























La patria delle piante appartenenti al genere Tillandsia è l’America, considerando tutta la fascia che va dalla Florida e dal Texas fino ad Argentina e Uruguay, passando per tutto il Centro-America. La concentrazione massima di quelle azzurre o grigie, che sopportano meglio la siccità, si ha proprio qui, mentre tante T., che assomigliano più alle classiche bromeliacee d’appartamento, vivono nella zona della foresta tropicale tra l’Ecuador e il Perù. Lì si trovano numerose specie, tra le quali la più comune, T. cyanea. Distinguendole in base al colore delle foglie, ci sono quelle da pieno sole e quelle da ombra, così che i loro habitat vanno dalla foresta pluviale alle zone aride montane del nord dell’Ecuador, dove vivono solo alcune specie che si nutrono esclusivamente dell’umidità ambientale, perché le aree in alta quota sono fra le zone meno piovose della Terra, anche se ricche d’umidità ambientale, polveri, vento. Le T. sono tutte “epifite”, vivendo quindi su alberi, ma non in forma parassitaria. Le radici non servono necessariamente per il nutrimento, anzi quasi mai: quelle degli ambienti aridi concentrano l’acqua in una peluria grigiastra che assorbe l’acqua e trattiene il pulviscolo e le sostanze che sono presenti nell’aria (quando assorbono l’acqua diventano verdi), mentre le altre hanno la classica forma a “testa in su” o a rosetta, al cui interno raccolgono l’acqua.
Uno dei pochi coltivatori professionali di T., in Italia, è Luigi Callini de “Le Orchidee del Lago Maggiore” a cui ci siamo rivolti per sapere tutto sulla coltivazione di queste meravigliose piante esotiche.
La fioritura
D – Nei loro ambienti naturali qual è il loro periodo di fioritura specifico ?
R– Generalmente la pianta fiorisce una volta raggiunta la maturità, quindi con un ciclo abbastanza lungo perché la T. nata da seme è lentissima nella crescita. Una volta pronta, la fase della fioritura corrisponde generalmente o alla nostra primavera per alcune specie o all’autunno per altre, due momenti che in quelle terre corrispondono al termine della stagione asciutta o all’inizio della stagione umida.
D– Portandole da noi, seguono i nostri ritmi stagionali?
R– Fioriscono dopo il riposo invernale, in primavera, oppure dopo la vegetazione estiva.
D– Come accettano il nostro inverno, che per loro non esiste?
R– Molte, provenienti da alta quota, tollerano bene l’ inverno nel nostro meridione, alcune anche in Liguria, importante è fornire loro parecchia luce, riducendo drasticamente le annaffiature.
Le ‘grigie’
D – Che indicazioni possiamo dare a un potenziale collezionista di T., privo di particolari conoscenze e di serra, in relazione alla località di coltivazione?
R– Le T. più diffuse, che normalmente sono quelle “grigie”, hanno più o meno gli stessi termini di tolleranza della maggior parte delle piante grasse, perché vivono in ambienti aridi o semi-aridi, perlopiù sugli altipiani messicani. Esse vogliono le medesime condizioni, soprattutto molta luce, mentre l’escursione termica non crea gravi problemi, anche se chiaramente deve essere contenuta secondo le varietà. In ogni caso, vivendo su rocce esposte al sole pieno, le più “grigie” hanno bisogno di luce e aria. Parliamo, escludendo la più classica T. usneoides, di T. crocata, T. bergerii (che è diffusissima anche in Liguria), T. aeranthos, T. paleacea, T. tenuifolia, T. xerographica, una delle più spettacolari. Durante la stagione vegetativa, d’estate, se hanno la possibilità di essere ventilate e messe all’aperto possono essere bagnate oppure tollerare sia la pioggia sia l’asciutto.
D – Qual è la temperatura migliore per la loro coltivazione?
R – Per le “grigie” la temperatura minima dipende dalla varietà, ma possiamo dire che la maggior parte sopporta i 5° C di minima, purché le si conservi decisamente asciutte e in ogni caso con molta luce. Alcune esigono qualche grado in più, perché provengono da zone relativamente calde. La maggior parte regge il pieno sole anche con temperature intorno ai 45° C, meglio se adeguatamente ventilate.
Le “verdi”
D– E per le “verdi”?
R– La più comune è T. cyanea, che si trova facilmente, e poi T. dyeriana, pure relativamente diffusa con le sue bellissime spate arancione; e ancora: T. leiboldiana, facilmente reperibile, ed infine T. ponderosa, T. gloriosa e T. mexicana, quasi introvabili. Esse hanno la necessità di produrre delle spate più appariscenti, perché nella foresta tropicale sono in competizione con moltissime piante con fiori colorati. Le spate delle T. verdi sono più vistose rispetto a quelle delle T. grigie, ma richiedono un ambiente più umido. Queste ultime in compenso accettano anche ambienti meno luminosi, perché vivendo in foreste sono abituate a minor luce e a temperature abbastanza alte. Per le “verdi” le minime non devono assolutamente scendere sotto i +10° C e non devono rimanere a lungo a questa temperatura. Se possibile, la minima dovrebbe variare tra i 13 e i 18 gradi. Se poi la temperatura sale oltre i 30 gradi non c’è nessun problema E’ chiaro che esse possono stare all’aperto solo d’estate.
Annaffiature
D – Quali sono le esigenze d’acqua?
R – Le “verdi” hanno bisogno quasi regolarmente di un minimo d’acqua ristagnante all’interno della rosetta, mentre per le “grigie”, in inverno, ci vogliono delle sporadiche vaporizzazioni per impedire un’eccessiva disidratazione. Durante l’estate, invece, si possono bagnare anche copiosamente mettendole però nelle condizioni di asciugare bene. Se si trovano all’interno, sono sufficienti delle vaporizzazioni un po’ più frequenti rispetto all’inverno; se sono all’aperto si possono bagnare 4 o 5 volte la settimana, alternando ogni 3 o 4 volte una concimazione a basso titolo di azoto perché non crescano troppo allungate.
Concimazione e luce
D – C’è un concime valido per tutte?
R – Sì, ma è meglio stare sui concimi che stimolano la fioritura , quindi con un basso titolo di azoto e titoli più alti di fosforo e potassio. L’ideale sarebbe 10-30-20, molto diluito, g 0,50 per litro d’acqua. Si possono usare concimi per piante fiorite, anche liquidi, magari alternandoli ogni tanto perché non tutte le aziende usano le stesse sostanze e in tal caso nelle piante si potrebbe determinare mancanze di qualche elemento. Il concime si somministra per nebulizzazione, sulle foglie.
D – Per la luce in casa?
R – Durante l’inverno si collocano in una posizione luminosa, davanti a una finestra da dove arriva il sole per 3 o 4 ore al giorno, anche diretto. Dalla primavera in poi bisogna ridurre lentamente e dare alle “grigie” una quantità massima di sole di 8 o 10 ore, all’aperto, in modo che ci sia il sole dal mattino fino al primo pomeriggio. L’esposizione a sud-est è la migliore.
Contenitori
D– Dove vanno poste le T.?.
R– Le T. si trovano di solito in composizioni più o meno di gusto, che però non sempre sono fatte rispettando le esigenze di tutte le piante che le costituiscono. Noi facciamo composizioni con piante con esigenze simili: per quelle molto grigie penso a una T. tectorum con una T. crocata, o ad una T. harrisii con T. xerographica. Altre piante possibili sono certe cactacee, abbastanza alte, sui cui tronchi esse radicano senza danni. Potrebbero anche essere associate ad altre bromeliacee o a piante da appartamento, sicuramente anche le orchidee.
D – Se si vuole tenere una specie sola, dove è meglio coltivarla?
R – Spesso è meglio che siano tenute con le radici aggrappate a un tronco e quindi all’aria. Per altre va bene un vaso di cotto al cui interno si può mettere della corteccia da orchidee, oppure pomice o roccia lavica, tutti substrati che consentono una radicazione senza grossi ristagni d’acqua. Occorre evitare di bagnare il substrato, vaporizzando solo la pianta. Nel vaso, che è un semplice supporto, possono essere ospitate T. seleriana o T. xerographica e altre abbastanza grandi da non essere minacciate da ristagni. La pianta va solo appoggiata, non ci si deve mettere la terra sopra.
Dove collocarle
D – A chi volesse fare una piccola collezione di T. in un appartamento, che consigli darebbe?
R – Collocare le piante di fronte a finestre, nelle stanze più luminose (le “grigie”) oppure in un angolino con lampade specifiche per la floricoltura, ma sempre in ambienti dove c’è la possibilità di aprire le finestre e far circolare l’aria. In ogni caso sono molto resistenti. Ottime compagne di viaggio delle T. sono le orchidee che vengono spesso da ambienti analoghi. La differenza riguarda le temperature minime per le quali le T. sono più tolleranti. Molte T. vivono bene nelle condizioni dei Cymbidium, Oncidium, Cattleya, mentre le ‘verdi’ vanno bene con le Phalaenopsis.
Ultimi consigli
D – Se tenuta bene, quanto può vivere una T.?
R – T. è una pianta che ha una crescita esponenziale: dopo che è fiorita, nella quasi totalità dei casi, tende a morire la rosa centrale emettendo lateralmente una serie di “figli” che consentono alla pianta di riprodursi. Esse tendono a diventare sempre più grandi, rinnovandosi, e in pratica non “muoiono” mai. Il “figlio”, una volta cresciuto un poco, può essere staccato senza radici, lo si lega e lo si mette nelle condizioni ideali per crescere, andare a fiore e così via.
D – Come si attacca la pianta sulla piccola zattera di corteccia?
R – Con un filo non di spago, ma elastico, come striscioline di calze femminili, che sono robuste e hanno un colore marrone, ma sono più estetiche le strisce di rafia sintetica, o colla a caldo. Vanno escluse le colle sintetiche o il silicone, perché rilasciano delle sostanze tossiche. La colla a caldo va usata non sulla base del tallo da cui escono le radici ma su una foglia laterale.
D – Da voi quante specie vengono coltivate?
R – Attualmente intorno al centinaio di specie diverse. Regolarmente disponibili in grandi quantità sono una ventina, mentre per una quantità limitata, secondo le varietà e la rarità, sono una cinquantina.
Web
Il miglior sito Internet riguardante il genere Tillandsia è: www.rainforestflora.com