


























Tutti lo conoscono da secoli con il nome di ‘sorbo degli uccellatori’, mentre la denominazione scientifica lo qualifica come Sorbus aucuparia. E’ un alberello – talvolta più arbusto che albero – che alla fine dell’estate produce una gran quantità di piccoli frutti rossi e lucidi, spesso preda del becco di alcuni volatili, ghiottissimi della loro polpa succosa. Per questo motivo, gli uccellatori di un tempo usavano catturare vivi i tordi, attirandoli verso le reti dei roccoli attorno ai quali erano stati messi a dimora alcuni sorbi. Gli uccelli, a loro volta, sono i più accaniti ‘coltivatori’ di sorbi, sia pure involontariamente, dal momento che i tre minuscoli semi rossastri contenuti nei pomi, essendo indigeribili, vengono disseminati qua e là dalle deiezioni degli animali. Sorbus aucuparia è sempre stata una pianta largamente diffusa in tutta l’Europa centro-settentrionale, tanto che le antiche popolazioni di quei territori impararono a stringere con essa un rapporto di natura religiosa o almeno rituale. I Celti, ad esempio, ravvisavano nella sua rinascita primaverile il simbolo del ritorno della luce all’inizio dell’anno, ritenendo anche che i suoi frutti fossero grati agli dei e particolarmente efficaci come amuleti contro le folgori. I druidi irlandesi, invece, erano soliti accendere fuochi con il suo legno, prima di una battaglia, poiché erano convinti che i demoni, interpellati con speciali formule magiche, avrebbero concesso il loro sostegno per sconfiggere il nemico. Insomma, Sorbus aucuparia, pur non disponendo di frutti eduli, ha svolto ruoli diversi ma ugualmente importanti nella vita dell’uomo ed ora, cessate del tutto le antiche prestazioni, si propone come pianta da parco e da giardino, accompagnato da un plotone di confratelli, uno più attraente dell’altro, anche perché molto differenti fra loro.
Tutti nordici
Il genere Sorbus appartiene a quella sezione della famiglia delle Rosaceae che comprende alcuni fra i più amati alberi da frutto (meli e peri) e fra i più diffusi arbusti ornamentali: Cotoneaster, Pyracantha, Crataegus. Dotati di foglie alterne, a lamina semplice o pennata, l’orgoglio dei sorbi è costituito dalle abbondanti infiorescenze a corimbo di dimensioni medio-grandi, con fiori perlopiù bianchi, che danno poi vita a numerosi pomi globosi, coloratissimi in autunno: bianchi, rosati o rossi. Con le sue cento specie spontanee, tutte decidue, questo genere dimostra di prediligere l’emisfero settentrionale della Terra, con una forte concentrazione in America, nel nord Europa e soprattutto nel grande areale himalayano-cinese. Gli habitat in cui i sorbi amano vegetare e riprodursi sono abbastanza variati, anche perché, come vedremo, queste piante si presentano con forme, dimensioni ed esigenze diverse. Le sei specie che hanno scelto di vivere in Italia, ad esempio, pur amando la compagnia di altri alberi all’interno di boschi, in alcuni casi si sono rifugiati in ambienti caldi e quasi mediterranei (come il fruttifero S. domestica), o viceversa si sono orientati verso climi più freschi o freddi. E’ questo il caso di S. aucuparia, che ama la vicinanza di abeti e faggi, se non addirittura di rododendri alpini, a quote intermedie fra i 600 e i 2.000 m, là dove non possono sopravvivere altri alberi decidui. Su questo piano, esso può essere superato solo da un paio di sorbi differenti, come S. reducta e S. pygmaea, che però sono di altezza ridottissima e che quindi vivono insieme con altri cespugli al di sopra del limite degli alberi. Più disponibile a scendere in basso è invece S. aria, che talvolta abbandona gli amati faggi e castagni per associarsi con i sempreverdi lecci (Quercus ilex). Anche per quanto riguarda le preferenze relative al substrato, i sorbi possono avere inclinazioni diverse; così, mentre S. torminalis ama i suoli calcarei, viceversa S. aucuparia non disdegna quelli leggermente acidi.
Dal nano al gigante, ciascuno ha un pregio
Un sorbo che vive sulle montagne tibetane e cinesi, S. pygmaea, detiene il record, all’interno del genere, di altezza minima del fusto: 7 centimetri! Viceversa, esistono altre specie (ad es., S. japonica e S. alnifolia, entrambe giapponesi) che raggiungono e superano agevolmente i 20 metri, arrivando in alcuni casi ai 30 m. Fra i due estremi, si distribuisce un ventaglio di altezze intermedie che possono in ogni caso offrire un’ampia scelta per una serie di soluzioni a scopi ornamentali. Ovviamente, l’altezza non è l’unico parametro che ci farà da guida nella scelta, poiché in questo genere ben altri sono i punti di forza: un portamento elegante, un fogliame spesso finemente suddiviso in numerosi lobi, infiorescenze ricche e attraenti in primavera, colori autunnali eccezionali sia per i frutti sia per le foglie stesse. Per quest’ultima dote andrebbero menzionate parecchie specie, prima fra tutte S. aucuparia, che sotto una chioma di 5 m di diametro massimo fa pendere abbondantissimi grappoli di un cupo rosso-arancio. Ancora più ricche sono le infruttescenze di S. vilmorinii, uno dei sorbi migliori: i suoi pomi, inoltre, mutano di colore con il passare delle settimane, dall’iniziale rosa scuro ad un rosso-violetto, per terminare con un bianco perlaceo soffuso di rosa. Infine, è certo che i pomi rosa-scarlatto di S. japonica e quelli rosso-corallo di S. hupehensis sono paragonabili, per lucentezza e vivacità, forse solo ad alcune cultivar di Gaultheria mucronata. Se invece amiamo i caldi colori delle foglie, tra ottobre e novembre, potremo puntare gli occhi anche su S. americana (giallo oro), S. commixta (rosso fuoco), S. scalaris (violetto, rosso e arancio), S. ‘Joseph Rock’ (un arancione brillante che vira al prugna scuro). Al contrario, in primavera e in estate una delle specie più belle è il comune S. aria, le cui foglie sembrano avere due pagine incollate artificialmente l’una sull’altra: la superiore di un verde tenero e luminoso, l’inferiore praticamente candida, con un effetto straordinario ad ogni alito d’aria.
Dove e come usarli
Il genere Sorbus, grazie alle infinite differenze esistenti fra specie e specie, è uno dei più versatili e affidabili, in virtù anche di un valore aggiunto importante pur se poco visibile: un apparato radicale eccezionalmente esteso e robusto che àncora le piante al suolo senza timore del vento più impetuoso. In secondo luogo, i sorbi crescono senza grossi problemi e sono disponibili a tollerare l’atmosfera inquinata della città, prestandosi quindi a formare filari nei viali o gruppi arborei nelle aree battute dai venti. Le specie più alte, come S. japonica e S. aria, danno il meglio di sé, anche isolate, in mezzo al verde di un prato, dove avranno modo di mettere in mostra la grazia di una chioma globosa e ampia. Se invece disponiamo di un giardino piuttosto piccolo o anche solo di un cortile rustico, la scelta è ancora più ampia: ad esempio, vanno bene S. vilmorinii, che in vent’anni si alza solo fino a 5-6 m, con una chioma larga la metà; S. hupehensis, un po’ più alto, ma snello nella chioma e con rami non troppo lunghi; S. commixta, dal portamento eretto e quasi colonnare, anche se può raggiungere i 15 m d’altezza. In tutti questi casi, il sorbo può essere messo a dimora come pianta singola, non in masse, rafforzando così il disegno di eventuali siepi miste sullo sfondo: al loro piede è utile disporre tappezzanti che fioriscono per tutto l’anno o che sono sempreverdi, come le eriche e i ginepri nani. Viceversa, scendendo a dimensioni notevolmente inferiori, i sorbi nani sono adattissimi per decorare i giardini rocciosi, senza peraltro che si debba rinunciare ai loro celebri pomi: in tal caso, S. reducta è una delle specie più graziose e affidabili, anche perché il simile S. poteriifolia può essere tanto strisciante quanto alto fino a più di 2 m. In ogni caso, tutti i sorbi non hanno alcuna difficoltà nel socializzare esteticamente con altre piante legnose, sia emergendo dal gruppo con la propria chioma, sia mescolando i loro forti colori con quelli altrui (faggi, querce, betulle e così via).
Coltivazione
Terreno. In genere, i sorbi tollerano qualunque tipo di suolo, anche il più difficile, ma una crescita migliore viene assicurata da un terreno sciolto e aerato, umido ma ben drenato, fertile e ricco di humus. S. aucuparia si adatta sia a substrati acidi o anche molto acidi, sia al calcare, ma in questo caso non vive a lungo. S. aria invece tollera bene anche i terreni argillosi.
Esposizione. Una posizione al sole o in mezz’ombra favorisce tanto la crescita quanto la produzione di fiori e di bacche. Il vento, soprattutto sulle coste marine, così come l’inquinamento atmosferico urbano non costituiscono un problema per molte specie, come ad es. S. aria e S. intermedia. Ottima anche la tolleranza delle basse temperature invernali.
Cure. Poiché i sorbi hanno quasi sempre un apparato radicale che scende molto in profondità nel sottosuolo, bisogna annaffiarli con frequenza nei periodi di siccità prolungata. Se è necessaria una potatura di formazione per i giovani esemplari, essa va effettuata verso la fine dell’inverno; gli alberi adulti, invece, non andrebbero mai potati, se non per eliminare eventuali rami secchi o malformati.
Moltiplicazione. S. aria, S. aucuparia e S. torminalis si possono propagare mediante semina. A ottobre, i semi vanno liberati dalla parte carnosa delle bacche e immersi in acqua fredda per 24 ore; quindi li si asciuga e li si semina subito in una composta di torba e sabbia, ponendoli in vasi o vasche in cassone freddo. Alla germinazione, che avviene in tempi rapidi, li si trapianta in vivaio quando si sviluppa la seconda foglia e li si coltiva per un paio d’anni prima della messa a dimora definitiva.
Malattie. In genere i sorbi sono piante sane, ma possono essere attaccati da numerose specie di afidi, anche quelli che aggrediscono i meli da frutto: il più pericoloso è l’afide lanoso (Eriosma lanigerum). Gymnosporangium cornutum è invece un fungo (‘ruggine’) che colpisce le foglie di S. aucuparia, scolorandole e facendole avvizzire. La stessa specie, insieme con S. aria, viene attaccata dal chiodino (Armillaria) e da marciumi radicali e del colletto.
Genere Sorbus:
- famiglia: Rosaceae
- foglie alterne, lamina semplice o pennata
- infiorescenze a corimbo
- fiori bianchi, rosati o rossi
I sorbi in Italia:
- S. domestica vive in ambienti caldi
- S. aucuparia vive in ambienti freschi o freddi, con abeti, faggi, rododendri alpini, fra 600 e 2000 m, ama suoli leggermente acidi
- S. reducta e S. pygmaea di altezza ridotta vivono con altri cespugli oltre il limite degli alberi
- S. aria vive con faggi e castagni, a volte con lecci
- S. torminalis vive in suoli calcarei
Colori autunnali, frutti
- S. aucuparia: frutti colore cupo rosso-arancio
- S. vilmorinii: frutti colore che muta da un’iniziale rosa scuro ad un rosso-violetto, infine al bianco perlaceo suffuso di rosa
- S. japonica: frutti colore rosa-scarlatti
- S. hupehensis: frutti colore rosso-corallo
Colori autunnali, foglie tra ottobre e novembre
- S. americana: foglie giallo oro
- S. commixta: foglie rosso fuoco
- S. scalaris: foglie violetto, rosso e arancio
- S. ‘Joseph Rock’: foglie arancione brillante che vira al prugna scuro
Dove in giardino:
- in giardini ventosi, ideali per robusto ed esteso apparato radicale li vincola al terreno
- in zone urbane, ideali perché tollerano bene lo smog
- in mezzo ad un prato: S. japonica e S. aria (dalla bella chioma globosa)
- se isolati, meglio con siepi miste sullo sfondo, tappezzanti sempreverdi ai piedi (eriche e ginepri nani)
- in piccoli giardini: S. vilmorinii (altezza massima 5-6 m, chioma larga 3 m), S. hupehensis (chioma snella, rami non lunghi), S. commixta (portamento eretto, sino a 15 m di altezza)
- in giardini rocciosi: S. reducta, S. poteriifolia (strisciante o eretto sino a 2 m)