Sophora secundiflora

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Sophora secundiflora: una pianta con fiore dal profumo intenso, dolce e fruttato

 

L’aria era secca e la luce abbagliante. Se non fosse stato per il freddo mattutino, chi avrebbe pensato che si era nel bel mezzo dell’inverno. Il sud del Texas, a gennaio può essere spesso sotto zero, ma raramente cade una goccia d’acqua e le giornate sono luminose e miti, grazie alla bassa latitudine. Camminavo a fianco di Bruce, una sorta di cowboy moderno a cui ero stato affiancato dal mio ospite Marcello per un’escursione botanica, quando intravidi un gruppo di alberi dall’aspetto familiare. Provai a spiegare che da noi in condizioni simili crescono i carrubi, ma Bruce, ignorandomi cominciò a raccontare che i semi di quell’albero erano usati dagli indiani come allucinogeni per i riti tribali e che pochi di essi erano sufficienti per abbattere un bisonte. “I fiori blu appariranno fra poche settimanemi intromisi io “e il profumo sarà così intenso da essere percepibile oltre la collina. Bruce si voltò di scatto verso di me “E tu come fai a saperlo? “beh sono un appassionato di piante risposi “Sì e magari conosci il suo nome botanico!”, continuò (in uno slang da paura) “Come no, il suo nome è Sophora secundiflora”.

 

Origine della specie

Il genere Sophora è distribuito in Asia e nel nuovo mondo, appartiene alla famiglia delle Fabaceae (= Leguminosae). Sophora secundiflora (Ortega) Lag. ex DC. è diffusa nel sud degli Stati Uniti (Texas in particolare) e Messico settentrionale. Viene chiamata, negli Stati Uniti, “Mescal bean” (anche se i semi non contengono mescalina) o “Texas mountain laurel”. In natura vive dunque in aree caratterizzate da inverni miti ed asciutti (ma dove, a volte ,il freddo può essere pungente grazie alla corrente settentrionale, che libera da barriere montuose, si insinua fino al Golfo del Messico) ed estati molto calde ma piuttosto umide, che si risolvono spesso in temporali, se non in vere e proprie tempeste. L’epiteto specifico secundiflora, dal latino secundus (cioè “secondo, che segue”), ricorda come i racemi floreali siano rivolti tutti verso l’esterno, cioè in “seconda fila” rispetto all’ubicazione della chioma. Questa particolarità, molto distintiva, consente ai fiori di risultare visibilissimi e facilitare quindi il compito degli insetti pronubi . Il racemo floreale, è simile a quello del familiare glicine, se si eccettua la particolare suddivisione di cui sopra, ma ancora più scuro e il profumo che ne scaturisce, uno dei più potenti esistenti in natura: complesso e dolcissimo, viene ricordato a volte come simile a quello della violetta doppia di Parma, ma molto più intenso e fruttato.

 

Caratteristiche della specie

La fioritura avviene in primavera, da marzo in poi, dipende dal clima e dalla latitudine e dura diverse settimane in quanto i vari peduncoli che si dispongono attorno alla chioma maturano e fioriscono scalarmente. Finisce normalmente ai primi di maggio. Anche nei nostri climi è frequente una notevole produzione di semi. L’albero in natura può superare i 15 metri. Da noi rimane generalmente più contenuto, con le belle foglioline lucide disposte in numero di 7/9 sul peduncolo fogliare inserito sul ramo in modo alternato e conseguentemente l’albero è molto ornamentale anche se non fiorito.

 

Coltivazione

Sempreverde, dà il massimo in condizioni di suolo ben drenato e profondo, dove può disporre il fittone principale, senza trovare ostacoli. Sappiamo di esemplari maturi che hanno superato i -18° in condizioni però asciutte e ventilate. Nelle nostre zone più fredde ed umide (questa è la condizione dell’inverno italiano in genere) e dove la temperatura scende costantemente sotto lo zero (vedi Pianura Padana) l’ideale per la coltivazione sarebbe quella di allevare la pianta contro un muro dove troverebbe la situazione più asciutta e riparata. Normalmente l’esposizione migliore è quella in pieno sole, ma anche una mezz’ombra luminosa è più che sufficiente soprattutto se la coltivazione avviene nelle aree più calde del meridione. Il terreno migliore è quello di medio impasto tendenzialmente neutro ma tollera sia suoli acidi che alcalini con concimazioni autunnali a base di letame ben maturo.

 

 

LA CASINA DI LORENZO

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