






Ortaggio a diffusione strettamente regionale, incontra sempre maggiore favore grazie all’elevata rusticità, alla facilità di coltivazione, all’aspetto decorativo, alla maturazione in un periodo di scarsi raccolti, e all’interesse per i sapori antichi
Il cavolo nero di Toscana, si pianta dopo il grande caldo estivo per essere raccolto al sopraggiungere del freddo. Si distingue dagli altri cavoli perché non forma la caratteristica palla del cavolfiore, ma soltanto un ricco ciuffo di foglie: il suo nome latino, Brassica oleracea var. acephala, dove “acephala” significa appunto “senza testa”.
Supera con facilità il metro d’altezza, ha foglie di colore verde carico con un riflesso argenteo. Caratteristica è la bollosità della superficie fogliare, solcata da venature marcate, e sostenuta da una costolatura potente che fa assumere alla foglia l’aspetto di una penna di volatile. Venature e costolatura sono di colore più chiaro. Le foglie sono di forma allungata, solo un poco più larghe nella porzione mediana (oltre i 50 cm di lunghezza, circa 15 di larghezza massima), con la parte terminale ben arrotondata.
Il seme del cavolo nero è scuro, semisferico, di dimensioni ridotte. Si semina in giugno in contenitori alveolati impiegando terriccio specifico per giovani piantine molto ricco di sostanze nutritive. La germinazione avviene a temperature intorno ai 20°C, meglio se a 25°C con un buon tasso d’umidità.
Dopo cinque settimane dalla semina, all’inizio di agosto, le giovani pianticelle sono pronte per essere trapiantate.
Si coltiva a file, a gruppi, o come pianta isolata. A file crea un certa ombreggiatura sulle aiuole vicine da riservare a colture che amano il fresco come ravanelli, spinaci, e rucola. La distanza lungo la fila e fra le file è di 50 cm.
Teme i ristagni d’acqua ed i terreni bagnati, pesanti e poco arieggiati. Il terreno necessita di una lavorazione profonda e di fossette di scolo. Se molto argilloso, occorre sopraelevare l’aiuola e aggiungere sabbia.
Bagnare con continuità, ma sempre con quantitativi modesti perché teme la siccità come il ristagno.
Non deve succedere a se stesso ed è meglio inserirlo in una rotazione quadriennale dopo colture che richiedono forti letamazioni.
La concimazione organica può essere richiesta solo se si tratta di terreni molto poveri o se assume un significato di correttore del terreno. Impiegare all’impianto un concime minerale completo da orto a lenta cessione.