





Di santoreggia… in santoreggia
Per curiosare nel genere Satureja, (siamo nella grande famiglia delle Lamiaceae) che comprende una trentina di specie, ne prendiamo in esame sei dalle molteplici virtù. Foglie e fiori di satureia sono stati utilizzati fin dall’antichità per combattere le infezioni e per conservare i cibi grazie alla loro attività antibatterica, ed ha una lunga reputazione, oltre che come carminativo, anche come afrodisiaco.
Andiamo allora subito dalle due specie più note e diffuse, una annuale, la Satureja hortensis L., l’altra vivace, la Satureja montana L.
Satureja hortensis
Satureja hortensis spesso chiamata erba pepe o erba acciuga, è si un’annuale, ma con una dissemina talmente potente che difficilmente la perderete una volta immessa in coltivazione; ha un aspetto di piccolo cespuglietto di 15-30 cm, ramoso fin dalla base, con fusto e rami pubescenti, per lo più rossastri; le foglie sono opposte, oblungo-lineari, di color verde chiaro. Alla loro ascella sorgono i fiori, in verticillastri poveri con corolla bianco-rosea. Come condimento, è probabilmente la preferita dai cuochi. La sua coltivazione è facile, basta darle un luogo assolato e garantirle un terreno calcareo ben drenato, cimandola spesso per mantenere quel suo aspetto più “morbido” rispetto a Satureia montana. Si può seminare a primavera direttamente nei vasi, o nell’orto.
Satureja montana
Satureja montana vegeta su terreni rocciosi, aridi, fino a 1300 m di altitudine, è un suffrutice legnoso, ampiamente ramificato, con le foglie coriacee di un bel verde brillante, opposte, distanziate sul fusto, lineari-lanceolate, bordate da piccole ciglia, e fiori bianco-rosati .Per godere dei suoi benefici e del suo valore ornamentale, dobbiamo garantirle un drenaggio ottimale in terreno calcareo e non annaffiarla mai quando il terreno è caldo in estate, ma aspettare che si raffreschi in ore notturne o mattutine per irrigare. Potiamola decisamente dopo fioritura nel mese di luglio, in modo da evitare un’eccessiva lignificazione.
Ora le altre, meno conosciute, ma non meno interessanti:
Satureja thymbra
La santoreggia fenicia, ha il suo nome specifico da Timbro, città della Troade, dove cresceva in abbondanza. Tutte le santoregge hanno aroma forte, balsamico, pepato, ma questa stordisce. E’ un suffrutice perenne, molto ramoso, con ghiandole distribuite su tutte le parti, i rami giovani sono rossastri, le foglie sono lineari-lanceolate, opposte e pelosette. La fioritura è in verticillastri con brattee fogliacee e le corolle roseo-violacee.
Anche per lei provvederemo ad un drenaggio perfetto in substrato calcareo, ma dobbiamo considerare che è pianta da clima caldo-secco, che mal sopporta inverni freddi, soprattutto se piovosi. Potare dopo fioritura.
Satureja spicigera
Satureja spicigera (o S. repanda o S. reptans) detta santoreggia invernale, è originaria delle zone asciutte e soleggiate di Turchia, Iran e del Caucaso, pianta a portamento strisciante e fiori bianchi che cresce su rocce e ghiaioni, manifestando un’intolleranza spiccata per i terreni che trattengono l’umidità, anche per lei quindi va curato in modo certosino il drenaggio del terreno!
Satureja vulgare
Satureja vulgare (o Clinopodium vulgare) è un’erbacea vivace, con foglie opposte vellutate che ricordano un basilico, ma più granulose e pelose e fiori raccolti in densi verticilli con calice porporino e corolle rosa-porpora. Pianta comune in prati poveri e margini stradali da 0 a 2000 metri, vegeta felice su substrati calcarei in pieno sole.
Oltre a tutti gli usi digestivi, carminativi ed antisettici del genere Satureja, è anche pianta tintoria che dona colori dal giallo al bruno.
Satureja douglasii
Satureja douglasii (o Clinopodium douglasii): ecco che ci distacchiamo, e parecchio, dalle precedenti, intanto per le origini nord-americane, poi per la sua diffusione in zone ombrose di sottobosco limoso costiero, dove d’estate l’aria è satura di umidità. Dal suo habitat originario derivano le difficoltà di coltivazione per noi, arduo è regolarsi con gli apporti idrici. È pianta ricadente (o rampicante) con steli semi legnosi che raggiungono i 75 cm. con sviluppo di viticci ad intervalli regolari, foglioline alternate ovali glabre e seghettate profumatissime, fiorellini estivi bianco-lilla. Il suo nome volgare è “Yerba Buena” ed è stata consumata per secoli come tè e medicina di erbe per lenire il dolore. La denominazione “Yerba Buena” non identifica univocamente questa specie, ma generalmente, nei paesi di lingua spagnola, si riferisce alla particolare specie locale di menta, che varia da regione a regione. Per coltivarla, preparate un miscuglio di terriccio soffice e sabbia di fiume e tenetela in ombra riflessa a temperature mai inferiori ai 10-15 gradi, umida,ma mai intrisa d’acqua. Accorciate i rami dopo fioritura.
Le specie di Satureja perenni possono essere riprodotte per semina in semenzaio ad ottobre per avere le piantine pronte al trapianto a primavera, oppure per talea semilegnosa in estate o per divisione di cespo in ottobre oppure a marzo.
Biovivaio Gran Burrone
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