Deutzia

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A costo di scadere nella banalità, osserviamo subito che le Deutzia di cui vogliamo parlare sono arbusti e, già che ci siamo, che non può esistere un vero giardino senza un consistente apparato arbustivo, in grado di porsi come equilibrato intermediario tra gli alberi e la coloratissima flora erbacea. Fin qui tutto ovvio, non abbiamo fatto altro che mettere sulla pagina ciò che anche il più distratto fra i giardinisti amatoriali sa da tempo, ma qualche parola in più sull’opportunità, anzi sulla necessità di ricorrere agli arbusti anche nei giardini medio-piccoli andrebbe aggiunta. Rimarchiamo, innanzi tutto, il ruolo “architettonico” degli arbusti, i quali in virtù della loro taglia, anche se molto variabile secondo i diversi generi, costituiscono una risorsa di grande efficacia nel contesto di un ambiente organizzato dall’uomo a fini di puro piacere estetico. Tuttavia, questa categoria di piante offre numerosi altri vantaggi, il primo dei quali, forse il più evidente, è la ricchezza di fiori per tutte le stagioni, che oltretutto possiamo portare in casa a fasci. Inoltre, generalmente gli arbusti non impiegano decenni prima di diventare adulti e, quindi, di fiorire, ma completano il loro ciclo giovanile di solito entro un quinquennio. Le specie sempreverdi hanno in certi casi un ruolo insostituibile per ‘riempire’ i vuoti invernali, mentre molte di quelle a foglia caduca sono bellissime anche in autunno, quando i colori si fanno struggenti al pari della stagione. Infine – e questo è sicuramente gradito a tutti, specialmente ai pigri, come ad esempio chi scrive – la presenza di arbusti in giardino comporta un carico di lavoro piuttosto ridotto: è sufficiente non commettere errori tragici nella potatura e il più è fatto. Se tutto quanto abbiamo detto è legittimo per la grande maggioranza di generi e specie, tanto più è valido per Deutzia, un genere certamente non sconosciuto ma forse un po’ sottovalutato.

Le stelline

Per imparare a conoscere meglio un genere che è assai più abbondante di quanto non si immagini, è forse bene sgombrare il campo da un equivoco che spesso aleggia nei giardini: la Deutzia assolutamente non è il ‘fior d’angelo’, vale a dire il Philadelphus. E’ vero che fra i due corrono alcune affinità, tanto che entrambi appartengono alla stessa famiglia, quella delle Hydrangeaceae (oppure, per alcuni botanici, alle Saxifragaceae), ma basta guardare in modo non superficiale le dimensioni dei fiori e la forma delle foglie dell’uno e dell’altro per non confondersi mai più. Il periodo di fioritura, almeno nel nostro Paese, è lo stesso (maggio-giugno), la corteccia si sfalda sui loro fusti in modo simile, il colore dei petali è solitamente bianco per tutti e due: ma le analogie sono finite qui. Per dissipare ogni dubbio residuo, basta osservare che i Philadelphus hanno fiori con quattro petali e quattro sepali, mentre nelle Deutzia il numero sale invariabilmente a cinque. Infine, proviamo a prendere in mano una fogliolina di Deutzia e facciamo scorrere il polpastrello lungo i margini: incontreremo così una certa resistenza, dovuta alla presenza di minuscoli dentini che, se proprio non siamo decisamente presbiti, vedremo distribuiti in modo regolare come soldatini. Poiché questa particolarità non è costante in tutte le 60-70 specie sinora scoperte, quasi tutte decidue, è bene completare la descrizione, ricordando che le foglie sono sempre opposte e con piccioli molto corti, mentre i fiori sono raccolti in cime, racemi o pannocchie che si sviluppano su getti ascellari o terminali. Abbiamo lasciata per ultima una caratteristica davvero straordinaria, ma che purtroppo è visibile solo sotto le lenti del microscopio. Le foglie di tutte le specie sono cosparse, su entrambe le pagine, di centinaia di piccolissimi peli, tutti a forma di stella, a tre, quattro, cinque o più punte e fortemente variabili nella forma: ciascuna specie è dotata di un modello che è solo suo e che, quindi, ha aiutato i botanici nel loro lavoro di classificazione.

Principali caratteristiche:

  • Fioritura in maggio-giugno
  • Fiori in cime, racemi o pannocchie
  • 5 petali bianchi e 5 sepali
  • Foglie opposte, margine dentato (eccezioni)
  • Microscopici peli sulle foglie, diversi nelle varie specie, a forma a stella a 3, 4 o 5 punte
  • Picciolo molto corto

Le tre specie fondamentali

Nel 1781 fu lo svedese Carl Thunberg, un allievo di Linneo, ad istituire il genere, assegnandogli un nome la cui pronuncia è un po’ difficoltosa, perché riferita al cognome olandese di un avvocato che gli aveva finanziato una spedizione in Giappone: Johan van der Deutz. Il primo esemplare rinvenuto dal Thunberg fu chiamato Deutzia scabra e il caso volle che questa pianta rimanesse per moltissimo tempo la più richiesta, a motivo delle sue numerose doti, quasi che le specie scoperte successivamente non potessero eguagliare tante virtù. In effetti, non si può negare che la popolarità di D. scabra è largamente giustificata: la sua rusticità è proverbiale, tanto che la pianta si fa beffe anche dei geli primaverili tardivi, emettendo poi graziosi fiorellini bianchi a corolla semplice, che però in alcune varietà orticole possono essere anche doppi e con sfumature rosate o addirittura purpuree. Il suo scopritore la rinvenne in località montuose e boscose del Giappone, soprattutto su suolo fortemente umido, dove alligna tuttora, anche se in natura non è molto frequente. Questo particolare ci meraviglia un po’, perché all’inverso, nei giardini dell’Europa centrale e anche dell’Italia settentrionale, la sua disseminazione spontanea in qualche caso rischia di farla considerare una pianta invadente. Una seconda specie che va osservata con attenzione è D. crenata, che spesso viene confusa con la precedente, anche se è facilmente distinguibile perché le sue infiorescenze sono sottese da foglioline dotate di un picciolo non breve; i racemi sono composti da molti fiorellini, con una corolla dal diametro di circa 2 cm, formata da petali lunghi e stretti. Non meno interessante è D. gracilis, un arbusto di piccola taglia, che può ricoprire un ruolo importante sia in giardino sia in veranda o in terrazzo, dal momento che si può coltivare in vaso. Si tratta di un arbusto eretto, con foglie lanceolate di un verde brillante e stretti racemi, lunghi fino ad 80 cm, di fiori candidi fortemente profumati.

In sintesi:

  • D. Scabra. Rustica, resiste ai geli tardivi, fiori bianchi a corolla semplice (eccezioni)
  • D. Crenata. Racemi carichi di fiori, corolle di 2 cm, petali lunghi e stretti
  • D. Gracilis. Dimensioni piccole, portamento eretto, pacemi stretti, lunghi 80 cm, fiori bianchi, profumati, foglie lanceolate, verde brillante

 

Quattro ibridi orticoli

Ancora fra le D. più comuni, troviamo quattro famosi ibridi orticoli, sulle cui origini si è a lungo discusso, arrivando a definirle solo in parte. La prima prende il nome di D. x magnifica, un arbusto che veramente rende onore al nome attribuitogli. Non è ben chiaro se sia il risultato di un incrocio di D. crenata con D. longifolia o con D. vilmoriniae, ma è certo che della prima specie ha conservato in special modo il portamento, caratterizzato da rami robusti ed eretti. Le foglie sono oblungo-ovate e acutamente dentate ai margini, mentre i fiori bianchi, semplici o doppi, sono raccolti in pannocchie corte e compatte, che poi nelle varie cultivar si presentano sotto diversi aspetti e colori. Un altro ibrido orticolo è D. x lemoinei (D. gracilis x D. parviflora), dalle foglie lanceolate e lungamente appuntite, con numerosi fiori in corimbi piramidali o in racemi. Il terzo ibrido, D. x rosea, venne probabilmente creato incrociando la solita D. gracilis con D. purpurascens e ottenendo così un arbusto quasi nano, i cui fiori, raccolti in corte e ampie pannocchie, sono bianchi internamente e spruzzati di rosso esternamente. Infine, il quarto ibrido si chiama D. x kalmiiflora (D. purpurascens x D. parviflora) e possiede un portamento arcuato, con rametti fioriti lunghi fino a una trentina di cm e fiori grandi, del diametro di 2 cm, bianchi dentro e rosa scuro fuori. In questi ultimi anni, poi, ha acquisito numerose benemerenze un altro ibrido orticolo, D. x hybrida, dal quale sono derivate alcune varietà di forte richiamo, come ‘Mont Rose’, che ha un portamento eretto e foglie seghettate, con fiori ampi e aperti di un bel rosa carico.

In sintesi: 

  • D. x magnifica. Molto bella, robusti rami eretti, fiori bianchi, semplici o doppi , in pannocchie corte e compatte, foglie oblungo-ovate, margine dentato 
  • D. x lemoinei. Fiori in corimbi piramidali o racemi, foglie lanceolate, lungamente appuntite 
  • D. x rosea. Fiori in ampie e corte pannocchie, colore interno bianco ed esterno spruzzato di rosso 
  • D. x kalmiiflora. Portamento arcuato, rametti fioriti di 30 cm, fiori diametro 2 cm, colore interno bianco ed esterno rosa scuro 
  • D. x hybrida ‘Mont Rose’. Portamento eretto, fiori ampi e aperti, colore rosa carico, foglie seghettate 

Perché lasciarle nell’oblio?

Fra le sessanta o settanta specie sinora descritte, ve ne sono alcune che con ogni probabilità non arriveranno mai nei vivai e di conseguenza neppure nei nostri giardini. Ciò è normale e capita a diversi generi di piante ornamentali, che per essere tali devono superare parecchi esami d’ammissione: bellezza, rusticità, facilità di coltivazione e così via. In questo elenco di ‘scarti’, tuttavia, non dovrebbero trovare posto altri arbusti che in passato ebbero il loro momento di gloria, ma furono poi abbandonati in favore dei nuovi arrivati o di alcune varietà dal portamento più idoneo a decorare giardini moderni di piccole dimensioni. Queste piante, molto spesso a livello di specie, hanno un innegabile difetto, un portamento piuttosto irregolare o disordinato, ma per contro non sono meno rustiche delle altre e in molti casi sfoggiano infiorescenze ricche e corolle inusuali. In cima alla lista poniamo D. corymbosa, arrivata dall’Himalaya in Europa nel 1830 insieme con una sua varietà naturale, D. c. var. staurothrix e distintasi subito per i corimbi di fiori bianchi dagli insoliti petali obovati e con lo stesso profumo del biancospino. Dalla Cina arrivò invece nel 1905 D. compacta, contraddistinta da numerosissimi fiori bianchi, strettamente appressati fra loro in mazzetti di 5 cm di diametro. Come scordare poi D. grandiflora, che sfoggia i fiori più grandi di tutto il genere, anche se non molto numerosi, oltretutto fra i primi ad aprirsi, fin dal mese di aprile? Anche di D. longifolia non si dovrebbe scrivere che bene, a prescindere dal suo contributo offerto in alcuni ibridi. In primo luogo è una delle più alte (oltre due metri), quindi adatta per giardini di notevoli dimensioni, poi ha infiorescenze cimose ampie, con fiori larghi fino a 2.5 cm, di colore bianco con strisce rosate oppure quasi rossi nella cultivar ‘Veitchii’. Un po’ simile a D. scabra è invece D. schneideriana, le cui infiorescenze corimbose sono lunghe oltre 10 cm e hanno fiori con petali stretti e lanceolati d’aspetto davvero grazioso.

Insomma, anche queste specie messe un po’ in disparte sono tutt’altro che indegne: i fiori di D. purpurascens e D. rubens andrebbero apprezzati per il colore rosso o rosato e non solo perché quest’ultimo è stato sfruttato negli ibridi; D. monbeigii ha rami sottili e arcuati, con fiori a forma di stella; D. staminea, di taglia quasi nana, può avere fiori bianchi oppure rosa; l’ibrido D. x elegantissima, creato dal famoso vivaista francese Lemoine ai primi del Novecento, vanta una cultivar, ‘Rosalind’, con i fiori di un magnifico carminio, e così via. Se potessimo nominare la rappresentante di questa categoria delle specie neglette, ci rivolgeremmo a D. pulchra, scoperta nel lontano 1886 in un vasto areale che va dalle Filippine e all’isola di Taiwan, dove cresce sulle montagne sino a 2500 m di quota. Dotata di lunghe ed eleganti foglie lanceolate, che nei climi più miti sono semi-persistenti, questa Deutzia fiorisce tra aprile e maggio, esibendo fiori grandi, penduli, quasi campanulati, riuniti in infiorescenze molto abbondanti. Se si ignora il fatto non sconvolgente che essa teme i geli tardivi, non si comprende come possa essere oggi trascurata, soprattutto se impiegata come esemplare isolato, in considerazione delle sue dimensioni non modeste. Da lei, infatti, sta partendo la riscossa delle specie trascurate, come dimostrano quei vivai inglesi che l’hanno ripresa in considerazione.

Ibridi dimenticati

  • D. corymbosa. var. staurothrix corimbi di fiori bianchi, petali obovati, profumo di biancospino
  • D. compacta numerosi fiori bianchi in mazzetti
  • D. grandiflora fiori grandi ad aprile
  • D. longifolia alta 2m, infiorescenze cimose ampie, fiori bianchi e rosa di 2,5 cm
  • D. schneideriana infiorescenze a corimbo di 10 cm, petali stretti e lanceolati
  • D. purpurascens fiori rossi o rosati
  • D. rubens fiori rossi o rosati
  • D. monbeigii rami sottili e arcuati, fiori a stella
  • D. staminea taglia nana, fiori bianchi o rosa
  • D. x elegantissima ‘Rosalind’ fiori carminio
  • D. pulchra lunghe foglie lanceolate semi-persistenti, fiori abbondanti, grandi, campanulati a maggio-aprile, teme i geli tardivi

Gli abbinamenti in giardino

A giudizio di una celebre maestra del giardino inglese, Gertrude Jekyll, “nei pressi dei corsi d’acqua e degli annessi sentieri, vanno collocati arbusti da fiore di una certa dimensione: lillà (Syringa vulgaris), Viburnum opulus, alberi di Giuda (Cercis siliquastrum), Weigela, Deutzia e Philadelphus rappresentano la sezione decidua, mentre per le sempreverdi si può scegliere Choisya e Juniperus sabina”.  Il consiglio della Jekyll è opportuno non solo per gli aspetti ‘architettonici’, ma anche per quelli ecologici: come sappiamo D. scabra, ad esempio, vive in natura su terreni piuttosto umidi. Le D., peraltro, sono indicate anche per le bordure di arbusti, insieme con altri cespugli da fiore – come, appunto, Philadelphus e Weigela, ma anche Kolkwitzia  – oppure anche nelle bordure miste, con erbacee perenni. In quest’ultimo caso, suggeriamo l’impiego di varietà a fiore bianco di D. scabra o di D. x magnifica, a cui accosteremo piante come le azzurre Anchusa o gli Agapanthus nani. Se invece vogliamo piantare le D. a fiore rosa-malva, come ad es. la popolarissima ‘Mont Rose’, allora pensiamo a compagne quali le forme più rosate di Thalictrum aquilegifolium oppure di Aquilegia o, al contrario, le foglie marrone-violette di Cotinus coggygria ‘Royal Purple’. Un’altra famosa paesaggista, Penelope Hobhouse, ci invita a creare macchie di sottobosco in cui si possano formare contrasti fra il colore magenta vivo di un tappeto di Geranium psilostemon, il bianco di Philadelphus e il rosa di una Deutzia. Resta, in ogni caso, la possibilità di mettere a dimora gli esemplari più grandi anche in aiuole destinate solo a loro, perché l’effetto scenografico di una Deutzia in fioritura è uno spettacolo che può essere gustato in solitudine. Inoltre, esse si integrano perfettamente in un paesaggio rustico, quindi anche ai margini di una boscaglia.

Altri due artisti del giardino, Ippolito Pizzetti e Henry Cocker, ci ricordano che “D. gracilis, chiamata in Giappone ‘Fiore della neve’, è usata in Oriente come pianta per formare basse siepi”. Tuttavia, poiché questa specie non sempre si adatta a vivere là dove si susseguono “inverni capricciosi”, essa si presta meglio ad essere forzata in serra per un uso domestico. Invece, aggiungiamo noi, se si vuole creare una siepe mista, allora è meglio ricorrere a D. scabra, accompagnandola magari con Cotinus, Lonicera fragrantissima, Forsythia, Ribes sanguineum, Kolkwitzia amabilis, Rosa rugosa, Weigela.

  • Nei pressi di corsi d’acqua
  • In bordure di arbusti
  • In bordure miste con erbacee perenni
  • In basse siepi (D. scabra)
  • Isolate in aiuole (le specie più grandi)
  • In macchie di sottobosco
  • Ai margini di una boscaglia

Coltivazione

Scelta del sito ed esposizione. Molte specie sono perfettamente rustiche: D. scabra, D. x hybrida (come ‘Mont Rose’), D. grandiflora tollerano temperature invernali sino a –25°C. Viceversa, un secondo gruppo, nel quale troviamo D. staminea e D. pulchra, è assai meno disponibile, poiché non accetta che la colonnina di mercurio scenda sotto i –5°C. Tutte le altre specie e ibridi – quindi la maggioranza – sopportano bene anche i –15°C. Bisogna però fare attenzione a D. pulchra, D. gracilis, D. x lemoinei, D. x rosea, D. grandiflora, perché possono essere danneggiate dai ritorni di gelo in primavera. Secondo la zona climatica in cui sono collocate esse gradiscono il sole, al nord, o la mezz’ombra, al centro-sud. Nelle aree calde, vanno collocate in luoghi ove siano protette dal sole pomeridiano.  

Messa a dimora. La messa a dimora delle piante va effettuata generalmente in autunno, ma nelle zone più fredde è meglio rinviarla alla primavera. Nel caso di formazione di siepi con D. gracilis, le piante vanno collocate a intervalli di 60-80 cm. 

Il suolo. Le D. tollerano praticamente tutti i tipi di suolo e di substrato, ma preferiscono un terreno fertile, ricco di humus e di foglie marcite, ben drenato ma costantemente umido. 

Cure colturali. Dopo la fioritura, i rami vecchi e cresciuti disordinatamente vanno tagliati alla base. Nella potatura bisogna ricordare che le infiorescenze si formano sui getti laterali dei rami dell’anno precedente e sono particolarmente abbondanti su legno giovane. Così, si spiega l’opportunità di eliminare i rami vecchi allo scopo di stimolare la produzione di formazioni nuove fin dalla base dell’arbusto. La cima dei rami va potata solo nel caso in cui sia stata danneggiata dal gelo. Annaffiare abbondantemente durante la fioritura e in estate. 

Malattie. In pratica, le D. non soffrono di alcuna malattia. 

Moltiplicazione. Le specie si propagano da seme, mentre per le cultivar e gli ibridi si provvede con talee di legno tenero prelevate in primavera, fatte radicare in un miscuglio sabbioso, in un cassonetto con il fondo riscaldato.  

Esigenze agronomiche:

  • Temperatura tollerata: sino a -15°C
  • Eccezione per D. scabra, D. x hybrida,  D. grandiflora: sino a -25°C
  • Eccezione per D. staminea e D. pulchra: solo sino a -5°C
  • Attenzione ai geli primaverili per D. pulchra, D. gracilis, D. x lemoinei, D. x rosea, D. grandiflora
  • Al sole nelle zone più fredde del nord; al centro-sud e zone calde a mezz’ombra, no il sole del pomeriggio
  • Mettere a dimora in autunno; nelle zone fredde, in primavera
  • Terreno umido e drenato, fertile, con humus
  • Dopo la fioritura, potare alla base i rami vecchi, salvando la cima dei rami
  • Annaffiare abbondantemente in estate

Le Deutzia in sintesi

Specie, ibrido o cultivar

Portamento

Dimensioni in cm

[altezza x larghezza]

 

D. x ‘Candelabra’ Eretto-arcuato 100 x 150

D. compacta

Espanso 200 x 250
D. crenata ‘Nikko’ Compatto 60 x 120
D. elegantissima ‘Rosalind’ Compatto-arrotondato 120 x 150

D. gracilis

Eretto, cespuglioso 100 x 100
D. x hybrida ‘Mont Rose’ Eretto, cespuglioso 120 x 120
D. x kalmiiflora Aperto-arcuato 150 x 150

D. longifolia

Espanso-arcuato 200 x 300
D. x magnifica Eretto-arcuato 300 x 200

D. monbeigii

Arcuato 120 x 150

D. pulchra

Eretto-arcuato 250 x 200
D. x rosea Compatto-arrotondato 120 x 120

D. scabra

Eretto-arcuato 300 x 200
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