





Mentha pulegium L.
Il genere Mentha è uno dei più complessi del meraviglioso Regno Vegetale per l’enorme facilità di ibridazione spontanea tra le varie specie, ma Mentha pulegium L. è sempre stata molto ben distinta e riconosciuta fra tutte fin dall’antichità.
Volgarmente nota come puleggio, o pulegio o polieo, cresce di preferenza lungo le vallate dei fiumi, ai margini dei fossi, in terreni che vengono semisommersi durante l’ inverno, ha foglie ovali, piccole e vellutate, fiori che corrono lungo tutto lo stelo riuniti in verticillastri di colore rosato o lilacino ed è diffusa in tutta Italia, forse solo non avvistata in Val d’Aosta, raggiungendo, nella forma eretta più diffusa, circa 40 cm di altezza, mentre rimane quasi aderente al terreno nella forma prostrata, che sopporta terreni più asciutti.
L’epiteto specifico deriva dal latino “pulex”, ovvero pulce, ben raccontandocene l’impiego diffuso nel passato come repellente contro pulci e altri insetti. Potremmo sfruttare anche oggi questa caratteristica frizionando il mantello degli animali domestici con una sua infusione.
La fragranza di Mentha pulegium L resiste bene all’essiccazione e l’infusione è assai gradevole, come lo sono alcune ricette popolari del nostro Centro-Sud che usano questa pianta come condimento principale per una semplice pasta di acqua e farina. Se ne consiglia però un uso modico e riservato agli adulti, in quanto possiede, in dosi eccessive, effetti tossici non trascurabili, anche se rimane pianta curativa molto stimata.
Mentha gattefossei Maire
Non a caso questa menta poco comune porta nel nome specifico il riferimento al chimico cosmetologo René Gattefossé che, nel 1928, riscoprì le proprietà altamente efficaci degli oli essenziali, coniando il termine “aromaterapia” che tanto successo e diffusione ha ottenuto e tutt’ora ottiene, è infatti una tra le più ricche di oli essenziali, recenti studi ne hanno rilevato in questa pianta ben 52 differenti. Endemica del Marocco, sorella più rara della Mentha cervina, che ha un areale di distribuzione ben più vasto, ha foglioline sessili, oblunghe e lucide e fiori verticillati bianchi, che le donano, nel complesso, un aspetto attraente ed elegante. Viene largamente usata dalle popolazioni berbere delle zone montane del Marocco per la preparazione del tè, a cui dona un profumo intenso e fruttato, condividendo quest’uso con l’altra menta marocchina, più conosciuta dai turisti, la Mentha spicata ‘Maroccan’.
Coltivazione
Anche queste due specie, come quasi tutte le mente, sono generose nell’adattarsi ad esposizioni sia soleggiate che di mezz’ombra e non sono troppo esigenti sulla natura del terreno, basta che sia fertile e non sia un argilloso pesante, assolutamente da evitare dato che hanno bisogno di sufficiente drenaggio, anche se amano un costante apporto idrico, che non deve mancare, soprattutto in estate, pena il rapido deperimento delle mente fino alla scomparsa.
Per la coltivazione in piena terra, si dovrà tener conto della loro esuberanza e destinare loro angoli del nostro giardino che possano invadere senza problemi.
Per la coltivazione in vaso, è necessario miscelare al terriccio del materiale che funga da drenante, come pomice o sabbia di fiume ed assicurare un apporto abbastanza regolare di acqua e nutrienti, miscelando un concime liquido organico all’acqua delle innaffiature ogni quindici giorni circa nella bella stagione. Quando le piante di menta avranno occupato tutto lo spazio a disposizione, si dovrà dividere il cespo e trapiantare in due o più vasi.
Moltiplicazione
È consigliabile effettuare la riproduzione per via agamica, vale a dire tramite parti di pianta. Si propaga quindi per talea di apici vegetativi in primavera oppure per divisione dei cespi o per semplice trapianto degli stoloni, sia in primavera che in autunno.
Flavia e Aldo Angotti
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