























Nella mente e nel cuore di molti americani il panorama autunnale di un giardino intessuto di masse fiorite di Aster può provocare uno shock sentimentale, perché forse nessun’altra pianta è in grado di rievocare con uguale forza, in un animo sensibile, le immagini e i ricordi del tempo perduto. Quando i dintorni di New York non erano stati completamente sopraffatti dal cemento, sul finire dell’estate i bambini, lungo le vie e i fossati, erano soliti raccogliere liberamente mazzi di fiori spontanei, magari da regalare ad un parente di nome Michele o Michela. Si trattava, appunto, delle “margherite di S. Michele” (Michaelmas daisies) o Aster novi-belgii, che spesso aprivano le loro corolle intorno al 29 settembre, il giorno della festa dedicata all’arcangelo celebrato nell’Apocalisse. Non diversamente dai bambini newyorchesi, i loro coetanei del New England manifestavano un uguale apprezzamento per una seconda specie spontanea di “margherita”, Aster novae-angliae, che ai loro occhi differiva solo per il colore dei petali, un po’ meno tendente all’azzurro. Due specie così generose nella fioritura e nella disponibilità a farsi coltivare in forme diverse non ha forse eguali, fatta eccezione almeno in parte per una terza specie, l’europeo Aster amellus, che vive sui rilievi di tutta l’Europa centrale, dal nord della Francia fino alla Macedonia, Italia settentrionale compresa. In teoria, ce n’è abbastanza per realizzare un intero giardino impiegando esclusivamente astri e usando un solo esemplare per ogni varietà. Concentriamo allora la nostra attenzione su questi tre condottieri: delle restanti 247 specie del genere Aster avremo modo di parlare un’altra volta.
In breve
Tipo di pianta: Aster amellus, A. novae-angliae, A. novi-belgii, erbacee perenni
Famiglia: Asteraceae (Compositae)
Parenti stretti: numerosi generi, come: Bellis, Cosmos, Echinacea, Leucanthemum
Dimensioni massime: altezza 50 / 180 cm; ampiezza 50/90 m
Portamento: eretto, molto ramificato
Foglie: picciolate sotto e sessili sopra
Colore foglie: verde, da chiaro a scuro
Fiori: infiorescenze a corimbo, pannocchia o racemo
Fioritura: tardo estiva e autunnale
Rusticità in Italia: ottima
Un po’ di botanica
Le 250 specie di Aster vivono praticamente in tutti i continenti, fatta eccezione per l’Oceania. Com’è ovvio, anche se con apparenze formali diverse, esse sono dotate di caratteri morfologici identici. Le tre specie cui ci riferiamo in questa sede sono perenni, ma la porzione basale della pianta è talvolta un po’ legnosa, tanto da avvicinarle quasi a degli arbusti. Le foglie sono semplici e alterne, mentre i fiori – come in tutte le piante di questa famiglia – si presentano con una “corolla” esterna di “petali” (in realtà sono fiorellini veri e propri, tutti femminili, detti “fiori del raggio”) ed un disco centrale composto di minuscoli fiorellini tubulosi, normalmente gialli ed ermafroditi. L’infiorescenza è addensata in un mazzo di “fiori” a racemo, pannocchia o corimbo.
Aster novi-belgii
Diffuso non solo nell’area di New York, ma anche nei vasti territori che si estendono fra la Terra Nova e la Georgia, la “Michaelmas Daisy” è solita prosperare sia in aree prossime ai centri abitati, sia in praterie aperte, purché il suolo sia umido e, possibilmente, non lontano dalla costa marina. E’ una pianta di circa 120 cm quasi completamente priva di peli ed asperità, con scapi cilindrici spesso rossicci ed infiorescenze a pannocchia appiattita. I suoi fiori del raggio sono variamente colorati anche in natura: solitamente sono di un blu-violaceo che però può diventare blu intenso, viola scuro, rosa o anche bianco. Le sue numerosissime cultivar hanno capolini assai più grandi della specie-tipo (fino a 5-6 cm), anche con una doppia fila di fiori del raggio, multicolori e abbondanti, mentre l’altezza della pianta può essere bassa (40-50 cm) o anche gigantesca (150 cm). Nelle varietà è stata soprattutto eliminata la tendenza della specie spontanea a subire gli attacchi dell’oidio (“mal bianco”).
Aster novae-angliae
Ampiamente distribuita non solo sul territorio del New England, arrivando a nord fino al Quebec e a sud fino al New Mexico, questa specie ama vivere in spazi aperti e soleggiati oppure anche al limite dei boschi, purché il suolo sia sempre piuttosto umido. Alta fino a 180 cm, è una pianta un po’ scabra con un apparato radicale legnoso. Le sue infiorescenze a pannocchia sono più volte ramificate, con capolini larghi intorno ai 3-4 cm, dotati di fiori del raggio di colore solitamente viola scuro, che più raramente vira al rosso-violaceo, al rosa scuro e raramente anche al bianco. La specie-tipo non viene mai offerta in commercio, mentre le sue numerose cultivar, alte fra i 90 e i 180 cm, soddisfano qualunque esigenza. Il peggior difetto della specie spontanea – che chiude i capolini quando il sole scompare dietro le nuvole – è stato eliminato grazie alla costituzione di forme assai più generose, dotate di fitte e abbondanti infiorescenze, sempre molto vigorose. Esse sono pronte a fiorire su qualunque tipo di suolo, ma tollerano poco l’ombra.
Aster amellus
Pur essendo ben distribuita sulle colline e sulle montagne francesi, tedesche, svizzere, caucasiche e di altri Paesi euro-asiatici, questa specie da molto tempo viene chiamata “astro italiano”, forse a causa del suo colore, che ricorda il nostro bel cielo estivo. Di norma non vive sopra i 1400 m di quota e preferisce terreni calcarei, ben drenati e fertili, formando cespi compatti di fusti fioriferi alti circa 20-50 cm. I suoi “fiori”, raccolti in corimbi, sono larghi circa 2-3 cm e sono particolarmente appariscenti per il contrasto fra il disco centrale giallo e la “corolla” esterna di un bel blu-violetto, che però, sempre in natura, in qualche caso vira al viola o anche al rosato. Le cultivar hanno moltiplicato il suo fascino e anche le dimensioni, con piante che producono molte più foglie e che toccano anche l’altezza di 90 cm, con fiori multicolori di 5-6 cm di diametro.
In giardino
Sostanzialmente, le tre specie-guida e il loro corteggio si usano in giardino come appariscenti piante da bordura, soprattutto nei mesi di settembre e ottobre: le più basse (Aster amellus e alcune cultivar di A. novae-angliae e di A. novi-belgii) in primo piano, le più alte sul retro. E’ però possibile scegliere se impiegare queste piante in combinazioni cromatiche senza l’intervento di specie diverse, oppure se abbinarle ad altri generi, dopo aver opportunamente calcolato le rispettive dimensioni e le differenti tonalità di colori. Se s’imbocca la prima strada, è bene usare le varietà più basse in primo piano in modo da occultare la porzione inferiore delle forme più alte, che in non pochi casi sono un po’ “nude”. Parimente, occorre mescolare le varietà dotate di fiori grandi con altre dalle “corolle”più piccole, e in ogni caso tenendo presente che, negli altri mesi dell’anno, questa zona del giardino non sarà fra le più attraenti. Scegliendo per loro la compagnia più indicata, invece, vanno tenute in alta considerazione le piante blu, accanto alle cultivar a fiori chiari o rosso-violaceo: Buddleja, Ceratostigma, Crocus autunnali, Hebe, ecc.. Viceversa, le piante “gialle” saranno utili per contrastare gli azzurri e i viola-blu di astri come ‘Andenken an Alma Pötsche’ e ‘Marie Ballard’: Sambucus racemosa ‘Aurea’, Berberis thunbergii ‘Aurea’, Abelia x grandiflora ‘Francis Mason’ e simili.
Coltivazione
Terreno. Un suolo ricco di humus e molto ben drenato, ma che in pari tempo sia costantemente umido, è ciò che gli A.. desiderano maggiormente. Il pH deve essere tendenzialmente neutro o un po’ alcalino e il terreno sassoso (per A. amellus), possibilmente arricchito da concime organico ben maturo. La concimazione deve poi essere ripetuta una volta l’anno.
Clima invernale. Gli A. sono assolutamente rustici, tollerando temperature invernali anche fino a -15°/-20°C.
Esposizione. Sono piante da siti soleggiati, dove fioriscono per lunghi periodi. Se il terreno è sempre umido (ma curando sempre il drenaggio!), possono tollerare anche la mezz’ombra.
Coltivazione. La coltivazione degli A. è facile, ma richiede alcune particolari attenzioni. Una buona fioritura, infatti, è assicurata se ogni tre o quattro anni si procede ad una divisione della pianta. L’operazione va eseguita in tardo autunno, dopo la fine della fioritura, oppure in primavera, impiegando un coltello ben affilato. I getti, scelti fra i più vigorosi, vanno subito messi a dimora accanto alla vecchia pianta, ma occorre sempre rispettare una distanza approssimativa di mezzo metro. Se invece non si divide, l’astro va potato in modo drastico, sempre in tardo autunno, aggiungendo al terreno del concime granulare a lenta cessione. Le varietà più alte, specialmente nelle aree ventose, in primavera devono essere assicurate ad un tutore sottile ma robusto, che in seguito sarà celato dalla fioritura stessa.
Propagazione. Il metodo migliore è la divisione effettuata in primavera o anche la talea semi-legnosa. L’impiego dei semi va limitato alle specie, che però sono pressoché introvabili in commercio.