Salvie

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Salvia officinalis, appartenente alla famiglia delle Lamiacee, è una pianta xerofila, tipica delle regioni mediterranee, e come tale predilige luoghi assolati e piuttosto secchi ed aridi.

Ha portamento cespuglioso, rustico, suffrutescente e può raggiungere l’altezza di un metro ed espandersi in larghezza anche più di un metro. Ha il fusto quadrangolare, almeno nelle parti più giovanili, tipico delle Lamiacee, tortuoso e molto ramificato, porta foglie picciolate, ovali allungate, finemente crenate al margine, di colore verde grigio, bollose sulla superficie. Ha fiori violacei con macchie bianche (più raramente bianchi o rosa), molto belli, in primavera, raccolti in verticillastri formanti una densa spiga.

Il genere Salvia comprende più di 900 specie (più decine e decine di cultivar costituite da ibridi), diffuse a livello spontaneo un po’ dovunque, in tutti i continenti dalle fasce tropicali a quelle temperate. Più di metà vivono in America, di cui 300 solo in Messico; altre sono di origine africana, altre ancora sono spontanee in Europa nel bacino del Mediterraneo, nei Balcani fino alla Turchia. Ma ancora ce ne sono in Cina e in Giappone.

Salvie di tutti i colori

Delle 900 specie e più, le più numerose sono perenni, alcune annuali, come la bellissima  S. tiliifolia, dai piccoli fiori azzurri e le grandi foglie come quelle del tiglio, o la S. reflexa o la S. hispanica o la stessa S. coccinea con tutte le sue cultivar a fiori rossi, rosa o bianchi o bicolori; altre sono biennali o perenni poco longeve: le spettacolari S. sclarea o S. argentea, con le sue grandi foglie lanuginose, che se coltivate nell’ambiente giusto riescono a sopravvivere rigettando dalla rosetta centrale.

Ci sono Salvie erbacee, legnose e tuberose, con forme che variano dal piccolo ciuffo di rosette basali (S. x superba a fiori blu o rosa, S. jurisicii, dalle foglie così frastagliate, S. stenophylla) che raggiungono i 40-50cm. di diametro ed altezza, ai cespugli densi (80x100cm) delle diverse S. greggii e alle possenti forme di S. guaranitica, S. sessei o S. confertiflora, che possono sfiorare anche nei nostri climi i 2,5-3m.

Tuberosa come le dalie è forse la più bella, la S. patens, coi suoi grandi fiori blu genziana, con labbra dilatate e sporgenti, presenti su lunghe spighe in grande quantità per tutta la stagione calda e ancora la S. forreri, coi suoi numerosi fiorellini blu a cascata.

Con interessante portamento ricadente, adattissima quindi alla coltivazione in vaso, è la S. cacaliifolia con le foglie rigonfie, di forma deltoide, portate da lunghi steli ricurvi a formare una cupola, e spighe di un bell’azzurro strepitoso.

E cosa dire della fioritura densa e prolungata, su steli ramificati delle grandi specie a rosetta basale, tipo la S. forskaohlei , la S. sclareoides o la S. indica con le singole corolle somiglianti a orchidee.

 

Le esigenze colturali

Le salvie sono piante che vivono bene al sole e hanno bisogno di poca acqua, ma non per questo possono superare brillantemente le nostre estati calde e siccitose senza il minimo supporto idrico. Le varie specie provengono da diverse zone del globo, dai margini delle foreste ai pendi rocciosi, dai letti asciutti dei fiumi ai deserti di alta quota, e dovrebbero essere coltivate ognuna secondo le diverse esigenze, ricreando gli ambienti originali.

Evitare l’umidità

Tutte le salvie soffrono l’eccessiva umidità al piede, che si può verificarsi, non solo in inverno, nei climi piovigginosi del Nord, ma anche in piena estate quando vengono irrigate, magari troppo e soprattutto continuamente e a pioggia. Per ovviare a questo problema è necessario nel momento dell’impianto preparare una buca un po’ più grande del solito e porre sul fondo sabbia grossolana, argilla espansa o addirittura calcinacci (che potrebbero andare anche ad aumentare il pH del terreno cosa che giova alla salvie). Anche il terriccio di riempimento deve contenere sabbia o materiale grossolano per facilitare il drenaggio. Delicate soprattutto per questo motivo possiamo considerare le salvie a foglia grigia e le salvie con foglia tomentosa: ad esempio per Salvia argentea è consigliabile addirittura la messa a dimora in aiuole rialzate o comunque è bene fare in modo che la pianta non appoggi direttamente le sue lanose foglie sulla superficie del terreno circostante. Occorre d’altra parte garantire un corretto apporto idrico durante il periodo caldo, magari con sistemi a goccia, se non si vuole che a sera la foglie siano cadenti e cenciose.

Al sole o all’ombra

Tutte le salvie vivono bene al sole, ad eccezione di alcune specie asiatiche e poche altre che, come l’italianissima S. glutinosa, si trovano bene in zone ombrose; però in coltivazione è stato provato che le specie arbustive con foglie grandi si adattano molto bene a situazioni di ombra parziale e quindi, per la messa a dimora, è importante scegliere posizioni che garantiscano la ombra alta per alcune ore al giorno. In queste situazioni anche la resistenza alla siccità migliora notevolmente. Un’ombra fitta pregiudica invece le fioriture e favorisce l’insorgere di malattie.

Il terreno

Il terreno deve essere tendenzialmente calcareo.

Le salvie non soffrono generalmente di malattie se non quelle di natura fungina, dovuta agli eccessi di umidità sia del terreno sia atmosferica: basta quindi seguire le norme per la messa a dimora in terreno drenato per evitare sofferenze. Alcune specie sono appetite dalle lumache e dalle limacce.

In ambiente asciutto, la temperatura intorno a 0°C permette a tutte le specie di non perdere le foglie e di fiorire anche nei mesi invernali. Quindi anche nelle zone più fredde le salvie possono essere coltivate con soddisfazione, in piena  terra durante i mesi caldi; estratte dal terreno poi e ritirate in inverno, in locali luminosi dove la temperatura non scenda sotto lo zero o comunque dove non possano bagnarsi con la pioggia.

Potature primaverili

Tutte le specie arbustive o suffruticose necessitano di adeguate e coraggiose potature primaverili; per il proseguimento delle fioriture è invece importante cimare le spighe fiorali esaurite ed effettuare potature verdi qua e là per favorire l’accestimento. Per le specie a rosetta basale basta potare gli steli dopo la fioritura.

Note di propagazione da seme e per talea a cura di Marina Bardi

Salvia splendens e Salvia officinalis  si riproducono sia da seme che per talea.

La semina si esegue in febbraio in letto caldo, le piantine si ripicchettano appena emesse le prime due foglie vere e si trapiantano in vaso quando sono alte 10 cm, in maggio si piantano a dimora in giardino o orto.

Le talee si prelevano in settembre, si tagliano dei rametti di 10-12 cm, si eliminano le foglie della parte inferiore e si lasciano intatte le superiori. Si fanno radicare in cassoni e poi si mettono in vasetti di 6 cm. con terriccio sciolto e ricco. Lo svernamento si fa in serra o cassoni coperti , per ottenere piante più compatte e ramificate, occorre cimare i getti più vigorosi. A fine inverno si trapiantano le nuove piantine in vasi più grandi e in primavera inizieranno a fiorire.

Le specie presenti in Italia

La nostra flora conta diverse specie del genere salvia, alcune delle quali assai comuni allo stato spontaneo, come Salvia pratensis: alta fino a 80cm-1m., con spighe rade di verticillastri di bei fiori violetti, frequentemente visitata da api e da bombi, questa specie è la più comune, presente nei prati asciutti della pianura Padana fino alle zone pedemontane delle Alpi, dalle zone costiere ai rilievi Appenninici; le sue foglie, se stropicciate, emanano un gradevole profumo aromatico. E’ una specie “semplice”, che regala fioriture spettacolari nei giardini spontanei. Alcuni autori riportano come sue sottospecie, riducendole quindi all’espressione di semplice variabilità individuale (mentre per altri sono specie pure), la S. bertolonii con brattee violacee e la S. haematodes con brattee verdi e fiori grandi viola porpora più chiaro.

S. virgata

Simile alla S. pratensis ma con infiorescenze ramificate regolarmente arcuate è la S. virgata, presente nei pascoli incolti dal Lazio alla Basilicata e alla Puglia.

S. glutinosa 

Tipica dei boschi planiziari e collinari dell’Italia centro settentrionale, fino ai 1500m., dove cresce bene in posizioni ombreggiate, associata al faggio, all’acero di monte, al tiglio è la S. glutinosa: viscosa in tutte le sue parti, ha fiori giallo pallido, dalla caratteristica forma ad elmo e grandi foglie sagittate e grossolanamente dentate.

S. verbenaca 

La S. verbenaca è un altra specie abbastanza frequente in Italia negli incolti erbosi: ha fiori generalmente rosati e foglie, in rosette basali, rugose, di forma allungata e profondamente incise al margine. Una forma con fiori decisamente più azzurri e di dimensioni minori, frequente in popolazioni compatte dal mare verso l’entroterra nel Lazio  e così per tutta la penisola, viene da alcuni autori distinta come S. multifida.

S. triloba 

Ancora certamente spontanea nelle provincie dell’Italia meridionale, con estati calde e asciutte e terreni calcarei è la S. triloba (o S. fruticosa ), un suffrutice molto aromatico dall’aspetto lanoso in ogni sua parte, molto soffice al tatto, con caratteristici e ornamentali lobi alla base della lamina. Ha corolle rosee o lilla.

S. sclarea 

In tutto il territorio nazionale poi, anche se segnalata molto raramente  nel Friuli, in Puglia e in Calabria e nelle zone umide della pianura Padana, è presente la S. sclarea, chiamata volgarmente Salvia moscatella per l’uso che, in passato, ne veniva fatto da parte di qualche contadino furbastro alla fine dell’estate per insaporire il vino bianco un po’ spuntato.

S. desoleana 

La S. desoleana invece cresce solo nelle zone centrali della  Sardegna: è una specie suffruticosa con belle foglie grigio verdi, molto tomentose e profumatissime. I suoi fiori sono bianchi e pelosissimi.

S. aethiopis 

Raramente si può incontrare spontanea in Piemonte, fino quasi a 1000m., la S. aethiopis, un’erbacea a rosetta basale compressa al suolo, con foglie bianco lanose, irregolarmente e grossolanamente dentate sul bordo; ha calici tomentosi e spinosi e corolle biancastre.

S. argentea 

Infine la S. argentea, spontanea dall’Abruzzo fino alla Sicilia soprattutto in luoghi veramente asciutti, anche a quote elevate: è meravigliosa! Se trova l’ambiente adatto sviluppa, fino a 1m. e oltre, le sue grandi foglie vellutate e, come dice il nome, argentate, formando un folto cespuglio dall’aspetto lanoso e soffice. Notevole anche la fioritura su lunghi steli ricurvi con corolle bianche. I botanici dicono che sia una specie biennale, ma l’esperienza insegna che spesso, in ambienti dove si è adattata particolarmente bene, può rigettare dal piede; oppure, tolta la spiga fiorale (sacrificando la pur bella fioritura), si può far credere alla pianta di essere “ancora nel pieno della  giovinezza”: essa continuerà a vegetare, arricchendo sempre di più il proprio cespuglio di grandi foglie fioccose.

Nei giardini più freddi

Per le zone più fredde d’Italia possono essere adatte le salvie più rustiche: la S. pratensis, S. verbenaca, S. verticillata, S. glutinosa, la stessa S. sclarea , S. forskaohlei tutte di origine europea. E inoltre gli ibridi S. x superba con le varietà a fiori blu e a fiori rosa, le S. nemorosa, la S. transsylvanica, la S. dumetorum con caratteri molto simili, ma con la foglia più allungata o più rotondeggiante, la spiga fiorale eretta o curva, l’andamento del margine della lamina, la distribuzione delle corolle.

Queste specie rustiche a rosetta basale sono adatte ai giardini spontanei, nelle zone lasciate a prato, in modo da naturalizzarsi e riprodursi con facilità e tenacia. Anche le esotiche S. lyrata (Nord Americana), S. hians, S. przewalskii e S. nubicola (di provenienza asiatica) hanno grandi probabilità di sopravvivenza. Sono tutte specie a rosetta basale anche di notevole sviluppo (oltre 1m.), ad es. S. hians, che ha meravigliose infiorescenze su steli fiorali lunghi e ricurvi, con grandi corolle rigonfie, color crema alla base del tubo della corolla, sfumato verso il viola scuro sui bordi della labbra. Di buona rusticità anche le salvie giapponesi (S. nipponica e S. koyamae), generalmente a fiori gialli, dormienti in inverno, ma pronte a vegetare vigorosamente non appena la temperatura si addolcisce.

Nei giardini a clima continentale

Nelle zone centrali del nostro paese e nella pianura Padana, dove le temperature scendono spesso di parecchi gradi sotto lo zero anche se in modo non continuativo, vivono, e vegetano bene rigettando dal piede ogni nuova stagione se il gelo le danneggia, parecchie specie non propriamente rustiche, ma adattabili. Molte di queste hanno fogliame deliziosamente aromatico: S. grahamii e molte sue cultivar,   S. greggii e le sue cultivar, S. mellifera, profumatissima, le deliziose S. aurita e S. repens dalle corolle in tinte tenui. Altre specie, usualmente coltivate in Inghilterra come annuali fin dalla metà dell’800, come S. farinacea o S. patens entrambe con fiori di un bel blu, sono quasi rustiche e si comportano da perenni in zone riparate e soprattutto ben drenate.

In questa fascia molte specie come S. guaranitica, S. rutilans (o S. elegans secondo molti autori, che poi è la salvia all’ananas), S. uliginosa, S. leucantha (meravigliosa quando è fiorita, splendida è anche la sua cultivar “Midnight), S. “Indigo spires”, S. x jamensis con tutte le sue cultivar profumatissime e tantissime altre ancora, coltivate in luoghi non propriamente simili ai luoghi di origine (America centrale e meridionale e Messico), si adattano anch’esse a perdere il proprio apparato aereo in inverno e, se protette da pacciamatura spessa ma soffice, possono rigettare dal piede nella primavera successiva.

Le specie S.interrupta, S. desoleana (di origine sarda), S. fruticosa (dal meridione d’Italia e dalle isole Greche), la spagnola S. candelabrum, tutte con foglie tomentose grigio verdi, vivono bene a patto di essere sistemate in ambienti asciutti. Anche S. argentea predilige, come già accennato, terreni asciutti e ben drenati in posizioni, se possibile, più elevate rispetto alle zone circostanti, magari sul bordo di un poggio, così da non appoggiare direttamente sul terreno le sue grandi e lanuginose foglie.

 

Salvie trattate come annuali

Molte delle salvie più suscettibili al freddo si riproducono facilmente anche per talea e molto rapidamente crescono e fioriscono nello stesso anno della radicazione.

Queste salvie, in genere a fioritura primaverile/estiva, possono, infatti, nei luoghi più freddi, essere trattate come annuali, essendo piante di crescita veloce, di facile ambientazione e capaci nell’arco di poche settimane di raggiungere la fioritura.

S. coccinea, S. sagittata, S. carduacea , S. farinacea… e le altre cento sopracitate.

….E ricordarsi di spezzarne un rametto a fine settembre.

Nei giardini più miti le salvie più belle

In questi giardini fortunati anche le salvie meno rustiche fioriscono in ogni momento dell’anno e tutte possono vivere tranquillamente all’aperto.

Oltre alle splendide salvie di cui si è già parlato, possono vivere S. lamiifolia, originaria delle Antille, col suo elegante portamento allargato ed eretto che regala fioriture rosso porpora, splendide da dicembre a maggio; così pure tutte le varietà di S. mexicana, le varietà  minor e major: entrambe stupende, dai fiori blu scuro, tanto simili quanto diversi gli uni dagli altri.

Ed anche la superba e capricciosa S. discolor, una delle più spettacolari, dal fogliame di sopra verde scuro che contrasta col sotto e con gli steli, ricoperti da peluria folta e biancastra e con corolle quasi nere che escono da calici ancora bianchi pelosi e vischiosi. E’ sempre in fiore!  E poi tutte le salvie con l’infiorescenza “involucrata” sui toni dal rosa chiaro, al rosso, al rosso porpora ( S. involucrata e le sue varietà, S. wagneriana, S. puberula), ricoperte di fiori in inverno.

Sempre in fiore o quasi la S. buchananii, con un portamento un po’ diverso dalle altre: gli steli sono rossi e lucidi come le foglie, poco ramificati ed esili, non molto folti, dall’aspetto quasi delicato, ma con una fioritura coi fiocchi! I grandi fiori porpora rosati vellutati sono portati da spighe lasse veramente appariscenti. 

Con queste salvie, per la maggior parte di provenienza messicana, o comunque Americana, si può avere un giardino tutto blu (S. urica, S. sagittata, S. “Indigo spires,” S. ianthina x gesneriflora, S. roscida, S. mexicana), uno con tutte specie a fiore rosso (S. gesneriflora, S. sessei, S. regla, S. miniata) o rosa (e qui veramente  il massimo è  S. dorisiana, con le sue foglie grandi, dolcemente e deliziosamente profumate di …macedonia di frutta) o bianche (S. broussonetii, dalle Isole Canarie) o gialle, come nel caso della S. madrensis.

Si può avere un giardino con tutte specie arbustive in gradazioni di colori degradanti o contrastanti o coltivare solo S. semiatrata che riassume nei suoi fiori i delicati colori lilla chiaro, rosa antico e il funereo blu indago, oppure avere un giardino colmo di fragranze incredibili. Un premio particolare per il suo profumo va poi alla S. clevelandii, a foglie grigie e portamento compatto; esige atmosfera asciutta.

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