malattie fungine. Non deve seguire cipolla, aglio, patata e cavolo. Può essere consociato a carota, insalata, cavoli e Solanacee.
Lavorazioni del terreno e concimazione
Il terreno deve risultare ben strutturato, poroso e con una buona dotazione di sostanza organica. Importanti risultano pertanto la vangatura, specie nei terreni argillosi e compatti, e le successive operazioni di rifinitura. La concimazione andrà eseguita con attenzione, durante le lavorazioni principali, distribuendo letame o compost maturi e, all’occorrenza, anche concimi minerali: l’azoto andrà frazionato, distribuendolo in parte anche in copertura. Si consiglia di impiegare, ogni 10 mq, 40-50 kg di letame ben maturo, 8-10 g di P2O5, 10-15 g di K2O e 10-12 g di N.
Semina
La semina può essere effettuata in semenzaio o in alveoli, interrando i semi a una profondità di pochi millimetri.
Tradizionalmente le semine più anticipate vengono eseguite su letto caldo in dicembre-gennaio, per arrivare a raccogliere il prodotto verso giugno. Le semine primaverili si effettuano dal mese di febbraio su semenzai o da marzo anche in piena terra.
La semina diretta può essere eseguita a partire dal mese di aprile, predisponendo il terreno con dei solchi distanti tra loro 30-40 cm e profondi circa 10-15, seminando direttamente dentro al solco.
Se si opta per la semina in semenzaio, le piantine andranno trapiantate quando hanno formato la quarta/quinta foglia e il diametro del falso fusto è di circa 1 cm; questa operazione si compie dopo aver cimato leggermente le foglie, mantenendo una distanza tra le piantine di 15-20 cm.
Nella semina diretta si utilizzano da 5 a 8 g di seme ogni 10 mq, mentre per la preparazione del semenzaio sono sufficienti 3-5 g di seme ogni mq. In un grammo sono contenuti mediamente 750 semi. La germinabilità del seme dura solo due anni e la nascita delle piantine avviene 15 – 20 giorni dopo la semina.
Diradamento
Nel caso di semina diretta, va effettuato per garantire un buon accrescimento delle piante, avendo cura di mantenere il sesto di impianto consigliato per il trapianto e lasciando sul terreno le piante più robuste e meglio sviluppate.
Sarchiature e rincalzature
Il porro va rincalzato regolarmente, per permettere un regolare imbiancamento delle guaine fogliari; si consiglia pertanto di intervenire con la zappa almeno due o tre volte durante la stagione per portare nuova terra intorno alle piante.
Irrigazione
L’erogazione dell’acqua deve essere regolare e abbondante, senza creare però ristagni idrici e andrà interrotta in autunno, al sopraggiungere delle piogge più consistenti.
Raccolta
Avviene scalarmene, quando il diametro dei fusti ha raggiunto i 2-3 cm, dopo circa 3-4 mesi dal trapianto o 5-7 dalla semina, tagliando con un coltello le radici al di sotto del fusto, avendo l’accortezza di non danneggiarlo, in quanto buona parte di esso risulta sotto terra.
Dopo l’estirpazione, vengono tolte le foglie esterne più vecchie, tagliate a 15 cm circa sopra la parte bianca, accorciate le radici e lavati. Una buona produzione varia da 25 a 40 kg ogni 10 mq.
Conservazione
I porri possono essere conservati in frigorifero in uno straccio umido, per diverse settimane, tagliando la parte superiore delle foglie; durante il periodo invernale, tenendoli al riparo dal freddo in un ambiente buio e chiuso, o legato a mazzi e coperti con uno strato di sabbia fresca sotto serra. (0-1°C e UR 90-95%)
Avversità
Le più problematiche derivano dagli insetti: la mosca (Delia antiqua) e la tignola (Acrolepiopsis assectella). La prima attacca, tramite le sue larve, la parte bianca e tenera del fusto, rovinando così il raccolto. La seconda le foglie e le infiorescenze. E’ sconsigliato l’impiego degli insetticidi, sia sulla parte aerea che come geodisinfestanti, perché eliminano tutti i loro antagonisti naturali. Molto efficace è, invece, associare alla coltivazione del porro la carota: ne trarranno beneficio entrambe. Questi ortaggi, infatti, svolgono un’azione repellente nei confronti dei rispettivi parassiti.
Sono presenti anche alcune avversità di origine crittogamica come la sclerotinia (Sclerotinia sclerotiorum), la peronospora (Peronospora schleideni), la muffa nera, e l’antracnosi.
Per il loro controllo si raccomanda di utilizzare materiale di propagazione sano, di non eccedere nelle concimazioni azotate, ed eventualmente di intervenire con sali di rame, miscele di propoli ed oli essenziali o decotto di equiseto.
Coltivazione del porro e biodinamica
Effettuare le semine in luna calante e i trapianti in luna discendente (tempo di piantagione), in giorni di terra. Effettuare sarchiature e raccolta sempre in giorni di terra. Effettuare un trattamento al terreno col preparato 500 prima della lavorazione principale e spruzzare il 501 non prima di 30-45 gg. dal trapianto, al mattino con giornate soleggiate e nitide, rinnovare il trattamento altre due volte in giorni di radice .
(Disegni di Claudio Cristiani)