Sorbus torminalis L.

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Rustico e di rapida crescita, ha frutti deliziosi che richiamano i volatili

Il ciavardello  (Sorbus torminalis L.) è un bellissimo albero, potente e generoso, in grado di colonizzare suoli argillosi e poco fertili, alto sino a 20 metri, dal frutto commestibile e molto apprezzato e dal legno pregiato come il suo congenere S. domestica, utilizzato nella falegnameria di elite, soprattutto in Germania. In alcuni boschi soprattutto ex cedui riconvertiti a fustaia, rimangono tuttavia per anni allo stadio arbustivo, soggiogati da alberi più alti che, privandoli della luce, non permettono loro di crescere. Anche in questa forma sono molto decorativi ed arrivano comunque a fruttificare.

Parlando di sorbi, subito si pensa alla foglia composta del S. domestica o del S. aucuparia, mentre tale genere annovera specie dalle foglie multiformi, e tra le più particolari stanno certamente quelle del Sorbus torminalis. La specie presenta infatti foglie semplici, profondamente incise a descrivere 5-8 lobi triangolari e terminanti a punta. Il margine è dentato. Sono di un bel colore verde scuro e diventano magnifiche in autunno, quando assumono tinte variabilissime a seconda della reazione del terreno, attraversando i toni dal giallo oro all’arancione e rosso fino a toccare, occasionalmente, l’amaranto ed il viola. I fiori sono ermafroditi, a cinque petali, riuniti in infiorescenze a mazzetto erette. Sono profumati e melliferi e l’antesi avviene tra aprile e maggio. I frutti, sono sempre raccolti in infruttescenze, sono di colore marrone, di 1-3 cm di diametro e ricordano delle piccole sorbe in miniatura. Da ottobre a novembre, quando maturano ed ammezziscono, sono piacevolmente commestibili, risultando dolci e aromatici e dalla consistenza cremosa. Come tutti i frutti dei sorbi sono appetiti dall’avifauna, particolare questo, noto ai cacciatori, che spesso si appostano ai loro piedi per attendere tordi ed altre malaugurate prede.

In Italia sono presenti almeno 7 specie di Sorbus. Il famoso sorbo (S. domestica), usato dall’uomo a scopo alimentare e per il pregiatissimo legno, il sorbo degli uccellatori (S. aucuparia), noto e bellissimo albero montano, ben riconoscibile per la sua fruttificazione rossa molto appariscente, il farinaccio o sorbo montano (Sorbus aria), dalla particolare foglia bicolore, sopra verde e sotto argentata, il sorbo greco (S. graeca), per la verità molto simile al precedente, il sorbo alpino (S. chamaemespilus), particole e graziosissimo cespuglio montano, piuttosto raro e localizzato e di sviluppo non superiore al metro e mezzo, il raro sorbo di Mougeot (Sorbus mougeoti), ancora di non chiara distribuzione ed infine il nostro ciavardello, o mattello o pero zorbone, come lo chiamano in Romagna, il Sorbus torminalis.

Il ciavardello è una specie abbastanza comune ma localmente può diventare rara per l’opera di disboscamento e sfruttamento delle foreste. Diffusa in Europa, in Italia è presente ovunque. E’ specie da planiziale a montana, occupando vari tipi di habitat, da quelli più aridi a quelli più umidi. Si riscontra più spesso tra i 300 e i 600 m s.l.m.

Coltivazione

E’ un albero bellissimo e forte, se coltivato anche di rapida crescita e sarebbe assolutamente da introdurre maggiormente in parchi e giardini. Adatto al pieno sole ma anche alla mezz’ombra. Indifferente al pH del terreno. La specie è molto rustica, pur appartenendo alle Rosaceae non teme ticchiolatura ne oidio, non è vittima di afidi ne di altri nemici specifici. Come le altre Rosaceae però teme gli attacchi di insetti rodilegno (Cossus cossus e Zeuzera pyrina) che apprezzano molto i legni dolci come il suo.

Per chi ama moltiplicare le proprie piante consigliamo come sempre la riproduzione da seme. Ovviamente le riproduzioni agamiche ci garantiranno la conservazione degli identici caratteri osservati sulla nostra pianta, cioè dimensioni e colori delle foglie, dimensioni e gusto dei frutti e portamento. In questo caso allora si dovrà ricorrere all’innesto di marze selezionate per i caratteri che ci interessano su piedi ottenuti da seme.

Valerio Gallerati

VIVAIO FORESTALE VITAVERDE

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