



























Simboli di vita
I papaveri sono usati per decorare le uova pasquali in Ucraina, mentre in Russia sono presi come termine di paragone con la bellezza fugace della gioventù. I papaveri, come poche altre piante, riuniscono in sé piacevolezza ornamentale, grazia rustica e pregnanza simbolica, il tutto dovuto all’essenza stessa di questi fiori, che tutto il mondo conosce grazie alla ricchezza del genere che li comprende. Abituati all’invadenza del comunissimo “rosolaccio” (Papaver rhoeas), forse siamo portati a credere che non vi siano altri papaveri: invece sbagliamo, perché sulla terra vivono ben 70 specie diverse, senza contare altri generi molto simili – come, ad esempio, l’americano e impronunziabile Eschscholzia – con cui si toccano le 250 unità. Inoltre, va osservato non solo che essi sono quasi tutti degni di entrare a testa alta nei nostri giardini, ma soprattutto che il loro impiego è soddisfacente, oltre che facilissimo perché molti di loro nascono da seme.
Papaveri annuali e biennali
Tra i papaveri più belli e di coltivazione più semplice troviamo le specie annuali e biennali,che provvedono da sé alla semina, ricomparendo anno dopo anno e conferendo un’incantevole atmosfera spontanea al giardino, con il loro aspetto simpatico e leggiadro. Nelle zone più calde essi compaiono già in primavera, mentre nei climi più temperati si aprono all’inizio dell’estate, prolungando la fioritura fino ad agosto quando i mesi estivi sono freschi. I più appariscenti sono senza dubbio i papaveri rossi che vivono fra l’Europa e l’Asia: si tratta di otto o nove specie, anche molto comuni, che hanno incantato da sempre le popolazioni locali. Il più celebre è il rosolaccio (Papaver rhoeas), ampiamente diffuso tanto da essere conosciuto come una delle più pervicaci infestanti dei campi di grano. Dal rosolaccio (fiori rossi di 8 cm) sono state tratte alcune cultivar, come ‘Mother of Pearls’, che si presentano con corolle di color pesca, malva, lavanda, perfette per chi ama questi fiori ma non è attratto dal rosso. Per i giardini più asciutti e caldi, le specie mediterranee o provenienti dall’Asia centrale costituiscono una risorsa più efficace: parliamo di P. dubium (60 cm, foglie un po’ glauche), P. pavoninum (25 cm, foglie e petali piccoli), P. argemone (50 cm, fiori rosso-arancione) e altri ancora. Piuttosto simile al rosolaccio è l’asiatico P. commutatum, che però è alto solo una quarantina di cm e ha fiori rossi con una chiassosa macchia nera alla base o, ancor più spesso, al centro dei petali. La fama dei papaveri annuali, tuttavia, oggi si affida ad altre due specie molto conosciute e sempre più apprezzate. La prima è il papavero da oppio (P. somniferum), che per scopi ornamentali solo raramente è coltivato nella sua specie-tipo, con fiori a corolla semplice dal colore variabile fra il bianco sporco, il malva o addirittura il rosso-violetto; più frequenti sono invece alcune cultivar da giardino, come ‘Pink Chiffon’ e ‘Carnation-flowered’, che con i loro petali sfrangiati e arruffati sembrano voler imitare le peonie e i garofani. L’ultima specie compresa fra le annuali o biennali, ma originariamente perenne, è P. nudicaule, la cui voga sta conquistando anche il sud, dopo essere partita dalle gelide regioni subartiche. La specie naturale del “papavero islandese”, come viene comunemente chiamato, è quasi sconosciuta, mentre assai più famosi sono i suoi numerosi ibridi da taglio, dai vivacissimi colori pastello: bianco, arancione, rosa, giallo e così via. Dalla primitiva altezza di 40 cm, mantenuta anche dalle varietà della razza “Champagne Bubbles”, si è passati agli 80 cm di altre razze per fiori recisi o, al contrario, ai nani di 25 cm, che sono rustici e biennali.
Perenni sì, ma non tanto
Nelle regioni terrestri in cui le estati non sono troppo calde, vivono papaveri che si sono adattati alle altitudini elevate e che si autodisseminano, ma che non sono semplici annuali o biennali. Queste perenni dalla vita breve sono piante robuste, assuefatte a sopportare inverni rigidi e a non esigere troppo dal suolo o dall’umidità atmosferica: i loro petali solo apparentemente sono fragili, mentre in realtà rimangono eretti anche sotto le intemperie. Molte di loro sono piante piccole o minuscole, dotate di una rosetta basale di foglie da cui emergono in successione fiori solitari di colore giallo, arancione, rosa, pesca e bianco, solitamente per non più di 30 cm d’altezza. Il più menzionato è P. alpinum, ma va precisato che tale denominazione è un po’ ambigua, perché si è soliti riferirla non alla specie così chiamata dagli scienziati, ma ad un gruppo di diversi papaveri europei di origine alpina, quali P. kerneri, P. corona-sancti-stephani e così via. A loro può essere avvicinato anche un altro gruppo di papaveri simili, ma provenienti dall’Asia, come P. alboroseum, P. radicatum (che è l’autentico papavero islandese) e il giallo luminescente P. miyabeanum. Tutte queste specie sono ovviamente amate e ricercate dagli appassionati dei giardini rocciosi, che è la loro destinazione più logica, pur non mancando di fare bella figura in qualunque angolo di un giardino un po’ rustico.
Perenni
Un secondo settore di papaveri perenni vede in prima linea due o tre specie un po’ trascurate, ma meritevoli d’attenzione, perché sono rustiche, hanno lunga fioritura e fioriscono da seme con estrema facilità. Si tratta di P. atlanticum, che nasce in Marocco, cui rassomiglia molto anche il suo vicino di casa spagnolo, P. rupifragum. Entrambi si adattano bene in giardino, disseminandosi spontaneamente qua e là e producendo dozzine di fusti, da cui penzolano fiori arancione o rossi che si succedono fino all’autunno se man mano vengono eliminati i fiori morti. Ancor più elegante e prodigo di soddisfazioni è P. heldreichii, una specie turca di 50 cm, che presenta fiori appressati al fusto e foglie di un verde brillante come la salvia. Pure turco è P. lateritium, dai petali arancione chiaro, che con la sua varietà ‘Flore Pleno’ ben si presta a decorare il primo piano delle bordure.
Resta infine da dire delle specie perenni più alte e robuste, che per questo motivo sono anche fra le più richieste per il secondo piano delle bordure miste: le rappresentanti migliori sono P. orientale, P. pseudo-orientale e P. bracteatum, abbastanza simili fra loro ed alte da 40 cm a un metro. In particolare, P. orientale possiede un fusto eretto, sparsamente foglioso, e fiori solitari di 10 cm di diametro, i cui colori naturali sono molto variabili: rosso, arancione, rosa pallido e così via. I coltivatori di papaveri ornamentali si sono quindi sbizzarriti a dare vita a numerose varietà, oltre 70, con fusti più o meno alti, petali sfrangiati e, ovviamente, corolle multicolori.
In giardino
Le corolle dei papaveri coprono quasi per intero lo spettro cromatico, eccettuato l’azzurro, che però ritroviamo senza limiti nell’affine, ma più difficoltoso, genere Meconopsis. Solitamente essi possiedono fiori arrotondati, un po’ piatti o a coppa, e spesso hanno un apparato sessuale molto evidente. I singoli fiori in alcuni casi tendono a volare via, ma la maggioranza delle specie emette gemme in continuazione, anche per un considerevole lasso di tempo. Inoltre, il frutto di molte specie (v. P. somniferum) è pure ornamentale: allungato, panciuto o a barilotto, la sua struttura è fatta apposta per favorire la generosa disseminazione. In considerazione delle differenti esigenze di vita e delle svariate forme, altezze e colori, i papaveri trovano ampio spazio in diverse situazioni decorative. Le specie più piccole – quelle ‘alpine’- vanno bene per i giardini rocciosi. Le altre, di taglia media o alta, sono indicate soprattutto per le bordure miste o per le bordure erbacee. Un bell’effetto si ottiene seminando ibridi annuali di papavero in mezzo a masse di lavanda. Chi invece possiede giardini naturali o al margine di un bosco, può sfruttare al meglio i papaveri spontanei, come il rosolaccio, anche per decorare un prato. Ci si ricordi però che si tratta pur sempre di un’infestante che va controllata. Le specie più alte, come P. orientale ma anche P. nudicaule, forniscono ottimi fiori recisi da vaso.
Coltivazione
La maggior parte dei papaveri, annuali o perenni, si adatta ad una gran varietà di terreni, fatta eccezione per quelli molto acidi, a condizione che sia assicurato un ottimo drenaggio. Le specie annuali, dopo la semina effettuata preferibilmente in marzo-aprile, non vanno assolutamente spostate, perché spesso muoiono se sottoposte a trapianto, quindi le si semina direttamente nel luogo definitivo. Le specie biennali vanno seminate verso maggio. I papaveri annuali gradiscono posizioni soleggiate e tollerano anche condizioni di una certa aridità. Spuntate dal suolo le piantine, si deve procedere a un opportuno diradamento per lasciare il giusto spazio per la crescita. Anche le specie perenni amano il sole e un terreno ben drenato. Gli ‘orientali’– che andrebbero piantati in masse per un migliore effetto – muoiono completamente a metà estate, lasciando così dei ‘vuoti’ brutti a vedersi, che andrebbero mascherati da altre piante più tardive nella fioritura. Essi andrebbero sostenuti da tutori, perché i grossi fiori tendono a piegare verso il basso anche i fusti. I fiori appassiti vanno subito eliminati. Gli annuali si moltiplicano da soli, se i fiori sono stati lasciati andare a seme. Le specie perenni, invece si moltiplicano in marzo-aprile per divisione e si ripiantano subito. Gli ‘orientali’ si moltiplicano anche mediante talee, prelevate in autunno e fatte svernare in cassone freddo.
Un anno con i papaveri annuali
Giugno: poiché la maggior parte delle specie annuali si riproduce da seme spontaneamente, essi tenderanno a rinascere qua e là: se si vuole impedire questo, i fiori vanno scartati non appena appassiti. Quando i papaveri sono completamente avvizziti, vanno tolti dal terreno.
Agosto: alla fine del mese si procede alla semina dei papaveri annuali, come quello detto “d’Islanda” (P. nudicaule). Si può scegliere fra un procedimento più ‘tecnico’, se si dispone di una piccola serra, e uno più semplice, seminando direttamente nel sito prescelto. Nel primo caso, si semina in una cassetta alveolare, cioè munita di piccolissime tasche in cui è stato messo il terreno di coltura. Quest’ultimo è costituito da una miscela di due parti di sabbia e una di torba. I semi, essendo minuscoli, vanno versati delicatamente per mezzo di una cartina piegata, poi vanno ricoperti con uno strato molto sottile di sabbia. Questa cassetta va tenuta in luogo ombreggiato e fresco, mai al sole.
Ottobre: cresciute le piantine, con un apparato radicale sufficientemente robusto, le si dirada, lasciando in ogni spazio la più vigorosa.
Novembre: quando le piante sono alte sui 5-6 cm, le si può mettere nel sito prescelto in giardino, con una distanza fra loro di 30-40 cm. Il luogo deve essere ben esposto al sole, con un terreno ben drenato, sciolto e un po’ umido. Nelle zone più fredde, le piante vanno protette per l’avvicinarsi dell’inverno.
Fine inverno: un mese dopo che i papaveri sono usciti dal terreno, si concima con fertilizzante a lenta cessione per una sola volta al mese. S’innaffia una volta la settimana.
Un anno con i papaveri perenni
Marzo: i papaveri perenni si dividono e si ripiantano in questo mese.
Aprile: all’inizio del mese si semina direttamente nel sito prescelto, più o meno con le stesse modalità che si sono osservate con i papaveri annuali, anche se queste piante tollerano substrati di ogni tipo. Prima della semina, è bene lavorare il terreno per renderlo soffice. I semi vanno ricoperti con uno strato sottile di terriccio da giardino.
Maggio-giugno: le specie più alte (P. orientale) possono necessitare di sostegni e vanno distanziate fra loro di 50-60 cm. Inoltre, quando esse muoiono, lasciano un “vuoto” in giardino che va previsto e mascherato da piante che fioriranno dopo la loro scomparsa. Un buon effetto decorativo si ottiene non con esemplari singoli, ma con masse di almeno 8-10 individui della stessa varietà.