Wollemia nobilis

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Wollemia nobilis, un fossile vivente

Nell’agosto del 1994, il forestale Dave Noble addetto alla protezione del Wollemi National Park nel New South Wales, Australia, identificò una nuova specie di conifera della famiglia delle Aucariaceae, realizzando così la più importante scoperta botanica del secolo, forse paragonabile al ritrovamento della Metasequoia glyptostroboides del 1948. La pianta fu classificata come Wollemia nobilis e riconosciuta come un fossile vivente per le sue caratteristiche genetiche immutate da circa 150 milioni di anni fa. Reperti fossili del periodo Giurassico riproducono rametti e foglie sovrapponibili alle piante di oggi.

In natura vive nelle foreste temperate e può raggiungere oltre mille anni in valloni con condizioni ambientali relativamente protette a 600/800 slm dove, crescendo fino ad un metro l’anno raggiunge altezze di 30/40 metri. In Europa però, si presume non superi 20 metri. Di forma colonnare con apice largo, mostra ramificazione e  foglie opposte di colore verde scuro lunghe circa 3/6cm, e larghe 2cm, vagamente simili a quelle delle specie. Agathis ed Araucaria, ma con una disposizione lungo i rami assolutamente unica e con la pagina inferiore delle foglie giovani gommosa. Il tronco diritto, inizialmente singolo e di colore rosso bruno scuro, col tempo si associa a numerosi polloni che raggiungono la grandezza del fusto principale. La corteccia si sfoglia in lamine sottilissime che si arricciano e possono accumularsi  dando luogo a piccole protuberanze alte due o tre millimetri, lungo tutto il tronco.

Coltivazione

Da qualche anno Wollemia è coltivata anche in Italia con successo per la sua ottima adattabilità ad escursione termiche da 38 a -10 C°. La pianta esige frequenti innaffiature tali da mantenere sempre umido un substrato assai ben drenante e di modesta acidità (pH 5,5). Vive bene in vaso dove la crescita è naturalmente ridotta, anche a 3-5 metri, e sopporta potature formative.

Pianta ideale da collezionisti, che possono scorgere nella sua vegetazione gli stessi caratteri morfologici che esistevano milioni di anni fa, ancora prima della estinzione dei dinosauri, e che rappresenta una sfida per l’uomo a propagarla ed impedirne l’estinzione.

 

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