





















Per molto tempo le Daphne, specie arbustive ma che comprendono anche piante di piccola taglia (e per questo le abbiamo inserite in questo libro, nonostante non sia del tutto corretto), sono rimaste vittime di un pregiudizio diffuso, secondo cui sarebbe prudente utilizzarle con parsimonia a causa di un duplice “difetto” di base: difficoltà di coltivazione e scarsa longevità. In realtà è sufficiente osservare poche ma precise regole colturali e, in pari tempo, puntare su alcune specie piuttosto che su altre, scartando le più difficili e le meno longeve. E preferendo i generi in grado di sfoggiare fioriture in tutte le stagioni, almeno dall’inverno fino alle soglie dell’autunno.
Specie e varietà
Al momento attuale si contano più di cento specie: vi sono specie sempreverdi, ma anche decidue, rustiche o delicate, più o meno profumate, con portamenti che spaziano fra la taglia nana (come D. jasminea) e la tendenza ad imitare gli alberi (D. bholua in natura può superare i 4 metri d’altezza). E non basta, perché i fiori, frequentemente bianchi o rosa, in alcuni casi sono anche lilla, gialli, rossi o verdi, mentre i loro frutticini (in alcuni casi decisamente velenosi) sono rossi, arancione, gialli o neri. Non sempre le bacche sono particolarmente attraenti, ma in alcune specie è possibile ammirare contemporaneamente frutti e fiori anche per un notevole periodo di tempo.
Sempreverdi
D. odora – sempreverde cinese che in coltivazione arriva a 2 m d’altezza, portando foglie ellittiche di un bel verde brillante e fiori, esternamente rossi e dentro bianco-rosati, raccolti in capolini terminali. Fiorisce abitualmente in febbraio, ma anche in dicembre-gennaio, emanando una dolce fragranza fra le piante ancora spoglie. La cultivar ‘Aureomarginata’, dotata di foglie orlate di color crema, merita la massima attenzione perché è ancor più rustica della specie.
D. tangutica – Taluni botanici la preferiscono chiamare D. retusa, ha fiori abbastanza simili a quelli di D. odora, inizia a fiorire alla fine dell’inverno, con un massimo in maggio-giugno, mentre non è raro vederle ancora fiorite in novembre.
D. bholua – alta sui 2 m è originaria dell’Himalaya, ha mazzetti di 3-15 fiori di color bianco-violaceo, intensamente profumati, fioritura precocissima da febbraio a marzo e foglioline oblungo-ellittiche ondulate ai margini. La cultivar ‘Gurkha’ è eccezionalmente resistente al freddo e in inverno nelle regioni settentrionali perde quasi completamente le foglie.
D. collina – Spontanea nel Napoletano, si sviluppa più in larghezza che in altezza (circa 150 x 100 cm), in primavera si ricopre totalmente di capolini di fiori rosa scuro e molto profumati.
D. sericea – Proveniente da Creta, è leggermente più alta e con fiori di un rosa più tenue.
D. laureola – Presente in gran parte dei boschi di latifoglie di tutt’Italia, è alta fino a 150 cm, con foglie sempreverdi, lucide e cuoiose, oltre che di fiorellini giallo-verdi e profumati che si aprono sul finire dell’inverno.
D. pontica e D. albowiana – Alte circa 130-150 cm, si presentano con un analogo colore dei fiori, che nella prima specie sono un po’ penduli e talvolta poco odorosi, mentre nella seconda producono frutti rossi invece che neri.
D. acutiloba e D. longilobata – Cinesi abbastanza simili fra loro: entrambe possiedono foglie lanceolate e acuminate, mentre i fiori sono pure acuti e di colore bianco, con successiva produzione di bacche rosse.
Decidue
D. mezereum – Simpatico arbusto abbastanza comune nei nostri boschi, dove si può facilmente riconoscere alla fine dell’inverno per via delle sue infiorescenze rosate, allungate e odorose, che poi daranno vita ad un gruppo di bacche rosse e velenose. Interessanti le sue due cultivar ‘Alba’ e ‘Rubra’, con fiori rispettivamente bianchi e rosso scuro.
D. x burkwoodii (D. caucasica x D. cneorum) – Ibrido di gran successo, molto bello dal punto di vista ornamentale, che si comporta da semi-sempreverde e che fiorisce all’inizio dell’estate. Ha un’abbondante fioritura ed è facile da coltivare, tra le sue cultivar: ‘Somerset’ (alta 150 cm e larga 100, con fiori più grandi), ‘Astrid’ (foglie marginate di color crema e assai compatte), ‘G.K.Argles’ (molto vigorosa ed eretta, con foglie marginate d’oro).
D. altaica – semi-sempreverde dai graziosissimi fiori bianchi e stellati, in maggio e giugno.
D. caucasica – Fiorisce un po’ più tardi, è eretta (fino a 2 m) e robusta, dotata di fiori bianchi e profumati, sino a 20 per ogni capolino.
D. genkwa – Si distingue per avere fiori di un insolito e seducente lilla-azzurro con sfumature ametista. Dal portamento eretto ed elegante e con un’altezza di circa un metro, questa specie a fioritura primaverile vanta anche foglie giovanili setose e un dolce profumo. Tuttavia, è piuttosto esigente in coltivazione, perché ama estati molto calde, un terreno acido e una posizione riparata e ombreggiata.
Per il giardino roccioso
Un’ultima categoria di dafne vede radunate tutte quelle specie che, essendo di taglia bassa o avendo un portamento strisciante, sono idonee a decorare il “rock garden” o situazioni simili.
D. cneorum – E’ la regina di questo gruppo, sempreverde, si alza per non più di 40 cm e però s’allarga anche fino a 150 cm con la cultivar ‘Eximia’; produce fiori intensamente profumati, raccolti in capolini di colore rosa scuro o rosso.
D. petraea e D. arbuscula – Sono abbastanza simili alla precedente, D. arbuscula è procombente più che strisciante, non supera i 20 cm d’altezza e dispone di foglioline quasi lineari.
D. blagayana – Strisciante di origine balcanica, arriva ai 30 cm, in primavera apre capolini di una ventina di profumati fiori dall’insolito colore bianco-crema.
D. oleoides – Ha ramificazioni divaricate e fiori profumati bianco-crema.
D. kosaninii – Alta circa 50-60 cm, ha fiori rosa scuro e corteccia tinta di rosso.
D. jezoides – Alta circa 50-60 cm, ha un portamento più diffuso e vanta fiori piuttosto grandi e gialli: la sua caratteristica di perdere le foglie in estate va tenuta presente, per non rischiare di ritenerla morta improvvisamente.
D. jasminea – Sempreverde prostrata dai fiori candidi e profumatissimi, che ricordano quelli di alcuni gelsomini e che si aprono in primavera e talvolta anche in autunno.
Coltivazione
Terreno – La cosa più importante in assoluto è che sia ottimamente drenato, ma con un certo grado d’umidità. Poi si discute ancora circa la natura del suolo più indicata, ma le fonti più autorevoli sostengono che – fatta eccezione per D. genkwa, D. blagayana, D. arbuscula, D. pontica, D. retusa e D. tangutica che rifuggono tutte dal calcare – le altre si adattano bene ad un terreno che sta fra il leggermente acido e il leggermente alcalino.
Esposizione – In generale l’esposizione al sole deve essere buona, ma alcune specie da bosco (D. genkwa, D. bholua, D. blagayana, D. mezereum e D. pontica) gradiscono un’ombra parziale, almeno nelle ore più calde della giornata. Addirittura, D. laureola tollera l’ombra completa.
Temperature – Le specie più rustiche sono D. mezereum, D. cneorum e D. petraea, che sopportano temperature fino a –30° C. Quindi vengono molte altre specie che arrivano a –15°C, mentre D. odora ‘Aureomarginata’ tollera -13° C se su terreno ben drenato). Le più delicate sono D. bholua, D. oleoides e D. odora: -5°C è il loro limite.
Messa a dimora e cure colturali– L’apparato radicale delle D. è esigente in tema di terreno: esse detestano l’eccessiva umidità in inverno e il troppo secco estivo. Si rifiutano di avere le radici al caldo, tanto che la cosa migliore è di pacciamare con ghiaietto per ridurre l’evaporazione. Va poi sottolineato che è necessario fare attenzione alla potatura e al trapianto. La prima non va mai effettuata, a meno che non si tratti di rimuovere rami secchi, danneggiati o malformati; mentre il trapianto non va mai fatto in assoluto: le D. vanno lasciate sempre nel luogo iniziale.
Moltiplicazione – Le specie si moltiplicano entro ottobre con semi ben maturi, dopo averne asportato la parte carnosa esterna. La semina avviene in un letto freddo, usando cassette con composta da seme in ambiente non riscaldato. Quando le plantule sono abbastanza grandi per essere lavorate, vanno invasate e curate come talee. Se si vogliono moltiplicare varietà e cultivar, fra luglio e settembre si prelevano le talee da fusti laterali non fioriferi e si piantano in un terriccio di torba e sabbia in letto freddo. Nella primavera successiva, una volta radicate, le talee vanno poste dapprima in piccoli vasi, poi trapiantate in contenitori di cm12.
Difesa – Purtroppo più di una malattia attacca queste piante, ma il danno più serio può venire dai virus. Il cosiddetto “mosaico del cetriolo” provoca macchie e deformazioni sulle foglie e indebolisce la pianta. I virus sono portati da afidi vaganti, che sono difficilmente controllabili dai pesticidi. Le piante infettate da virus andrebbero distrutte. Anche un fungo (Marssonina daphnes) può attaccare le foglie, producendo macchie e poi facendole cadere: in questo caso le foglie vanno eliminate e bruciate, mentre la pianta va curata con un fungicida a base di rame.