Alchechengi

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Una nota di colore nell’orto, deliziosi frutti sulla tavola

 

Pianta da giardino o da orto? La domanda sorge spontanea perché l’alchechengi peruviano, Phisalis peruviana, appartenente anch’egli alla famiglia delle Solanaceae, proprio come il pomodoro, è così decorativo che il dubbio è lecito.

Originario del Sud America, ed in particolare della zona che va dalla cordigliera andina sino alla costa, è di sapore dolce e acidulo. Può essere utilizzato come frutto da consumare crudo nelle macedonie, alle quali aggiunge una valenza estetica con il suo colore brillante, o come ingrediente di condimenti per paste e risotti, opportunamente soffritto.

 

Le dimensioni riportate sulle descrizioni dei manuali, altezza 120 cm, sono raggiunte in pochi casi e la maggior parte delle piante si arresta intorno ai 50 cm o anche meno.

Si presenta come un piccolo arbusto ben ramificato, leggero ed elegante.

Le foglie sono di colore chiaro, percorse da un reticolato di venature evidente, leggermente felpate al tatto per via di una tomentosità appena accennata.

I fiori sono piccoli, poco evidenti, di colore tendente al giallo, talvolta con riflessi violacei, non dissimili da quelli dei peperoni.

Il frutto, rappresenta la parte edule, ed è racchiuso all’interno di una struttura a lampioncino cinese di colore molto decorativo, prima verde e poi arancione. All’avvicinarsi della maturazione le brattee colorate ingialliscono, disseccano, e si aprono (ma questo non sempre avviene) rivelando una bacca sferica di colore arancione, ma anche giallo intenso.

 

La coltivazione

Gli alchechengi sono piante perenni, con marcata tendenza a disseminarsi, se non raccolti, ma come ortaggio devono essere seminati ogni anno.

Il seme, piccolo quanto quello del prezzemolo, per migliorare l’uniformità di distribuzione, deve essere mescolato con del terriccio da semina prima di essere sparso, ricoperto con uno strato leggero, e, se si vuole anticipare la raccolta, messo già a febbraio in cassone riscaldato.

Raggiunto uno stadio di sviluppo pari alla quinta foglia, le piantine devono essere ripicchettate in vasetti singoli, ideali sono i contenitori alveolari o le basi prestampate in torba.

Il trapianto in piena terra si effettua quando il pericolo di gelate è del tutto cessato, due settimane dopo i pomodori.

La distanza di impianto è di circa 30 cm sulla fila e tra le fila. Solo quando si ha fatto pratica con questa coltivazione, si dispone di un terreno mediamente fertile, drenato e ben esposto, si riescono a programmare le bagnature in modo costante così da mantenere il terreno sempre leggermente umido, si potranno aumentare le distanze di impianto al doppio, perché le piante cresceranno vigorose.

Attenti a non eccedere con le fertilizzazioni: terreni ricchi danno piante molto sviluppate, ma con pochi frutti.

 

Una pianta di dimensioni superiori al metro arriva a produrre anche più di 800 grammi di frutti. La raccolta è scalare e inizia da settembre fino all’arrivo del gelo. I frutti sono maturi quando le brattee ingialliscono, seccano o si aprono.

Frutto dotato di grande conservabilità se lasciato all’interno delle brattee (anche più di un mese), riposto nel cassetto delle verdure può restare inalterato fino a dopo il Natale.

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