











Se non è in fiore sembra un rosmarino, un ginepro, oppure una piccola conifera a forma di cespuglio. Solo quando Grevillea juniperina si riveste di fiori rossi simili a fiamme rivela la sua vera natura. Nessuna conifera, grande o piccola, osa tanto. E così, chi non è addentro alle cose botaniche, sospetta che vi sia un trucco, che il cespuglio sia un inganno di qualche vivaista burlone.
Come altre piante australiane, questo genere ha sviluppato foglie piccolissime e coriacee per limitare la traspirazione in un ambiente dal clima asciutto e secco.
È pianta che non lesina nel numero dei fiori, né nei colori, accesi e vivaci. Le forme, poi, sono singolari, poiché le grevillee si sono sbizzarrite a studiare ammassi di spirali e di calici lunghissimi, graziosamente contorti in riccioli colorati e in ciuffi aggressivi, che sporgono da un intrico di aghi rigidi e pungenti.
Grevillea juniperina tra le specie cespugliose, è sicuramente la più diffusa, è un grande cespuglio dalla forma arrotondata e dal fogliame verde intenso, fitto, rigido e pungente. Si caratterizza per una estrema facilità di coltivazione, per la ricchezza e precocità nella fioritura e per la notevole resistenza ai geli. Tra le varie specie-cultivar è la più consigliabile nelle zone climatiche fredde dell’Italia. Il suo aspetto è simile a quello del comune ginepro, con rami ricoperti di foglie aghiformi, verde-grigio. In pochi anni le dimensioni possono arrivare a 2 m di altezza e 1 m di larghezza.
I fiori, riuniti in racemi penduli od eretti a secondo della cultivar, variano dal rosa chiarissimo, al rosso acceso, dal color albicocca (cultivar G. ‘Molonglo’), al giallo zolfo, nella premiata varietà G. juniperina var. sulphurea e giallo limone nella cultivar G. ‘Prostrate Yellow’, dal portamento ricadente.
Come quelli di tutto il genere, sono privi di petali, perché costituiti da un lungo e sottile calice tubolare arricciato e contorto con eleganti circonvoluzioni.
Altre apprezzate cultivar sono G. juniperina ‘Lunar Light’, e G. juniperina ‘Aurea’.
Le più belle
Molte specie di Grevillea si adattano ai vari climi della nostra penisola. Nel mio giardino è proprio Grevillea juniperina la prima pianta a fiorire alla fine dell’inverno. I boccioli crescono a volte sotto la neve, incuranti delle notti di gelo.
Grevillea robusta (sez. Anadenia) è la più grande tra le numerose specie. Nelle migliori condizioni raggiunge perfino i 30 m di altezza. Lo si trova sulla riviera ligure, nei parchi e nei viali, apprezzato per la bellezza delle foglie di forma variabile, spesso pennate con profonde lobature, o, come si dice in termine botanico, ‘bipinnatifide’ con aspetto simile a quello di alcune felci.
Grevillea rosmarinifolia è un’altra specie importante. È simile in dimensioni, portamento e rusticità a G. juniperina, dalla quale si differenza per il fogliame argenteo, più rado e per i rami arcuati e ricadenti. È un cespuglio aggraziato, aperto e leggero. I fiori hanno calice corto e contorto, quasi a formare fitte spirali dalle quali si irradiano lunghi stili rossi. Una delle cultivar apprezzate è G. rosmarinifolia ‘Desert Flame’.
Un bellissimo ibrido tra G. juniperina e G. rosmarinifolia è Grevillea ‘Canberra Gem’, possiede dense spighe di fiori rosso intenso o rosa vivace, che sbocciano in successione dalla fine dell’inverno fino alla tarda estate.
Grevillea banksii, più adatta ai climi miti e ai giardini mediterranei in riva al mare, è un grande cespuglio elegantissimo che può assumere il portamento di un piccolo albero. Le sue foglie sono pennatifide con lobi sottilissimi ed allungati. I fiori compongono lunghe spighe terminali con stigmi rossi ed apice giallo. Esemplari davvero annosi raggiungono i 10 m di altezza ed i 5 di larghezza.
Grevillea stenomera ha calici rosso acceso o rosa carico, dai quali sporgono lunghissimi stili che sfumano verdi, creando un contrasto cromatico singolare. È un bel cespuglio dal fogliame argentato, di circa 2 m di altezza, adatto a climi miti.
La loro morfologia
La famiglia delle Proteaceae annovera circa 1200 specie, quasi tutte tropicali ed esotiche, di cui solo alcune piante ornamentali sono commercializzate. Il genere Grevillea è tra i più interessanti.
È diviso in due sezioni: Anadenia che hanno normalmente foglie pennate o frastagliate, (es. G. robusta), Manglesia con foglie alterne intere più o meno aghiformi (es. G. juniperina).
I fiori delle grevillee, riuniti in racemi, portati in posizione terminale, raramente ascellari, sono privi di petali e sono costituiti dal solo calice dal quale sporge, lunghissimo e colorato lo stilo.
Da dove provengono
Appartengono alla famiglia delle Proteaceae e sono diffuse in particolare nel continente australiano, Nuova Guinea, Nuova Caledonia. Il genere comprende circa 250 specie, tutte sempreverdi, il cui portamento varia dai piccoli cespugli prostrati agli alberi grandi come querce. Di moda attorno alla prima metà del sec. XIX, sono state selezionate nel tempo numerose cultivar.
Il botanico Robert Brown le classificò nel 1810, dedicando questo nuovo genere al vicepresidente della Royal Horticultural Society, Charles De Greville, naturalista e mecenate.
Grevillea lanigera ha un portamento compatto, nano e prostrato, a volte scomposto. Le piccole foglie rigide e tomentose, dai margini arrotolati, sono disposte fittamente sui rametti, così da formare dense masse di foglie punteggiate di fiori rossi o rosati, a volte con contrasti tra rosso e crema o verde e crema. E’ anch’essa una specie di buona rusticità. Le cultivar consigliabili, sono G. lanigera ‘Mount Tamboritha’, denominata anche G. l. ‘Compacta’ e G. l. ‘Clearview John’.
Grevillea thelemanniana, di dimensioni ridotte (m 1,80), ha fiori rossi riuniti in dense pannocchie perfettamente simmetriche, rami ricoperti di foglie strettissime talvolta pennatifide. La rusticità, limitata negli esemplari giovani, aumenta in quelli consolidati.
Grevillea johnsonii ha invece foglie aghiformi lunghissime, simili a quelle dei pini marittimi. Anche le pannocchie di fiori sono leggere e rade, con stigmi pronunciati. È specie adatta ai climi caldi e soleggiati.
Come coltivarle
Conoscendo il clima da cui provengono non è difficile capire le loro esigenze climatiche e podologiche sia in vaso che in piena terra: terreno asciutto, clima secco ed inverni miti.
La rusticità varia a secondo della zona di provenienza. Molte specie resistono fino a -7°C, altre, più delicate, richiedono temperature minime superiori. Nelle zone climatiche miti si possono coltivare tutte, in pianura padana ed in altre zone analoghe bisognerà fare qualche rinuncia.
In vaso il terriccio più adatto è quello per piante acidofile con aggiunta di sabbia. Sono opportune fertilizzazioni mensili con concime ricco di fosforo. È bene innaffiare liberamente diradando le innaffiature d’inverno.
In piena terra richiedono terreno moderatamente fertile da acido a neutro.
L’esposizione migliore è in pieno sole e la fioritura avviene dalla primavera fino all’autunno inoltrato, a volte senza interruzione.
Le potature non sono necessarie se non per eliminare rami rotti o fuori forma.
La moltiplicazione avviene per seme e per talea estiva di legno semimaturo. Salvo che per G. robusta, le altre specie hanno germinazione difficile.