


























Nel Regno Unito, patria incontestabile della coltivazione d’ogni genere di piante, gli appassionati di bucaneve sono chiamati scherzosamente ‘galantofili’, esperti cioè di Galanthus, uno dei pochissimi generi di bulbose perenni in grado di rivaleggiare in questa stagione con gli arbusti invernali da fiore, come Camellia sasanqua e Hamamelis.
“I galantofili si aggirano nei giardini spogli, rovistando tra le foglie secche …”
I “galantofili” altro non sono che professionisti o semplici dilettanti, che nei mesi di gennaio e febbraio s’aggirano nei giardini spogli, rovistando tra le foglie secche e ammirando le fioriture del proprio oggetto d’amore, prontissimi a percepirne qualsiasi esigenza o disadattamento. Anch’essi dunque appartengono alla benemerita e vasta categoria di persone che, da lungo tempo, sono chiamate “fioristi” o, meglio, “floristi”, entusiasti propugnatori di un genere di piante di cui conoscono vita, morte e miracoli.
Dalla Turchia, portato dai soldati reduci dalla guerra di Crimea
Il “club” dei sostenitori di bucaneve non ha un’età molto avanzata, approssimativamente 150 anni, da quando cioè i soldati britannici, reduci dalla guerra in Crimea (1855-56), portarono con sé in Inghilterra i semi di una splendida specie turca fino a quel momento sconosciuta. Si trattava di Galanthus plicatus, i cui pregi in breve tempo rischiarono di oscurare i meriti della tradizionale specie europea, G. nivalis, che vive in quasi tutto il Vecchio Continente e che è conosciuto ed amato fin dal Medioevo, accanto ad altre piante simili.
Famiglia Amaryllidaceae, genere Galanthus
La famiglia delle Amaryllidaceae dispone di molte frecce al suo arco e, di certo, il genere Galanthus è una delle più appuntite, anche se non ricchissima di specie: circa 14, distribuite fra Europa centro-occidentale e Caucaso, fino a toccare il Mar Caspio.
Le caratteristiche
I bucaneve sono piante erbacee perenni, dai bulbi esternamente ricoperti di tuniche marrone, con un germoglio centrale circondato da un tubo a guaina. Le foglie sono appaiate, talvolta anche a 3, a forma lineare o ellittico-oblunga, solitamente più corte del fusto al momento della fioritura, ma poi più lunghe. Il fusto fiorifero, o scapo, può essere cilindrico o compresso ed emerge dalle foglie portando sulla cima un involucro – detto ‘spata’ – da cui poi esce un solo fiore pendulo. Quest’ultimo non ha veri petali, ma 6 segmenti detti tepali, disuguali fra loro e di norma di un bel bianco puro: i tre interni sono assai più piccoli e provvisti di un piccolo seno al margine, mentre quelli esterni sono oblunghi o ellittici.
Galanthus nivalis, fiore delle nevi
All’interno di questo genere, G. nivalis occupa un posto di primo piano, per il suo fascino e soprattutto per il periodo dell’anno in cui decide di fiorire, tra gennaio e febbraio, quando nei dintorni regna il grigiore o, al massimo, il candore di una nevicata: ciò spiega la sua stessa denominazione scientifica (gala = latte, anthos = fiore, nivalis = delle nevi). In Italia è ancora abbastanza diffuso in natura, dal piano sino ad oltre 1000 m. di quota, nei boschi umidi e nelle vallette fresche e ricche di humus. Le sue foglie sono appiattite e un po’ glauche, lunghe da 5 a 21 cm e larghe non più di 9 mm; i tepali esterni dei fiori possono arrivare a 3.5 cm di lunghezza, mentre quelli interni, di soli 10-12 mm, portano caratteristiche strisce verdi all’apice a forma di ferro di cavallo o, meglio, di V rovesciata.
Galanthus plicatus
Il principale antagonista del vecchio bucaneve, come si è detto, è G. plicatus, che porta con sé un gruppo di altre specie e sottospecie, caratterizzato dal modo in cui le foglie escono dal terreno: tutte piatte e l’una contro l’altra, mentre i loro margini sono arrotolati o rovesciati indietro, cioè ‘plicati’. Una volta completamente sviluppate, queste foglie sono assai più ampie di quelle di G. nivalis, mentre i fiori sono ancor più grandi e più belli. La specie-tipo, G. plicatus, alta da 10 a 25 cm, nasce non solo in Crimea, ma anche in Romania e Turchia, prediligendo le praterie oppure i margini dei boschi di conifere e latifoglie: in coltivazione esso ha dimostrato di avere un’ottima crescita anche in ombra o mezz’ombra, ostentando una particolare predisposizione ad ibridarsi con altre specie.
Galanthus elwesii
Una terza specie, G. elwesii, nasce in Bulgaria, Turchia e Grecia, con un’altezza che varia fra i 10 cm iniziali e gli oltre 20 al momento della fioritura: il suo habitat preferito è costituito da aree rocciose aperte, oppure da boschi di pini e ginepri. In generale si tratta di una specie assai mutevole, dalle foglie arrotolate su se stesse a spirale, che possono essere larghe anche più di 2 cm oppure, al contrario, molto strette. Anche i suoi fiori sono estremamente incostanti per ciò che riguarda le strisce verdi sui tepali interni, che in alcuni casi presentano piccole ma evidenti ‘pennellate’ che vanno incrociandosi fra loro verso l’alto.
Galanthus ikariae
In aggiunta alle tre specie fondamentali del genere Galanthus (da cui sono state ottenute centinaia di cultivar, vedi Box), altri bucaneve possono attirare la nostra attenzione, per caratteristiche non meno importanti o interessanti sotto il profilo ornamentale. Ad esempio, G. ikariae, è una delle specie più variabili di tutto il genere, così che il suo patrimonio genetico appare largamente sfruttabile al fine di ottenere forme nuove. Spontaneo in diverse isole del mare Egeo – soprattutto a Ikaria, Naxos e Andros – questo bucaneve ha foglie di un verde scuro che talvolta possono essere azzurrognole, lunghe da 5 a 16 cm e larghe da 5 a 20 mm; i tepali esterni arrivano a 2.5 cm di altezza, mentre quelli interni, lunghi la metà, portano macchie verdi che possono occupare più di due terzi della loro superficie.
Galanthus allenii
Un’altra specie, G. allenii, rassomiglia alla precedente, ma ha foglie più corte e di un verde più opaco; nativa del Caucaso e dell’Iran, in luoghi ombrosi e su rocce calcaree, questa pianta ha un fusto fiorifero alto una dozzina di cm e fiori che si distinguono per un sottile profumo di mandorla, con tepali esterni obovati di 1.5 cm e tepali interni macchiati di verde all’apice.
Galanthus reginae-olgae
Una specie solo in apparenza “minore”, ma che invece meriterebbe ben altra attenzione è G. reginae-olgae (un tempo chiamata G. corcyrensis), se non altro per l’insolito periodo di fioritura che la contraddistingue: l’autunno e in particolare il mese di ottobre. Il suo areale d’origine è piuttosto ampio, variando fra la Sicilia, l’ex-Jugoslavia e la Grecia, prevalentemente in boschi rivolti a nord e dominati dalla presenza di castagni. Le foglie arrotolate sono di un verde scuro solcato da una scanalatura argentea, lunghe sino a 15 cm a maturità, che possono anche non comparire al momento della fioritura; i fiori hanno tepali esterni lunghi fino a 3.5 cm, mentre quelli interni presentano variegature verdi all’apice molto variabili.
Solo una quindicina di specie, ma quale immenso patrimonio di forme naturali e varietà coltivate! Si calcola che non meno di 350 bucaneve, l’uno diverso dall’altro, siano in grado di soddisfare le esigenze anche dell’appassionato più capriccioso e più raffinato.
La specie G. nivalis ha due sottospecie: ssp. imperati e ssp. cilicicus, e tante cultivar
La specie base – G. nivalis – allo stato spontaneo si presenta anche con due sottospecie: ssp. imperati, con fiori allungati e più grandi, e ssp. cilicicus, che ha foglie più glauche e più lunghe. Sin qui fa la natura, ma l’uomo ha saputo ottenere di più, con un assortimento di cultivar veramente ricco: ‘Atkinsii’, alto 25 cm è un bucaneve molto vigoroso; ‘Flore Pleno’ ha ovviamente i fiori doppi, cioè dotati di molti tepali interni, irregolari o regolari nella forma a seconda del clone; ‘Lutescens’ ha l’ovario e i tepali interni con colore giallo e non verde; ‘Viridi Apice’ si è invece divertito a macchiare di verde la punta dei tepali esterni (come accade nella pianta che spesso viene confusa con i bucaneve e che si chiama invece Leucojum vernum); ‘Poculiformis’ possiede bizzarri tepali interni che non solo non hanno macchie verdi, ma gareggiano in lunghezza con quelli esterni; ‘Sharlockii’, a sua volta genitore di altri cloni, solitamente ha bratteole lunghe e simili a orecchie, anch’esso con qualche segno verde sui tepali esterni; ‘Pusey Green Tip’ è una forma a fiore doppio con tepali esterni macchiettati di verde sulle punte; simile, ma con fiori più grandi, è ‘Hambutt’s Orchard’; molto bello è ‘Lady Elphinstone’, che si fa ammirare per le variegature giallo-albicocca, che però non sono costanti.
La specie G. plicatus ha una sola sottospecie: ssp. byzantinus e molti ibridi
G. plicatus, invece, ha una sola sottospecie naturale, ssp. byzantinus, che sui tepali interni ha macchioline verdi tanto all’apice quanto alla base. Questa specie, più che per cultivar sue proprie, è preziosa per il contributo dato nella costituzione di ibridi, ottenuti mediante l’incrocio con altre specie. Di queste ultime forme – che vedono il coinvolgimento, ad esempio, di G. caucasicus – si potrebbe stendere un elenco lunghissimo: ‘Lady Beatrix Stanley’, una delle più belle, ha fiori doppi con tepali esterni stretti a forma di uncino; ‘Straffan’, raccolto durante la guerra in Crimea, bello e vigoroso, spesso con due fusti fioriferi, e poi ancora ‘Hippolita’, ‘Magnet’, ‘Titania’ e così via per molte pagine.
Coltivazione in giardino
I bucaneve sono quasi sempre di facile coltivazione, a condizione che si seguano alcune regole di base. Il terreno deve essere ricco di humus, ben drenato, umido, di preferenza calcareo o solo leggermente acido e non deve inaridirsi troppo in estate. La posizione migliore è in mezz’ombra, ma anche l’ombra piena viene tollerata: tuttavia, G. reginae-olgae vuole più sole e riparo dai venti freddi. Quasi tutte le specie sono sufficientemente rustiche, sopportando temperature invernali fino a -15° C., fatta eccezione per G. ikariae che arriva solo fino a -5° C. Il momento normalmente suggerito per mettere a dimora i bulbi in giardino è l’autunno, fra settembre e novembre, ma non si deve andare incontro al freddo eccessivo. La profondità indicata è di solito fra i 5 e gli 8 cm, con una distanza fra bulbo e bulbo di una decina di cm o qualcosa meno, anche se una semina irregolare è il metodo migliore per ottenere effetti più naturali. Una buona pacciamatura, con foglie secche e paglia, contribuirà a proteggere i bulbi da agenti atmosferici straordinari e da sbalzi termici eccessivi. Il metodo più idoneo per la moltiplicazione è quello della divisione dei bulbi subito dopo la fioritura, a foglie verdi, se possibile ripiantandoli immediatamente per non danneggiare le radici.
Coltivazione in vaso
Scegliere un contenitore ampio e non troppo basso, possibilmente di terracotta, e provvedere subito ad un buon drenaggio, mettendo sul fondo argilla espansa o ghiaia. Poi, mescolare terriccio da giardino, terriccio di foglie e sabbia fine in parti uguali; interrare i bulbi ad una profondità di circa 2 cm, con la gemma che sporga dalla superficie del terreno. Per una fioritura che avvenga intorno a Natale, questa operazione va fatta subito dopo la fioritura, portando poi i contenitori dall’aperto alla serra calda all’inizio dell’autunno.
Un consiglio importante
Se decidete di iniziare una collezione di bucaneve per il vostro giardino, evitate il più possibile di comprare quei bulbi semi-avvizziti che talvolta si vendono nei negozi o nei garden center in settembre e ottobre. Va ricordato, infatti, che i bucaneve sono abitanti dei boschi e che la loro fioritura avviene quando tutta la vegetazione è nuda, così che il sole invernale e la pioggia possono penetrare meglio nel terreno per dare inizio al loro ciclo vegetativo. Essi non amano rimanere all’aria aperta, rischiando così di perdere umidità: pertanto il periodo migliore per utilizzarli è quando essi hanno ancora le foglie verdi, quindi in marzo.
Come utilizzarli
All’aperto, i bucaneve sono fra le migliori bulbose per creare effetti di tipo naturale, soprattutto se si ha la fortuna di avere al confine con il giardino un’area boscosa o un bosco vero e proprio, ai cui margini essi creeranno un effetto fantastico nei mesi meno felici dell’anno. Anche in altre situazioni, vanno piantati a macchie, possibilmente sotto la chioma di alberi o arbusti a foglia caduca, ma anche in aiuole di piccole dimensioni, oppure in terreni che d’estate sono coperti di felci, infine in tasche riparate di giardini rocciosi. Comunque, si eviti di inserirli in un prato, perché non sopportano i tagli e il terreno compattato. I loro ‘compagni’ preferiti saranno i crochi precoci (Crocus chrysanthus e C. tommasinianus), l’aconito invernale (Eranthis hyemalis), i ciclamini precoci (Cyclamen coum) e gli ellebori. Nel caso di G. reginae-olgae, ovviamente, vanno bene le piante autunnali, come Cyclamen hederifolium, ecc.