Peperoncino ‘Alma Paprika’

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Il frutto simile al pomodoro regala una nota di colore nell’orto e una delicata piccanzia sulla tavola

Il peperoncino, chiamato inizialmente “pepe d’India” o “pepe cornuto” raggiunse l’Europa, insieme al più grande peperone, nel 1514. Dopo circa mezzo secolo, un lasso di tempo brevissimo per quelli che erano i mezzi di diffusione e comunicazione, era già annoverato fra i condimenti di uso comune. Le cronache del tempo riportano come nel sud del nostro Paese bastava porre nel terreno i semi per vedere germinare e crescere da sole nuove piante. Per molto tempo le varietà di peperoncino utilizzate sono state davvero poche, tutte assimilabili a quelle con frutto allungato di colore rosso. Solo negli ultimi anni, grazie anche all’avvento di gastronomie e ristoranti etnici, la nostra conoscenza di questo prodotto si addentra sempre più nell’apprezzare il gusto e non solo una generica piccantezza.

‘Alma Paprika’, la dicitura corretta è con i due termini staccati e la kappa nella seconda parola, appartiene alla specie Capsicum annum ed è originaria degli stati meridionali degli Stati Uniti. E’ classificato fra i peperoni aromatici e non fra quelli piccanti perché nella scala di piccantezza dei peperoncini l’ultimo scaglione, fra zero e 500 unità di valutazione, dove ne esistono altri che raggiungono e superano la soglia dei diecimila.

La sua particolarità, oltre che nell’aroma dolce, solo vagamente piccante, che ne consiglia l’utilizzo farcita di carne o verdura, è la forma a pomodoro.

Molti sono coloro che al primo incontro, senza osservare foglie e fiori certamente diversi, lo confondono con il più noto pomodoro.

La forma sub sferica ed il colore rosso intenso sono l’origine dell’equivoco. Alla grandezza di una ciliegia sono di colore giallo, per poi virare verso l’arancione, il rosso corallo, e, quando maturi, un tono cupo, ma conservando la buccia sempre lucida. Quando questa tende a raggrinzire è il momento di raccoglierli utilizzando un paio di forbici perché è facile danneggiare la pianta cercando di staccarli per trazione.

I frutti, così ricchi di polpa, sono pesanti, molto più di altri peperoncini che maturando si asciugano e si svuotano all’interno. Questo peso può causare facili rotture delle ramificazioni laterali che portano frutti pendenti, mentre quelli sull’asse centrale sono eretti. Per evitare che la pianta si rompa, specie nella coltivazione a doppia finalità, alimentare e ornamentale, è bene affiancare all’asse principale un sottile tutore verde, poco appariscente cui ancorare i rami così che non scoscino.

Le piante hanno portamento eretto, si coltivano a file, o in vaso, e richiedono spazio e cure singole.

La vegetazione è rada, con foglie grandi di colore verde vivo, percorse da venature molto in rilievo nella pagina inferiore e altrettanto marcate in quella superiore. I fiori sono bianchi e richiamano molti insetti pronubi.

Pianta molto rustica, meno esigente del cugino maggiore, il peperoncino riesce bene in climi caldi e in pieno sole, o almeno con quattro o cinque ore di illuminazione intensa. Non sopporta il gelo e teme la siccità, ma le piante afflosciate hanno una buona capacità di ripresa se irrigate in abbondanza e non con acqua fredda. Teme altresì i ristagni ed il terreno da impiegare deve essere ben drenato. Irrigare spesso mai lasciare seccare il terriccio.

Per sostenere una crescita vigorosa ed un abbondante fruttificazione concimare con abbondanza, anche per contrastare i dilavamenti causati dalle frequenti bagnature.

Il terreno deve essere preparato con una vangatura profonda e l’aggiunta di letame maturo. Nelle piante in vaso e nei terreni pesanti aggiungere sabbia per favorire lo sgrondo dell’acqua in eccesso.

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