Cardo

di

  • Condividi

Il cardo (Cynara cardunculus var. altilis) appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Parente molto stretto del carciofo (Cynara cardunculus subsp. scolymus), con cui condivide genere e specie, se ne differenzia per alcuni aspetti legati all’infiorescenza ed allo sviluppo della nervatura mediana delle foglie, molto probabilmente in seguito all’azione di miglioramento e selezione operato dall’uomo.

E’ una pianta erbacea perenne, utilizzata però come annuale in coltivazione, con un ciclo colturale che può durare fino a 220 giorni.

E’caratterizzata da un robusto e profondo apparato radicale fittonante che si spinge sino ad un metro di profondità.

Le foglie, hanno una nervatura centrale molto sviluppata e carnosa, sono pennatosette, più o meno frastagliate, superiormente di colore verde cenerino, inferiormente biancastre, molto tomentose (ricoperte cioè da una fine peluria); possono, a seconda delle varietà, presentare o meno delle spine, in genere di color giallo chiaro.

I fiori, ermafroditi, riuniti in infiorescenze a capolino, di color viola acceso, sono visitati da moltissimi insetti e farfalle.

I semi sono degli acheni legati ad una fitta lanugine che ne favorisce la diffusione nell’ambiente.

 

Le varietà coltivate

In genere le varietà di cardo coltivate sono legate ai luoghi di produzione e si differenziano per la precocità, le dimensioni, la frastagliatura delle foglie e la presenza di spine.

→     ‘Cardo di Bologna’, privo di spine, con costole piene, di media grossezza.

→     ‘Cardo di Chieri’, molto diffuso in Piemonte, di buona qualità, poco spinoso e facilmente conservabile.

→     ‘Cardo di Asti’, con foglie che hanno lamine suddivise (frastagliate), costolature medio-larghe e carnose. Di regola senza spine.

→     ‘Cardo di Tours’, varietà pregiata ma poco diffusa perché spinosa.

→     ‘Cardo Gigante di Romagna’, coltivato nell’intera area romagnola, lembo fogliare largo, a media frastagliatura, verde-grigio chiaro, a picciolo lungo, mediamente concavo con spine.

 

Esigenze

Il cardo è molto sensibile al freddo e pochi gradi sottozero possono comprometterne il raccolto. La temperatura media ottimale per la crescita si aggira tra i 10°C ed i 15°C. Nelle regioni settentrionali perciò va raccolto prima dei freddi. Preferisce terreni fertili, freschi e profondi, di medio impasto e senza ristagni, a reazione tendenzialmente neutra; si adatta anche a terreni più o meno marcatamente sabbiosi e sassosi, purché supportato dalle irrigazioni, e sopporta anche un certo livello di salinità.

 

Tecniche colturali

Avvicendamento colturale

Non deve seguire ne precedere altre composite, quali lattughe, radicchi, cicorie e, ovviamente, il carciofo.

Preparazione del terreno

Nel caso di terreni pesanti, le lavorazioni devono essere molto accurate, fatte per tempo, meglio prima dell’inverno, con una vangatura e successive operazioni di affinamento delle zolle  prima della semina o del trapianto.

Le concimazioni devono essere abbondanti. Indispensabile quella organica a base di letame maturo o compost (da 3 a 5 kg/mq), da distribuire durante la preparazione del terreno. Si possono poi interrare 25-30 grammi di perfosfato minerale e 30 grammi di solfato di potassio per metro quadrato. In copertura si potranno quindi dare 40-50 g di nitrato ammonico suddiviso in 4-5 volte.

Semina

La semina in pieno campo si esegue a postarelle, quando i rischi di gelate sono terminati e la temperatura ha raggiunto i 14-15 °C, seminando 3 o 4   piante per buchetta, che andranno poi diradate lasciandone una sola, allorché le piante presentano la terza foglia ben formata.

L’investimento ottimale è di circa 1,5 -2 piante/mq, per le varietà a sviluppo più ridotto, ottenibile con sesti di impianto di 100 cm tra le file e 70-50 cm sulla fila. Per le varietà più sviluppate, invece, si scende ad una pianta/mq, con un sesto di 1m x 1m.  La semina può essere eseguita anche in contenitori, seminando 2 semi per vaso e scegliendo quindi, ad emergenza avvenuta, la pianta migliore. Il trapianto andrà poi effettuato secondo il sesto di impianto definitivo. Non è comunque consigliabile anticipare la semina in luogo riparato, per non indurre una fioritura anticipata, in quanto il cardo è una specie longidiurna, che tende cioè ad andare a fiore facilmente all’inizio dell’estate, compromettendo pertanto la produzione delle coste.

 

Cure colturali

Sarchiature. Sono necessarie per il controllo delle infestanti e per contenere le perdite di acqua per evaporazione.

Irrigazioni. Il cardo è una pianta che sopporta bene periodi di siccità prolungata, ma lo sviluppo delle coste ne risulta limitato e il loro sapore più amaro. Un apporto idrico costante, che non provochi però ristagni idrici, consente uno sviluppo ottimale delle piante.

Imbiancamento. L’imbiancamento è una pratica necessaria in quanto rende le coste più tenere e meno amare. Generalmente inizia a fine settembre e si protrae, a seconda delle zone, sino  febbraio.

Quando il cespo è sufficientemente sviluppato, si provvede a legare le foglie, avvolgendole con uno spago, scegliendo giornate soleggiate e asciutte.

E’ possibile quindi rivestirle con paglia, carta o cartoni. Da sconsigliare l’utilizzo di film plastici, in quanto possono provocare dei marciumi interni.

In alcune zone i cardi vengono piegati su un lato e ricoperti di terra per almeno i ¾ delle foglie. Il prodotto ottenuto, che risulta così ricurvo, viene chiamato gobbo. Altre tecniche prevedono, subito dopo la legatura, la raccolta delle piante con pane di terra  e il loro collocamento in cantine buie o buche nel terreno, da ricoprire poi con della paglia.

 Raccolta. La raccolta è in genere scalare e avviene quando i cardi hanno raggiunto le dimensioni ottimali per la varietà. Si esegue scalzando le piante con una vanga e recidendo il fittone sotto il colletto.

 

Avversità

Diverse sono le patologie che possono interessare il cardo.

Tra gli insetti ricordiamo gli afidi, che possono deformare le giovani foglie e limitarne lo sviluppo e la vanessa, lepidottero le cui larve possono portare a defogliazioni molto estese.

Tra i funghi ricordiamo la peronospora e il malbianco. La prima provoca sulle foglie delle macchie giallastre che poi tendono a imbrunire e necrotizzare, mentre la seconda delle aree ingiallite più o meno estese che possono poi presentare il tipico feltro miceliale farinoso e biancastro, imbrunire e necrotizzarsi.

 

Per il controllo dei parassiti si raccomanda di:

  • utilizzare sesti di impianto corretti per permettere una circolazione ottimale dell’aria ed una migliore diffusione della luce;
  • evitare di bagnare le foglie durante le annaffiature;
  • limitare le concimazioni azotate ed utilizzare letame ben maturo;
  • utilizzare rotazioni ampie tra una coltura e l’altra (almeno quattro anni)

Trattamenti specifici possono essere fatti con prodotti a base di zolfo, con decotto di equiseto, macerato di aglio e cipolla, propoli ed oli essenziali.

 

La coltivazione del cardo ed il calendario biodinamico

Effettuare le semine in luna calante (luna vecchia), scegliendo sempre i giorni di terra o di acqua, per facilitare l’ingrossamento dei gambi fogliari. Distribuire il preparato 500 alla sera, prima della lavorazione principale e delle eventuali sarchiature, in giorni di terra o acqua ed il preparato 501 dopo almeno 60 giorni dall’emergenza, effettuando due o tre trattamenti al mattino presto, con giornate soleggiate, in giorni di aria o fuoco, per migliorarne  le caratteristiche organolettiche e la resistenza alle malattie.

Logos Publishing Srl - P.IVA e C.F. 02313240364 - REA Modena No. 281025 - C.S. 42.200 Euro
strada Curtatona n.5/2, 41126 Modena (MO), Italia