Liquidambar styraciflua

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Ormai non più solo nella natia America, ma anche nelle nostre regioni di pianura e di collina si sono diffusi a macchia d’olio, sia in funzione di alberature stradali, sia nei viali dei grandi parchi o isolati nei piccoli giardini i liquidambar, alberi coloratissimi in autunno che più di così non si può. Un bell’effetto si ottiene, senza troppi artifici, mettendoli a dimora in un bel prato verde, dove il loro fogliame risalterà in ogni stagione. Sono piante molto rustiche, che sanno resistere ai nostri geli invernali, ma che per raggiungere un alto livello decorativo necessiterebbero di un buon grado d’umidità. Ecco perché uno scenario ideale è quello costituito dalle sponde di laghetti, fiumi e argini: per loro un tappeto erboso e ben bagnato è come per noi un soffio d’aria pura dopo ore di ufficio. Per lo stesso motivo, i liquidambar si adattano bene alle coste marine, ma occorre tenerli al riparo dei venti troppo forti. Resistenti a parassiti di varia natura, questi alberi generosissimi crescono con buona rapidità, esibendo un’eleganza un po’ geometrica con le loro forme piramidali e slanciate. E poi non è affatto detto che siano belli solo in autunno, perché in primavera vanno apprezzati i giovani tenerissimi grappoli di fiori; in estate il fogliame verde scuro ha forme e movimenti davvero attraenti; d’inverno l’intreccio dei rami si fa un po’ inquietante ma sempre curioso, con quelle creste suberose e quei frutti globosi penduli che se fossero dipinti di rosso potrebbero preannunciare il Natale.

In breve
Tipo di pianta: Liquidambar, alberi decidui
Famiglia: Altingiaceae (ex: Hamamelidaceae)
Parenti stretti: due soli altri generi poco noti, Altingia e Semiliquidambar
Dimensioni massime: altezza 24 m (45 in U.S.A.); ampiezza 12 m
Portamento: dapprima eretto e conico, poi espanso
Foglie: semplici, palmate, a 3-5 punte
Colore foglie: verde, da chiaro a scuro, con magnifiche tinte autunnali
Infiorescenze: formate da fiorellini piccoli a sessi separati sulla stessa pianta
Frutto: globoso, secco, composto di capsule
Fioritura: primaverile
Rusticità in Italia: ottima per L. styraciflua

Un cenno botanico
Anche se siamo abituati a riconoscere in L. styraciflua il “vero” liquidambar, occorre ricordare che le specie di questo piccolo genere sono cinque, contrassegnate da comuni dettagli botanici e fisiologici. I cinque moschettieri in primo luogo sono tutti decidui e provvisti di foglie a forma palmata con 3-7 lobi. In questo sono molto simili agli aceri, che però hanno foglie opposte, mentre in L. esse sono palesemente alterne. I fiori sono monoici, vale a dire che quelli maschili e quelli femminili nascono separatamente sulla medesima pianta. In ogni caso, sono assai piccoli e poco interessanti, contrariamente al fogliame che, dal bel verde estivo, passa gradualmente a diverse tonalità di marrone, rosso, arancione e giallo. Il frutto è formato da un globo piuttosto consistente, che raggruppa diverse capsule, ciascuna delle quali contiene fino a 2 semi alati.

Le specie minori
L. acalycina. Nativa della Cina, questa pianta ha una taglia assai inferiore a quella della specie americana, raggiungendo un massimo di 12 m e un’ampiezza di circa 8 m. Dotata di portamento largamente conico, anch’essa ha foglie a forma di stella, le quali in autunno assumono solitamente un bel colore giallo, che spesso si conserva sino all’inverno.
L. cerasifolia. Nei più diffusi dizionari di flora ornamentale, anche scientifici, viene appena menzionata e di lei, ancora oggi, si sa ciò ne scrisse il botanico J. Voigt nel 1845: “distribuita nell’Himalaya orientale e nell’Assam”. Tutto qui, anche se il nome della specie parrebbe avvicinare la forma delle foglie a quella di alcuni ciliegi.
L. formosana. Originario di Taiwan, ma anche di altre aree della Cina, è un albero molto alto (fino a 40 m), provvisto di un bel tronco cilindrico e colonnare. Le foglie sono trilobate con base troncata o cordata; in una loro varietà naturale – denominata ‘Monticola’ – assumono colorazioni bellissime in autunno e talvolta non cadono durante la stagione invernale.
L. orientalis. E’ una specie ancora sotto esame, dal punto di vista sistematico. Nasce nel Medio oriente (Turchia, Grecia, Rodi) e si presenta come arbusto-albero di non più di 7 m in coltivazione, ma fino a 30 m in natura. Le foglie hanno 5 lobi.

Liquidambar styraciflua
E’ la specie meglio conosciuta e diffusa, grazie anche alle decine di cultivar che sono state ottenute in questi ultimi anni. Si tratta di un albero che in natura è ampiamente distribuito negli U.S.A sud-orientali, fra il Connecticut e la Florida, spingendosi a occidente fino al Texas. In altri Stati dell’America centrale (Messico, Honduras, Nicaragua, El Salvador, Guatemala) esso contribuisce a formare le famose “cloud forests”, caratterizzate da altissima umidità atmosferica. Dotato di un portamento slanciato e piramidale da giovane, la chioma poi con gli anni si allarga. In coltivazione l’altezza raggiunge i 20-24 m, ma allo stato spontaneo arriva anche a 45 m, con un diametro del tronco fino a circa 90 cm. I rami e i ramoscelli sono ricoperti di una corteccia a placche che li fa rassomigliare alla pelle di un alligatore: essa appare profondamente fessurata, mentre lungo i rami corrono “ali” sugherose. Le foglie alterne, portate da piccioli di 10 cm, hanno una forma palmata o stellata a 5 lobi. Il loro tenue verde primaverile si trasforma, in autunno, in una gamma incredibile di varie tonalità del giallo, del rosso, del marrone e del violaceo. Dai fiorellini femminili si formano frutti duri e globosi del diametro di 3-4 cm, composti da 40-60 capsule, che nei mesi invernali fanno bella mostra di sé sulla pianta ormai nuda.

Ambre, resine e balsami
La fortuna che queste piante conobbero, fin dalle prime esplorazioni spagnole del XVI secolo in America Centrale, si spiega soprattutto per le virtù “balsamiche” che esse racchiudevano e, di conseguenza, per le ampie possibilità d’impiego in fitoterapia. Dalla corteccia di L. styraciflua e soprattutto di L. orientalis trasuda una preziosa oleoresina (impropriamente chiamata “storace”, perché rassomiglia a quella delle piante del genere Styrax). In particolare, la resina di L. orientalis è un liquido vischioso, simile al miele ma di colore verdognolo, con un odore che ricorda la cannella e la vaniglia, ma di sapore acre. Dopo gli opportuni trattamenti, questa resina – chiamata variamente “storace liquido” o “ambra liquida” – veniva impiegata come droga, avente una sua precisa qualifica nelle farmacopee ufficiali, grazie al suo contenuto di acido cinnamico e di altre sostanze. In profumeria, invece, lo storace è usato come fissativo di profumi troppo volatili.

Ocozab (Indie Occidentali) e Huitzilxochitl (Messico)
Tra i numerosi esploratori e “conquistadores” che verso la metà del Cinquecento si mossero verso il centro America per andare ad ammirare, ma soprattutto a sfruttare, le ricchezze delle Indie Occidentali e della Nova Hispania (Messico), va ricordato un famoso medico di Siviglia, Nicolas Monardes. I medici di allora erano anche eccellenti esperti di piante, perché solo dalle essenze si ricavavano i rimedi da impiegare contro le nostre malattie. Al Monardes, dunque, dobbiamo la prima descrizione del liquidambar, sia dal punto di vista botanico sia da quello “chimico”. Leggiamolo in una traduzione italiana del tempo (1576): “Portano dalla nuova Spagna una rasina, che noi chiamiamo Liquidambar, e un’altra cosa in guisa di olio, che noi chiamiamo olio di liquidambar, che viene à dire cosa odoratissima, e pretiosa come ambra. Sono ambedue cose di assai soave e gratioso odore… E’ il liquidambar rasina cavata per incisione d’uno albero di assai grandezza, e molto bello, adombrato di molte foglie, le quali sono come foglie d’edera. Lo chiamano gli Indiani Ocozab. Ha scorza grossa e cinericcia, la quale ferita e intaccata manda fuori il liquidambar, e così lo raccolgono…” Segue un dettagliato elenco di usi fitoterapici di olio e resina, ribaditi, pochi decenni dopo (1615) da un altro medico spagnolo, Francisco Hernandez, il quale riportò dal Messico l’originaria denominazione azteca della pianta: “Lo Huitzilxochitl è un albero mediano, uguale al liquidambar… che ha foglie seghettate e appuntite…nasce nei caldi territori di Cuernavaca”. Usato negli impiastri era indicato per calmare la febbre, stimolare la minzione, provocare il mestruo, regolarizzare il cuore ecc. ecc.

Coltivazione
I liquidambar sono piante rustiche e poco esigenti e vanno messi a dimora in tardo autunno, ricordando di concedere loro uno spazio sufficiente per il futuro sviluppo. Preferiscono un terreno fertile molto ben drenato, ma costantemente umido: in questo caso essi si sviluppano assai meglio che non su suoli poveri e aridi. L’aggiunta di torba e di terriccio di foglie è senz’altro consigliabile. Per la temperatura invernale non sussistono problemi, poiché la maggior parte delle cultivar di L. styraciflua resiste bene anche fino a – 15 /18° C. Le altre specie, invece, non tollerano temperature inferiori a – 5 °C. L’esposizione più indicata è quella in pieno sole, ma anche la mezz’ombra, tenendo presente la saggia regola secondo cui quanto più intenso è il soleggiamento tanto più umido deve essere il terreno. Inoltre, va ricordato che in genere le varietà a foglia variegata tollerano meno l’esposizione prolungata ai raggi solari. Le annaffiature sono necessarie quando la pianta è stata messa a dimora da poco, ma va osservato che l’eccesso di acqua è dannoso almeno quanto la sua mancanza. La potatura invernale è essenziale solo se si desidera conferire una bella forma all’esemplare. I liquidambar detestano il trapianto.

Dove acquistarli
Vivai Nord, Lurago d’Erba (CO) Tel. 039 699749, vivainord@tin.it , www.vivainord.it
Fessia Floricoltura, Dorzano (BI) Tel. 0161 967940, fessiafloricoltura@libero.it
Il Giardino , Grignasco, fraz. Torchio (BI) Tel. 0163 411641, info@ilgiardino.it

Dulford Nurseries, Cullompton, Devon, EX15 2DG, Regno Unito. Tel. 0044 (0)1884 266361 ; fax 0044 (0) 1884 266663 dulford.nurseries@virgin.net , www.dulford-nurseries.co.uk

 

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