

























Le cugine delle camelie
Che si tratti di un albero così alto da non poterne nemmeno scorgere le singole foglie o che sia un arbusto deciduo che ha perso la sua veste estiva in omaggio all’incipiente inverno, la corteccia rimane la carta d’identità pressoché inequivocabile per il riconoscimento di alcune specie. Si sa che essa è indispensabile per proteggere il sistema vascolare che fa vivere la pianta, oltretutto preservandola dalla disidratazione, dal fuoco, da improvvisi sbalzi di temperatura, così come dai denti aguzzi o dagli artigli di molti animali. In questi casi, tuttavia, si tratta di puri doveri d’ufficio, mentre l’aspetto estetico è tutta un’altra cosa. Intera, screpolata o sfogliata a strisce e a macchie, la corteccia si presenta in una lunga serie di forme e colori che attirano l’attenzione anche del visitatore di giardini più distratto, il quale, per gustare meglio questo spettacolo naturale, dovrebbe non limitarsi ad osservarla, accarezzandone invece la superficie. Non c’è nulla di più emozionante, per un appassionato di piante, che percepire sotto i polpastrelli la vita di un albero. L’esperienza può esser fatta su diverse specie (ciliegi, betulle ecc.), ma quella su Stewartia pseudocamellia ha un fascino speciale, perché sembra di sfiorare il mantello di un grosso animale selvatico, senza peraltro doverne subire le sgradevoli conseguenze. Questa pianta ha un tronco davvero “muscoloso” e in pari tempo delicato, rivestito di una corteccia dal colore mattone scuro che si alterna con larghe chiazze più chiare: un effetto speciale che si apprezza soprattutto d’inverno, poiché l’albero riserva una sorpresa per ogni stagione.
In breve
Tipo di pianta: arbusti e alberi decidui
Famiglia: Theaceae
Parenti stretti: Camellia, Cleyera, Gordonia
Dimensioni massime: 8 x 25 m
Portamento: espanso ed eretto – colonnare
Foglie: ovato-ellittiche e dentate
Colore foglie: verde, con belle tinte autunnali
Fiori: bianchi e a coppa
Rusticità in Italia: buona
Due Clayton e un arbusto
Se ancora oggi le Stewartia non sono conosciute come meriterebbero, figuriamoci più di tre secoli fa, quando la sola specie americana fu casualmente scoperta in Virginia da un prete, il reverendo John Clayton, che in un primo momento la confuse con esemplari di Cornus florida, ma che poi la descrisse accuratamente in una lettera inviata al chimico e filosofo naturalista Robert Boyle, nel 1687. Circa mezzo secolo dopo, il naturalista inglese Mark Catesby ricevette, per il suo giardino nei pressi di Londra, un arbusto nuovo inviatogli da un collega inglese che viaggiava in Virginia a caccia di novità botaniche. Il collega – caso davvero bizzarro – si chiamava John Clayton, ma non vantava nessuna parentela con il prete omonimo, mentre l’arbusto – questo è ancor più singolare – era appunto una Stewartia: quando si dice i casi della vita! Catesby vide fiorire la pianta ignota nel maggio del 1742, restandone tanto affascinato da regalarla subito al conte di Bute, certo John Stuart, il quale stava organizzando il giardino botanico di Kew. Solo in seguito, la specie americana fu chiamata S. malacodendron.
Una denominazione discussa
Il nome del nuovo genere Stewartia fu adottato da Linneo nel 1746, che descrisse la pianta dopo averla osservata nel giardino di Catesby, oltre che su alcuni disegni realizzati da un medico londinese amico di Stuart, e la volle dedicare al conte di Bute. Il grande scienziato svedese, tuttavia, compì un grossolano errore di ortografia, quando scrisse “Stewartia” invece di “Stuartia”, ma le ferree regole scientifiche stabiliscono che in questi casi la prima definizione, anche se scorretta, è quella che conta. Sono quindi inutili gli sforzi di chi, forse ancora oggi, vorrebbe modificare l’errore di Linneo e riportare agli onori il vero nome del nobiluomo che svolse un ruolo importante nella creazione del giardino botanico più famoso al mondo.
Una nobile stirpe
Il genere Stewartia appartiene ad una famiglia, Theaceae, che già è carica di onore e gloria, se non altro perché vanta la presenza di un secondo genere, Camellia, di cui è superfluo tessere gli elogi. I suoi arbusti ed alberi quasi sempre decidui si riconoscono con relativa facilità grazie ai numerosi fiori di color bianco crema, che vengono prodotti singolarmente all’ascella delle foglie. Di norma, si tratta di grandi arbusti o di piccoli alberi, che in alcuni casi, nell’arco di qualche decennio, possono assumere dimensioni di una certa importanza, superando anche i 20 m d’altezza. Le foglie, sempre alterne e molto eleganti, hanno forma semplice e si presentano seghettate o dentate ai margini, mentre la pagina inferiore è ricoperta di una soffice pubescenza durante l’età giovanile. Il loro colore estivo è di un bel verde scuro, che in autunno si converte in uno scioccante rosso-mattone di grandissimo effetto.
Fiori e frutti
In giugno, quando la maggior parte delle piante legnose ha da qualche tempo perso il suo prezioso carico ornamentale (si pensi agli ippocastani e alle Paulownia, per non dire dei vari Prunus), ecco andare in scena lo spettacolo delle S., con i loro fiori prodotti sul ramo dell’anno. Le gemme fiorali, avvolte da un calice consistente e sottese da un paio di brattee, si fanno luce gradualmente, a mano a mano che le foglie si espandono. I petali – in numero di cinque, ma anche da sei a otto – sono dotati di una bella forma a conchiglia e la loro superficie è dolcemente vellutata. Gli stami sono numerosi e restano attaccati alla base dei petali anche dopo la loro caduta. Il numero e la forma dei petali ricordano da vicino i fiori delle camelie, così come di altri generi meno noti, come Franklinia e Gordonia, pure appartenenti alle Theaceae. I grossi frutti non sono meno attraenti: tondi o conici, hanno cinque costole e due poli appuntiti come i becchi degli uccelli, con un effetto decorativo che può prolungarsi anche per tutto l’inverno.
Il celebre tronco
Il pregio che meglio qualifica queste piante risiede nel tronco, la cui superficie si mostra in tutta la sua bellezza nei mesi invernali, quando il fogliame – che ha fatto la sua parte nei mesi autunnali – è completamente caduto. La corteccia, liscia come un mantello, appare chiazzata qua e là da “occhi” argentei o rosati, che si alternano con aree colorate di cannella o di rosso-marrone. Il tronco ornamentale, però, non è proprio di tutte le specie, ma solo di quattro di loro – S. pseudocamellia, S. monadelpha, S. rostrata e S. sinensis – che lo declinano secondo diverse variazioni e modalità.
Le più note
- S. pseudocamellia è originaria del Giappone dove cresce fino a 20 m d’altezza, mentre spesso in Occidente non supera i 5 m., con bellissimi fiori a coppa di 5-6 cm di diametro. Le foglie sono lunghe 5-10 cm e in autunno si colorano di rosso fuoco.
- S. pteropetiolata viene dalla Corea ed è fra le pochissime specie sempreverdi. L’altezza è abbastanza modesta (5 -6 m), mentre i fiori sono piuttosto piccoli.
- S. monadelpha, giapponese, in patria tocca i 25 m, ma altrove ha un portamento arbustivo. Ha foglie ovato-lanceolate che in autunno si tingono di carminio.
- S. serrata, giapponese, raramente si alza fino a 8-10 m. I giovani getti sono tinti di rosso, mentre le foglie ellittiche od obovate si colorano di uno splendido rosso-bordeaux nel mese di ottobre.
- S. sinensis, cinese, è un piacevole alberello dotato di foglie ovate ad apice acuto; i fiori a coppa hanno la particolarità assolutamente piacevole di emanare un gradevole profumo.
Coltivazione
Le norme di coltivazione sono semplicissime. Alle S. occorre solo assicurare un terreno piuttosto fertile e ricco di humus, acido, privo di elementi calcarei e che trattenga un po’ di umidità, senza peraltro che si manifesti alcun fenomeno di ristagno d’acqua. Per la temperatura invernale, nel nostro Paese non vi sono problemi (fatta eccezione per la fascia alpina), perché esse tollerano anche i – 15° e perfino i – 20° nel caso di S. pseudocamellia. La posizione va scelta se possibile in mezz’ombra e, in ogni caso, non in pieno sole. La pianta va messa a dimora in primavera, dando la preferenza ad un esemplare giovane, ma soprattutto curando che il sito scelto sia quello definitivo, perché le S. non gradiscono affatto eventuali trapianti. L’aggiunta di torba o terriccio di foglie sarà sicuramente un regalo molto gradito. La potatura va limitata all’eliminazione dei rami secchi o malformati. La tecnica di propagazione più semplice è la talea.
Dove acquistarle
La Casina di Lorenzo, Paganico (LU), tel. 349 6649361, lacasinadilorenzo@alice.it ; www.lacasinadilorenzo.com |
Vivai Nord, Lurago d’Erba (CO), tel. 039 699749, vivainord@tin.it, www.vivainord.itAdeline Pépinières, Route d’Herry, 18140 La Chapelle Montlinard, Francia, tel. 0033 02 48795151; fax 0033 02 48795001, contact@adeline-pepinieres.fr, www.adeline-pepinieres.frPépinière Botanique Armoricaine, Saint Roch, 22390 Saint Adrien, Francia. tel. 0033 02 96444616, www.marquesactuelles.com/pepinierebotaniquear |