Verbene

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Duemila anni fa, nel mondo dei Romani, la comune verbena dei prati e dei luoghi incolti (Verbena officinalis) godeva di una fama eccellente, perché mentre da un lato veniva usata all’inizio dell’anno nuovo come simbolo di buon auspicio, d’altra parte è tradizione che fosse con il suo succo che si tentò di tamponare il sangue delle ferite di Cristo durante la salita al Calvario. Oggi gli impieghi simbolici sono completamente cessati e quelli officinali, pur teoricamente validi, risultano assai limitati e superati. In compenso, molte compagne di quest’erba dal valore ornamentale nullo si sono fatte molto avanti nella decorazione dei giardini occidentali, tanto che non c’è maestro del giardinaggio moderno che non le consigli per un motivo o per l’altro. Per fare un esempio di peso, Margery Fish – la creatrice del magnifico giardino di East Lambrook Manor, v. ‘Giardini’ n. 166 – aveva un debole per le specie perenni e per Verbena rigida in particolare, che a suo parere si trova in perfetta sintonia con altre piante di un “soffice rosa intenso, avorio o anche ciliegia”. Aggiungeva poi di essere addirittura ‘devota’ a questa pianta, dichiarandosi dispiaciuta che alcuni la mettessero a dimora in luoghi dove non poteva essere adeguatamente ammirata: infatti, coloro che lei definiva, ironicamente, “gli arbitri del giardinaggio da aiuola” a suo dire erano soliti abbinarla ai Tagetes arancione, con un effetti fuori misura ed “eccessivamente orientaleggianti”.

Un genere sudamericano

Famose al punto di imporre il nome ad un’intera famiglia (Verbenaceae), la maggior parte delle verbene ornamentali ha un’origine geografica che conosce una particolare concentrazione nelle aree tropicali e subtropicali dell’America centrale e soprattutto meridionale. Il numero di specie naturali è ormai diventato imponente (250), perché questo genere non si limita ad esprimersi con specie erbacee annuali e perenni, ma anche con semi-legnose, mostrando i più svariati modelli di portamento: eretto, strisciante, procombente e perfino rampicante. I loro fusti sono abbastanza facilmente riconoscibili perché in molti casi sono a sezione quadrangolare, con abbondanti ramificazioni. Le foglie si presentano perlopiù lobate e suddivise in varie fogge, mentre le infiorescenze sono terminali e con disposizione a pannocchia o a corimbo. I singoli fiori, tutti ermafroditi, sono spesso piccoli, con corolla leggermente bilabiata ad imbuto o a vassoio, formata da cinque petali nei colori più diversi.

Le perenni

Le verbene sono caratterizzate da una fioritura molto prolungata – una dote ovviamente apprezzata da tutti – ma in pari tempo non hanno quella rusticità che favorirebbe una loro maggior diffusione. Una specie fra le meno delicate è V. bonariensis, che s’avvale in primo luogo di un’altezza considerevole (fino a 2 m) e poi di pannocchie di fiorellini violacei che si aprono dall’inizio dell’estate sino all’autunno. Si tratta di una robusta pianta che in natura è perenne, ma che in coltivazione viene talvolta trattata come annuale, così come accade – lo vedremo più avanti – con gl’ibridi più sgargianti e famosi. Molte altre specie (la maggioranza !) sono perenni e quindi si prestano ad un impiego fisso nelle bordure erbacee o nei rock garden. Ad esempio, grandi soddisfazioni si possono ricavare da V. peruviana, la quale invece ha un’altezza modestissima (5-7 cm), ma si può allargare in ampiezza, strisciando sino ad 1 metro. Questa pianta, che in poco tempo riesce a formare splendidi tappeti, è provvista di un elegante apparato fogliare semi-sempreverde, sopra il quale s’innalzano corte spighe appiattite di numerosissimi fiorellini scarlatti (o bianchi nella cultivar ‘Alba’). L’unico problema che essa pone riguarda la sua mediocre rusticità, per la quale va protetta in inverno nelle aree climaticamente più a rischio. Un’altezza media, sui 50-60 cm, possiede invece la pianta tanto amata da Margery Fish, V. rigida – un tempo chiamata V. venosa – le cui infiorescenze sono davvero singolari. Costituite da corimbi ‘a vassoio’ di 5 cm di diametro, con fiori profumati di un brillante violetto-magenta, con il passare delle settimane esse si allungano e si trasformano gradualmente in spighe. Non meno piacevole è la sua cultivar ‘Polaris’, che produce fiori grigio-azzurri un po’ più grandi di quelli della specie. Un certo interesse rivestono altre specie perenni, come ad es. V. phlogiflora, la cui variabilità sia nel portamento – eretto o aperto – sia nel colore dei fiori – da viola a lilla o rosso – ha favorito il lavoro d’ibridazione.

 

Specie e ibridi annuali

In natura non sono molte le verbene chiaramente annuali, perché si riscontra di frequente la bivalenza ‘annuale-perenne’, come avviene con la stessa V. bonariensis. Un’autentica annuale è invece la messicana V. elegans, una pianta prostrata con fusti procombenti e ramificazioni ascendenti, le cui infiorescenze a spiga portano fiori di un bel magenta chiaro. Non è la sola specie spontanea a vegetare da seme a fiore nell’arco di una stagione, perché se ne potrebbero citare diverse altre, ma il regno delle annuali è dominato da Verbena x hybrida, un vasto e variegato complesso di ibridi perenni che spesso vengono coltivati come annuali. Non è facile, oggi, poter risalire alle origini di questo gruppo di verbene da giardino, ma si ritiene che il punto di partenza dei lavori di ibridazione sia legato a V. peruviana nella sua specie-tipo (quella a fiori rossi), coinvolgendo poi V. incisa, V. teucrioides e V. phlogiflora. In ogni caso, le piante che sono nate da tale complicata elaborazione possiedono caratteristiche comuni (altezza fino a 100 cm, fusti tetragoni, foglie verde scuro, infiorescenze terminali molto appariscenti, fiori numerosi e talvolta profumati), ma soprattutto peculiarità individuali fortemente differenziate secondo la ‘razza’ di coltivazione. In particolare, il colore dei petali è straordinariamente variato, viaggiando dal viola all’azzurro, dal rosa allo scarlatto, dal bianco puro al giallo, oltre alle infinite tonalità intermedie e alle forme bicolori, screziate, pennellate e così via. Un altro tema di diversificazione è costituito dal portamento delle piante: eretto, strisciante, ascendente, procombente e tappezzante, ma anche alto o nano, compatto o lasso. Ce n’è per tutti i gusti e tutte le esigenze pratiche, oltre che estetiche. Fra le numerose ‘razze’, citiamo la ‘Novalis’, che con le cultivar ‘Deep Blue’, ‘Rose Pink’ e ‘Scarlet’, mette in scena piante erette e compatte, alte fino a 25 cm, con corimbi quasi sferici e fiori coloratissimi dal centro bianco. Una seconda menzione merita sicuramente una delle varietà più belle, ‘Peaches and Cream’, non solo per la delicatezza dei suoi colori pastello che mutano con il passare dei giorni fra il bianco, l’albicocca e l’arancio, ma anche per l’abbondanza di rami e per il portamento aperto.

In giardino e in casa

Trattandosi di un genere composto da specie e ibridi con forme, colori, altezze e portamenti diversi, Verbena si presta ad una gran varietà di situazioni che toccano sia il giardino sia la casa in molte sue parti: terrazzo, davanzale, interno.

All’aperto le specie perenni

Pur dovendo ricevere le necessarie attenzioni durante l’inverno, fatta eccezione per V. bonariensis, sono fortemente indicate per le bordure erbacee, ma anche al margine di un’area boscosa e scura, insieme con altri fiori dall’aspetto ‘selvatico’, quali le Coreopsis, le Digitalis, le Lavatera o le primule (P. florindae, ad es.). Nel caso di V. bonariensis, con quei suoi semplici ma graziosi fiorellini tra il lavanda e il violetto, una celebre paesaggista inglese, Penelope Hobhouse, ci offre questo consiglio: “Consentitele di seminarsi liberamente fra i cespugli di lavanda, davanti all’azzurra Ceratostigma, insieme con un arbusto di Cestrum parqui dai fiori giallo chiaro:  piante in colori complementari da impiegare in aree riparate o in posizioni soleggiate”. Se invece acquistiamo V. rigida, ascoltiamo un suggerimento di Margery Fish: “Supera meglio l’inverno se viene piantata vicino a dei massi, così che le sue radici avventurose possano rintanarsi meglio nei mesi freddi. E’ una pianta ideale da coltivare al margine di un sentiero di pietre o mattoni ed è deliziosa quando si affaccia fra i lembi di un’ortensia dai fiori rosa scuro”.

Le specie e gl’ibridi annuali

Consentono forme d’uso ancor più fantasiose. In primo luogo anch’esse, con i loro corimbi di fiori coloratissimi, sono adatte per la formazione di bordure di annuali, oppure nelle aiuole, ma anche nei panieri da appendere a travi o a cornicioni, così come in vari contenitori insieme con altre annuali (la ‘Surfinia’ o le Lobelia, ad esempio). Poi, va ricordato che in molti casi, esse durano a lungo se sono recise e poste in vasi all’interno degli appartamenti. Alcune specie striscianti, come V. bracteata, sono utili per ravvivare quegli spazi, altrimenti ‘vuoti’ e un po’ tristi, interposti fra le pietre o le mattonelle che formano le pavimentazioni dei parterre e dei sentieri. La medesima specie, ma anche V. tenera (spesso non più alta di 30 cm), è perfetta nei giardini rocciosi, insieme con piante alpine nane. Tuttavia è con le cultivar di V. x hybrida che è possibile decorare il giardino e la casa in più modi. Soprattutto si compongono bordure, aiuole e tappeti, i cui effetti sono variabili con la sola mescolanza dei colori, accostati per formare dei contrasti, ma anche impostando strisce monocrome. Le piante, radicandosi, ricoprono il terreno con i loro fusti più o meno allungati, e in pari tempo lo rivestono di foglie e di fiori, che si succedono in grandi quantità da giugno sino ad ottobre. Coltivate nei vasi, poi, sono piante graziosissime con cui si decorano scale, balconi, terrazzi, finestre, i vasi rustici, le casse e le terrecotte.

V. rigida supera meglio l’inverno se viene piantata vicino a dei massi, così che le sue radici avventurose possano rintanarsi meglio nei mesi freddi. E’ una pianta ideale da coltivare al margine di un sentiero di pietre o mattoni ed è deliziosa quando si affaccia fra i lembi di un’ortensia dai fiori rosa scuro” Margery Fish

 “V. bonariensis,  consentitele di seminarsi liberamente fra i cespugli di lavanda, davanti all’azzurra Ceratostigma, insieme con un arbusto di Cestrum parqui dai fiori giallo chiaro: piante in colori complementari da impiegare in aree riparate o in posizioni soleggiate” Penelope Hobhouse

 

Coltiviamole con Marina Coccetti

Quale tipo di terreno preferiscono le verbene?

Le verbene tollerano qualunque tipo di normale terreno da giardino, purché sia moderatamente fertile e leggero, ma soprattutto un po’ umido, mai completamente arido e sempre ben drenato. Solo due specie nordamericane (V. bracteata e V. canadensis) preferiscono un suolo poco fertile, molto ben drenato, con una tendenza accentuata a vivere con un pH alcalino o neutro.

Vogliono la mezz’ombra o il sole? E d’inverno?

Sono in ogni caso piante da pieno sole, tanto che là dove il cielo è frequentemente coperto da nuvole, non solo le piante fioriscono in modo stentato, ma addirittura accade che le specie normalmente rustiche s’indeboliscono progressivamente e sempre meno tollerano il gelo invernale. Nei climi temperati – quindi in gran parte del nostro Paese – la specie V. bonariensis è la più rustica, riuscendo a sopportare temperature minime fra i –5°C e i –10°C senza particolari protezioni, anche se può morire in quegli strani inverni (come fu quello del 2001) in cui il freddo intenso si somma all’assenza di neve. Le specie nordamericane, come V. canadensis, sono ancor più rustiche (fino a –15°/18°C), ma non è facile trovarle sul mercato. Nelle regioni settentrionali, le specie più delicate, come gli ibridi più comunemente in commercio, possono talvolta superare l’inverno se le si pacciama con uno strato di foglie o di corteccia di pino prima del gelo: un’operazione che è consigliabile anche per V. bonariensis, V. rigida e V. peruviana in tutte quelle zone dove si possono temere temperature molto rigide.

Necessitano di cure particolari?

Dapprima ricordo che, allo scopo di stimolare la ramificazione e quindi anche la fioritura, è necessario eliminare il germoglio centrale delle piantine giovani. Le piante vanno annaffiate abbondantemente durante la fase della crescita e in piena estate, altrimenti è bene non esagerare, sempre mantenendo costantemente umido il suolo. Ancora: nella fase di crescita e di fioritura, un po’ di fertilizzante può essere utile.

Qual è la tecnica più efficace per la propagazione?

Il metodo migliore è la semina a fine estate, per V. bonariensis, V. rigida e altre specie non troppo delicate, mentre per gl’ibridi e altre specie, come V. peruviana, si può procedere mediante talea o anche con la divisione dei cespi. Con le verbene annuali, si consiglia la semina, la cui procedura può essere questa. Verso febbraio-marzo si semina sotto vetro su lettorino caldo, ricoprendo i semi con un leggerissimo strato di composta, ad una temperatura di 18-21°C. La germinazione ha inizio dopo tre settimane e le giovani piantine vanno ripicchettate in cassette, mantenendole in un cassone freddo fino a maggio, quando potranno essere messe nella dimora definitiva, dove fioriranno verso giugno. Si può anche seminare direttamente in piena terra, verso aprile-maggio, per avere una buona fioritura dalla fine dell’estate sino all’autunno.

Soffrono di particolari malattie?

Gli attacchi più temibili arrivano dagli afidi, dalle limacce e soprattutto dall’oidio.

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