Fagus

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La storia del faggio ebbe inizio molti milioni di anni fa in Giappone dal quale raggiunse l’Europa occidentale ove trovò come compagni d’avventura il tasso e l’agrifoglio. A ogni glaciazione il faggio scomparve, o quasi, dall’Italia per tornare ogni volta che il clima ridivenne favorevole; e così accadde anche 10.000 anni fa, al termine dell’ultima glaciazione. Il successo del faggio fu così brillante nella riconquista del territorio che i suoi antichi competitori, il tasso e l’agrifoglio, ora compaiono solo occasionalmente, e di rado con grandi esemplari, nel fitto delle faggete appenniniche.

Esigenze climatiche
L’ambiente d’elezione del faggio è caratterizzato dal clima che gli ecologi definiscono “atlantico” o “oceanico”, clima ad escursione annua poco accentuata e ad alta umidità atmosferica. Da questa informazione possiamo desumere, quindi, che il faggio non sopporta gli eccessi di calore o di freddo, di ombra o di luce, di umidità o di siccità. Rifugge le depressioni profonde e scure e le sommità asciutte e teme i ritorni di gelo primaverile. I terreni prediletti sono freschi, profondi, ben drenati, ricchi di potassio, non troppo umidi né compatti, ben areati e non troppo acidi. La precipitazione minima deve essere non inferiore ai 700-1000 mm annui.
Il faggio è insediato nei versanti appenninici occidentali della Calabria e della Sicilia, mentre è assente nella siccitosa Sardegna. Lo si rinviene in alcune valli alpine tra i 600 e i 1300 (massimo 2000) m slm, mentre sugli Appennini lo si incontra tra i 1000 e i 1800 metri di altitudine; dove le condizioni locali lo permettono, è possibile trovarlo anche a quote più basse, come sui Monti Cimini dell’alto Lazio o sul Gargano.

Fitocenosi
Il faggio è una delle piante più caratteristiche del piano montano; pur tendendo alla formazione di faggete pure, crea associazioni con i carpini neri, i tigli, i frassini, gli aceri, gli olmi di monte, gli agrifogli, i tassi e, a oltre 1600 m di altitudine, con gli abeti bianchi. Un tempo, sui versanti appenninici, era spesso accompagnato dall’abete bianco; a partire dall’epoca romana, l’abete bianco è stato molto ricercato per le grandi costruzioni edilizie e navali ed è oggi quasi completamente scomparso dalle nostre montagne, anche lui lasciando il suo posto al faggio.

Descrizione
E’un albero che può raggiungere i 40 metri di altezza, dotato di fusto regolare, eretto e cilindrico, con rami grossi ascendenti a formare una chioma ampia e densa, per lo meno negli esemplari isolati, o allungata e conica nei boschi; però sa presentarsi come arbusto se governato a ceduo. La forma delle piante può quindi essere diversa: alta e colonnare nelle vecchie fustaie, massiccia e nodosa negli esemplari isolati, bassa e fitta nei boschi cedui.
Appartiene alla famiglia delle Fagaceae insieme ai generi Quercus e Castanea.

Propagazione
Il faggio è una specie a fruttificazione tardiva; infatti le piante cominciano a mostrare i primi frutti dopo 40 anni e la piena produzione avviene tra gli 80 e i 120 anni. Gli “anni di pasciona”, ossia quelli caratterizzati da grande produttività, non hanno cadenza annuale, bensì tri-quadriennale.
La propagazione avviene per seme e, soprattutto, per innesto eseguito in preferenza nel periodo di riposo estivo o invernale; vediamo le principali cure da seguire in entrambe le tecniche:
– la faggiola ha una discreta germinabilità (75%) ma una pessima conservazione; pertanto, i semi vanno posti nel germinatoio in autunno, subito dopo la raccolta, o in primavera previa stratificazione invernale a 0 – 4°C in substrato umido e coperto con teli di plastica. Bisogna fare attenzione in entrambi i casi all’umidità dell’ambiente e del substrato, poiché i semi e le giovani plantule sono poco tolleranti ai periodi, anche brevi, di siccità. La germinazione avviene presto ed è rapidissimo lo sviluppo dell’apparato radicale: giovani piante alte 15 cm e di 3 mm di diametro del fusticino possono avere un fittone radicale lungo 50 cm e di 8 mm di diametro! E’ meglio, quindi, provvedere ad un rapido ripicchettamento cui far seguire frequenti rinvasi al fine di impedire lo sviluppo di un solo fittone che renderebbe poi difficoltoso il trapianto definitivo.
– le marze che consentono un buon attecchimento nell’innesto sono quelle provenienti dai rami forti ed eretti, mentre il portinnesto di tutte le cultivar è il Fagus sylvatica; la tecnica adottata è quella della penna laterale su semenzali di un anno per l’innesto estivo o di due anni per l’innesto invernale. Si impiegano marze defogliate e paraffinate per l’innesto estivo o marze conservate in celle frigorifere e paraffinate se l’innesto viene eseguito in inverno. In alcune varietà a portamento piangente si conseguono risultati migliori se l’innesto viene eseguito durante il periodo di riposo estivo su astoni di 3-4 anni impiegando due marze laterali che vengono legate e paraffinate.
Le giovani piante propagate per seme o per innesto, nei primi anni di vita, si avvantaggiano di una posizione ombreggiata e fresca. La cura principale riguarda però la “custodia” dell’apparato radicale: ogni 4-6 settimane è necessario controllare l’eventuale formazione del fittone, che va impedita con tagli ripetuti, così come è necessario potare le radici che appaiono alla superficie del contenitore, al fine di incentivare lo sviluppo di un sistema radicale fibroso ed espanso.
Il trapianto riesce sempre con facilità  nelle piante giovani, mentre vi sono grossi problemi di attecchimento nei trapianti di piante adulte. Per questa ragione è indispensabile acquistare piante in vaso che hanno avuto il trapianto in vivaio e sono coltivate per almeno un anno nel contenitore.

Usi ornamentali
Il nostro protagonista è l’albero ideale per la formazione di zone d’ombre o aree nascoste ed è perfetto quando si desidera sia l’esemplare maestoso da far crescere solitario sul prato, sia una massa boscosa mono o pluri-specifica. La scelta delle eventuali piante di accompagnamento va fatta tenuto conto delle specie che per natura si consociano al faggio e mantenendo adeguate distanze di piantagione, poiché la chioma densa limita l’accrescimento delle piante vicine.
E’ una pianta ad accrescimento lento, che mantiene un apparato radicale molto sviluppato e mediamente profondo ed è esigente per le varie condizioni ambientali. Va quindi evitato l’impiego del faggio in zone dal clima dissimile da quello originario, pena il mancato attecchimento delle piante o uno sviluppo stentato di scarso fascino, così come è inammissibile la piantagione di un faggio in un piccolo giardino o in un terreno poco profondo. Le cultivar a portamento pendulo sono di lentissima crescita, ma di straordinario fascino architettonico anche quando sono prive di foglie. Quando se ne acquista una pianta è indispensabile avere pazienza ed esaltarne la forte personalità, coltivandola come esemplare singolo; non mescolate, quindi, i faggi penduli a mille altre specie, poiché ne soffochereste la naturale seduzione, sfruttatene piuttosto l’aspetto romantico facendoli accompagnare da panchine in ferro battuto o aiuole di erbacee perenne.
Nelle zone più fresche il faggio è stato molto usato per la formazione di fitte siepi formali, in quanto può essere potato drasticamente mantenendo un fitto fogliame giovane. Le siepi in questione, però, non sono quelle terribili da condominio moderno, ma compaiono in lunghi filari alti oltre 3 m e larghi almeno 2 m per la costruzione di importanti cannocchiali prospettici attorno a castelli e residenze principesche: pertanto, ne sconsigliamo caldamente l’impiego in contesti di proporzioni diverse.

Assortimento varietale
Allo stato naturale, in Italia, è presente solo il Fagus sylvatica, mentre in Europa si trovano anche il Fagus orientalis Lipsky e il F. moesiaca (Maly) Czecz, ibrido di F. orientalis x F. sylvatica. In America si reperisce il F. grandifolia Ehrenb. (sin. F. americanaSw), mentre in Oriente sono diffusi il F. crenata Bl (sin. di F. sieboldii Endl), il F. engleriana Seeman., il F. japonica Maxim., il F. longipetiolata Seeman. (sin. F. sinensis Oliv.) e il F. lucida Rehd & Wils. Queste ultime specie sono state introdotte a scopo ornamentale anche in Europa, ma vivono bene solo nelle fresche e piovose estati britanniche, mentre non tollerano climi più mediterranei.
Presso i vivaisti è possibile scegliere tra le numerose cultivar di faggi che si differenziano per la colorazione delle foglie o per la forma della chioma o per la combinazione di entrambe.
Tra le cultivar di colore verde più belle, citiamo il  F. s. ‘Asplenifolia’, caratterizzata da piccole foglie verdi incise.
Le cultivar a fogliame porpora sono: Fagus sylvatica ‘Purpurea’ (sin. F. s. ‘Atropurpurea’), la più diffusa, la ‘Riversii’ (sin. F. s. ‘Atropurpurea Mayor’), di grande maestosità, la ‘Swat Magret’, di minori dimensioni, e la cv ‘Rohanii’, dalle foglie porpora e frastagliate, di scarsa crescita.
Splendide cultivar sono il F. s. ‘Pendula’ e il  F. s. ‘Purpurea Pendula’; purtroppo hanno i rami molto fragili che si rompono con facilità e tale caratteristica ne determina la scarsa reperibilità sul mercato e l’alto prezzo di ogni esemplare. Il F. s. ‘Purple Fountain’ anch’esso di forma pendula e a fogliame porpora, è più recente, con rami meno fragili e di dimensioni inferiori rispetto ai precedente.
Tra le forme assurgenti, ricordiamo F. s. ‘Fastigiata’ (sin. F. s. ‘Dawyck’) di forma compatta e foglie verdi, F. s. ‘Dawik’s Purple’, a foglie rosse, F. s. ‘Dawyk’s gold’, con giovani foglie dorate e F. s. ‘Rhoanii pyramid’, con foglie rosse e grandi.
Esistono cultivar dalla foglia variegata, quali: ‘Roseomarginata’, con foglie rosse al centro e bordo più o meno ampio e regolare di color rosa, ‘Bicolor Sartini’, con foglie verdi e banda gialla o bianco crema, ‘Tricolor’,  con  foglie rosse al centro,  banda rosa scuro intermedia e bordo rosa all’esterno. Le ultime due cultivar sono bellissime in primavera, crescono poco ma sono delicatissime da giovani, spesso muoiono in vivaio o perdono la variegatura; per tali ragioni sono rare e costose.
Presso i vivai ben assortiti si reperisce una cultivar a foglie gialle, F. s. ‘Zlatia’, di scarsa crescita, compatta, ed elegante con foglie gialle primaverili, molto apprezzata nel nord Europa, ove meglio mantiene il colore dorato.

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