Oncidium

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Nel cassetto di molti di noi, appassionati di fiori e piante, sono certamente custoditi diversi sogni irrealizzabili, ma forse il più ‘proibito’ è quello di riuscire a peregrinare per il mondo alla ricerca delle specie che maggiormente amiamo, andandole a scovare nel loro habitat naturale. Meglio ancora, poi, sarebbe poter tornare indietro nel tempo per imbarcarci con qualche celebre ‘cacciatore di piante’, seguirlo nei suoi vagabondaggi e gustarci ad una ad una tutte le sue scoperte, che spesso avvenivano in modo abbastanza casuale. Oggi siamo in grado solo di immaginare l’emozione di certi incontri con nuove specie, come avvenne ad esempio, la mattina del 7 ottobre 1822 a George Don, un botanico londinese che, con la sua nave Iphigenia, era da poche settimane sbarcato sull’isola di Trinidad, vicina alla costa venezuelana. Addentratosi con un collega in una valle a nord-est della capitale Port of Spain, Don fu colto da uno degli improvvisi acquazzoni che ai tropici sono pane quotidiano. L’imprevisto fece modificare i programmi della giornata, così che egli, cambiato itinerario, poté imbattersi in una cascata di fiori inaspettati, quelli di un’orchidea strana e meravigliosa, che egli battezzò subito ‘vegetable butterfly’, vale a dire ‘farfalla vegetale’. La pianta fu poi chiamata Oncidium papilio (il nome della specie in latino significa appunto farfalla), ma più recentemente è stata spostata nel genere Psychopsis (foto 1), lasciando che molte altre sue consimili continuassero ad ingrossare le file di Oncidium.

Le loro patrie

La denominazione del genere fu creata nell’anno 1800 dal botanico svedese Olof Swartz, che si avvalse del termine greco ònkos (cioè ‘escrescenza’ o ‘tumore’), con il quale egli intese riferirsi alla callosità che si trova alla base del labello, vale a dire quella sorta di grosso petalo che nelle orchidee è caratteristicamente posto sulla parte inferiore del fiore. Le Oncidium, in natura, vivono in un areale vastissimo, che si estende dalla Florida meridionale e dal Messico, attraverso l’America tropicale centrale ed il Brasile, sino all’Argentina. Tuttavia, i territori da loro preferiti si concentrano lungo la cordigliera delle Ande – fra Perù, Colombia ed Ecuador – dove trovano i loro habitat prediletti, costituiti in gran parte dalle foreste. Tuttavia, l’adattamento di queste orchidee a diverse fasce altitudinali e climatiche è stato prodigioso, se si considera che le si può trovare sia in boschi relativamente bassi, quindi a temperature molto calde, sia a quote decisamente elevate, dove invece regna il fresco se non proprio il freddo. In questo loro notevole sforzo di adeguamento a situazioni geografiche tanto variate, esse hanno anche dovuto scegliere ‘culle’ egualmente differenziate. Ecco perché, contrariamente a quanto avviene per molti altri generi di orchidee, le Oncidium possono nascere direttamente dalla terra, oppure su arbusti radicati lungo corsi d’acqua o, ancora, sui rami di grandi alberi: in altre parole, possono essere definite sia orchidee terricole, sia epifite, vale a dire ‘abitatrici di alberi’. Inoltre, non necessitano in modo eccezionale di umidità atmosferica, così come solitamente accade per molte altre orchidee tropicali, e nemmeno sono legate ad un suolo o ad un letto vegetale particolarmente ricco d’acqua. Infatti, le specie epifite attaccano le loro radici sulla corteccia nuda delle branche, non sugli strati muscosi che in quegli ambienti ordinariamente le ricoprono.

Farfalle e ballerine

Nella sua faticosa e complessa opera d’adattamento a questa o a quella nicchia ecologica, il genere Oncidium ha dovuto scegliere forme diverse sotto le quali presentarsi, così che le 450 specie che lo compongono a volte sembrano appartenere a differenti gruppi di orchidee. Solitamente, tutte possiedono pseudobulbi, piccolissimi o grandi, dotati di foglie all’apice e di radici solitamente molto fini e numerose; anche i fusti sono provvisti di foglie, che in gran maggioranza sono piane, coriacee e di colore verde chiaro, ma in alcuni casi possono essere anche cilindriche. I peduncoli che portano le infiorescenze sono perlopiù allungati e flessuosi, suddividendosi poi in parecchi rami secondari. L’infiorescenza è basale, a forma di racemo o di pannocchia, con un numero di fiori assai variabile: talora scarso, più spesso molto abbondante. Anche i fiori devono sottostare alla regola della variabilità, poiché su certe specie sono quasi invisibili, tanto modeste sono le loro dimensioni, mentre in molti altri casi essi sono grandi e vistosi, grazie anche ai colori che si collocano soprattutto nelle gamme del giallo e del bruno, con variegature bianche, lilla, rosa e rosse. L’elemento più appariscente è, in ogni caso, il labello, che può presentarsi intero o trilobato, con lobi laterali di ampie dimensioni, distesi o un po’ riflessi. Gli altri tepali e sepali sono assai più piccoli, così che l’aspetto generale della corolla ricorda quello di una farfalla o anche di una ballerina, due termini che spesso sono stati impiegati dai botanici in vena di slanci poetici.

Descritte dal 1753

Nella sua massima opera scientifica – Species Plantarum del 1753 – il botanico svedese Linneo descrisse sotto il nome di Epidendrum guttatum un’orchidea che egli sapeva provenire dalla Giamaica e che attualmente è stata spostata nel genere O. con la denominazione di O. luridum (foto 14). Ciò significa che questo genere di orchidee, dalle caratteristiche fortemente ornamentali, sono coltivate in Occidente almeno da due secoli e mezzo, anche se la tecnica colturale dei primi tempi non sempre dava i risultati sperati. In ogni caso, la prima Oncidium giamaicana (che vive anche dalla Florida fino al Perù) fu ben presto seguita da altre specie, che ad una ad una vennero introdotte in Europa. Nello stesso XVIII secolo arrivarono O. altissimum, O. carthagenense (foto 13) e O. triquetrum, anche se la grande stagione delle O. fu il XIX secolo, quando dalle varie esplorazioni furono portate in Europa decine e decine di nuove specie, che letteralmente entusiasmarono il pubblico degli amatori di orchidee. Fin da principio ci si pose il problema di come sistemare in modo razionale tutte le specie all’interno del genere, creando cioè delle ‘sezioni’ che comprendessero piante omogenee fra loro dal punto di vista morfologico. Si giunse così alla definizione di ben 26 sezioni, ma l’ostacolo maggiore arrivò quando fu tentato anche un raggruppamento sulla base delle esigenze colturali, obiettivo reso impossibile dal fatto che vi sono specie che non vogliono sottostare a quelle regole, che invece ben si adattano ad altre della medesima sezione.

Alcune fra le specie in coltivazione

Specie

Provenienza Habitat Portamento Foglie Infiorescenza Fiore
O. ampliatum America centro-meridionale fino al Perù Su alberi, in aree molto calde, dal mare a 600 m Epifita Ellittico-lineari, fino a 25 cm Racemosa o a pannocchia, eretta e con molti fiori Diametro max. 2.2 cm. Sepali giallo-marrone con macchie cioccolato; labello giallo brillante
O. bicallosum  Messico e Guatemala Su alberi, fino a 1.500 m Epifita Oblungo-ellittiche, fino a 33 cm Racemosa, pendula, con molti fiori Fiori grandi, con diametro  max. di 5 cm; sepali e petali giallo-verdi con margini soffusi di cremisi; labello giallo
O. carthagenense  Dalla Florida alle Indie Occidentali e settentrione del Sud America Su alberi, dal mare a 1.500 m Epifita Ellittiche o lanceolate, fino a 40 cm Eretta, a pannocchia, con molti fiori, lunga sino a 2 m Fiori piccoli, fino a 2.5 cm, vistosi, gialli o bianchi con macchie marrone o lavanda; labello trilobato
O. concolor  Brasile e nord Argentina Su alberi, in foreste di montagna Piccola epifita Rigide, erette, lanceolate, fino a 15 cm Arcuata, alta sino a 30 cm Diametro fino a 2 cm, di un bel giallo limone
O. divaricatum  Brasile Su arbusti Piccola epifita Strettamente oblunghe, coriacee e quasi erette, fino a 30 cm A pannocchia, lunghissima (fino a 2 metri) e con molti fiori Diametro di 2.5 cm, sepali e petali gialli con macchia basale rossiccio-marrone
O. lanceanum  Brasile, Trinidad, Guyana, Venezuela Su arbusti e alberi Piccola epifita Coriacee, oblungo-lanceolate, lunghe fino a 5 cm Lunga fino a 30 cm, con una dozzina di fiori Vistosi, diametro fino a 6 cm. Sepali e petali giallo-marrone, labello soffuso di rosa porpora
O. luridum  Dalla Florida fino al Perù Su alberi, dal mare fino a 1.400 m Grande epifita Oblungo-ellittiche fino a 85 cm., rigide e coriacee A pannocchia, con molti fiori, lunga anche 150 cm Variamente colorati, con sepali e petali giallo-marrone, soffusi di porpora; labello trilobato, giallo-rossiccio
O. ornithorhynchum  Centro-America Foreste di montagna Epifita Arcuate, oblungo-lanceolate, fino a 25 cm Pendula e arcuata, a pannocchia, fino a 30 cm o più Diametro di 2.5 cm, tutti di colore rosa o violetto
O. tigrinum  Messico Su querce, in foreste fino a 2500 m Grande epifita Lineari-oblunghe, fino a 45 cm A pannocchia lassa, sino a 90 cm Alti fino a 7.5 cm

 

Coltivazione

Il numero elevatissimo di specie e soprattutto l’eterogeneità delle condizioni ambientali in cui esse vivono in natura, fa sì che se, ipoteticamente, qualche appassionato volesse coltivare una consistente collezione di Oncidium, egli dovrebbe possedere diverse serre con differenti requisiti, soprattutto riguardo alle temperature. Tuttavia, dal momento che molte specie provengono da quote altitudinali modeste (1000-2000 m), in genere è sufficiente avere una struttura temperata, mentre le piante che vivono fra i 2000 e i 4000 m s’accontentano di una serra fredda. In ogni caso, le condizioni di base per la coltivazione di quasi tutte le O. sono le seguenti.

Dove coltivarle. Per le piante da coltivare in vaso, come O. carthagenense (foto 13) e O. sphacelatum (foto 5) è essenziale che il composto sia ottimamente drenato, perché esse non tollerano assolutamente alcun ristagno d’acqua. In genere, quindi, è meglio ancorarle su una ‘zattera’ di sughero da cui pendono, curando però che l’ambiente sia sufficientemente carico d’umidità, che non deve scendere sotto il 50%.

Annaffiature. La quantità d’acqua varia, anche di molto, in funzione della provenienza delle singole specie, poiché alcune vogliono un periodo di riposo, mentre altre necessitano di annaffiature costanti. Di solito, le bagnature devono essere più frequenti durante il periodo vegetativo, mentre durante il riposo devono diradarsi.

Ventilazione. E’ una delle esigenze maggiori delle O. Deve essere continuativa, anche se mai eccessiva, così da poter contrastare gli attacchi fungini e batterici. Inoltre, l’aerazione permette alle radici di asciugare velocemente, evitando in tal modo il marciume sempre in agguato.

Luce e temperatura. Ogni specie ha particolari esigenze, ma in genere è sufficiente una temperatura da serra cosiddetta ‘intermedia’ (fra i 15° e i 30°C.)e una quantità di luce, mai diretta, che va regolata in base al colore delle foglie, che devono avere sempre un bel verde chiaro.

Concimazione. Le specie coltivate in vaso vogliono fertilizzanti molto azotati, anche se il potassio va aumentato (riducendo in pari tempo l’azoto) quando gli pseudobulbi sono maturi e sta per iniziare lo sviluppo del getto fiorale.

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