Cupressus: scelta della varietà

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Quando si dice cipresso, la mente corre immediatamente al cipresso nero soprattutto nella sua forma colonnare, Cupressus sempervirens ‘ Pyramidalis’, che è reperibile nei vivai in misure che vanno da 1 a 8 metri d’altezza, coltivato sia in zolla che in mastello. Questa specie ha diversi cloni selezionati per accentuarne la sua caratteristica forma affusolata.  La forma femmina a portamento largo viene pochissimo coltivata ma le richieste sono scarse e riguardano solo particolari sistemazioni paesaggistiche. Il cipresso nero va piantato isolato o a gruppi, in filari singoli o doppi con distanze di impianto che non devono mai scendere sotto i 2.5 metri  tra una pianta e l’altra.

Il cipresso nero inoltre viene utilizzato come  portinnesto di tutte le altre varietà di Cupressus e dei x Cupressocyparis leylandii per la buona affinità con tutti e l’ottimo ancoraggio che dà il suo apparato radicale. Le moderne tecniche vivaistiche hanno messo a punto dei sistemi di innesto nel cipresso  molto massivi ed economici e questo fa si che la differenza di prezzo fra cipressi innestati e cipressi di seme sia quasi inesistente. Il consiglio è quindi di utilizzare in giardino sempre varietà e cloni ottenuti da innesto.

Cupressus arizonica ‘Conica’ o cipresso argentato

 Il secondo cipresso in ordine di importanza è il cipresso argentato (Cupressus arizonica ‘Conica’) dal fogliame blu argenteo. La sua offerta nei vivai è diminuita perché ultimamente c’è stato un crollo del suo impiego dovuto al fatto che nei decenni passati se ne era fatto un uso sconsiderato e improprio utilizzando questa varietà per siepi a pronto effetto con distanze di impianto che addirittura arrivavano a 2/3 piante a metro lineare. Questo permetteva di ottenere in uno o due anni siepi pronte ma i problemi arrivavano dopo. Il cipresso infatti non ha gemme latenti sul tronco o sui vecchi rami e se si utilizza come è stato fatto per siepi piantate fitte e potate a forma, col tempo ci troviamo con una siepe sempre più grande ma con l’impossibilità di fare potature di ritorno. Se vengono fatte non si formano in basso nuovi rami e vediamo per lungo tempo dei brutti stecchi capitozzati, se non vengono fatte ci troviamo con sieponi che ingombrano troppo e sempre di più. È  paradossale che la pianta  meno indicata per fare siepi, sia stata, per alcuni decenni, la più usata per farle!

Eppure questa varietà va giustamente rivalutata perché è bellissima, resistente al freddo, ha un bel colore argenteo ma va  usata come pianta isolata, a gruppi per fare colore o per siepi frangivento a forma libera con distanze di impianto di almeno 3 metri.

Cupressus macrocarpa ‘Aurea’

Una altro cipresso da rivalutare perché quasi scomparso dall’uso è il Cupressus macrocarpa ‘Aurea’  dal bel colore dorato e dalle splendide forme. Vive più o meno nello stesso areale del cipresso nero, resiste ottimamente al salmastro ed è ottima come siepi a forma libera con distanze di piantagione di almeno due metri. In passato ne veniva fatto molto uso anche se l’impiego di allora in siepi potate  e  fitte non esaltava le peculiarità di questa pianta.  Negli anni settanta/ottanta questa varietà ha subito forti attacchi di cancro della corteccia per cui è stata sostituita nell’uso dal Cupressocyparis leylandi ‘Aurea’ (Castlewellan Gold) che risulta più resistente ma non comparabile per bellezza.

Cupressocyparis leylandii 

Qui occorre fare una disgressione e parlare dei x Cupressocyparis leylandii.  Questi sono ibridi fra il Cupressus ed il Chamaecyparis ma evidentemente i cromosomi del cipresso erano dominanti perché  pur essendo botanicamente un’altra famiglia, ai fini pratici e per il giardiniere, i Cupressocyparis e le sue varietà vanno considerati in tutto e per tutto come cipressi. Ha le stesse caratteristiche, le stesse malattie, le stesse esigenze culturali e si riproducono oltre che per talea, innestandoli sul cipresso nero. Attualmente, a distanza di venti anni, con questa pianta si sta ripetendo lo stesso errore progettuale e paesaggistico  del cipresso argentato, il suo uso sconsiderato per fare siepi  con sesti di impianto troppo fitti  che ci porterà di qui a qualche anno  agli stessi problemi avuti col Cupressus  arizonica.

È vero che x Cupressocyparis leylandii  ha una massa vegetativa più fine e morbida e sopporta meglio i tagli frequenti ma fino ad un certo limite. Va impiegato in realtà con sesti larghi  almeno 1,50/2 metri o in siepi a forma libera con distanze di almeno tre metri.

Usato bene è una pianta eccellente, resiste al freddo e alle malattie più del cipresso e il suo colore verde tenue si inserisce bene in qualunque paesaggio.

Nei vivai sono disponibili  piante da 1 sino a 4 metri di altezza sia in zolla che in vaso o mastello. Attualmente l’offerta è in quantità enormi a dei prezzi molto convenienti e questo purtroppo è un incentivo al suo attuale abuso. E’ disponibile anche la varietà aurea  chiamata ‘Castlewellan Gold’ che è più compatta con bei riflessi giallo dorati  mentre più rare sono altre varietà a fogliame più o meno argentato o variegato.

La concimazione

Il cipresso nero è una delle piante meno esistenti in natura tant’è che dopo i primi anni, una volta ben affrancato, si può anche consigliare di non concimare affatto, un po’ più esigenti  sono le altre varietà di cipresso e ancora di più i Cupressocyparis. Ottimi sono i concimi organicominerali a cessione lenta. È sufficiente una concimazione l’anno in primavera.

La piantagione

Si può fare a fine inverno, nei mesi da febbraio ad aprile per le piante in zolla e in tutti i periodi dell’anno per le piante in vaso. Le piante in zolla rispetto a quelle in vaso costano meno, soprattutto nelle misure grandi ma c’è sempre il rischio che qualche pianta non attecchisca. Subito dopo la piantagione è bene effettuare una leggera potatura per riequilibrare la chioma con l’apparato radicale che è stato tagliato. Per le piante coltivate in vaso questa operazione non è necessaria.

 Importantissimo è invece un robusto tutoraggio perché i cipressi come i Cupressocyparis hanno molta chioma e “raccattano molto vento”. Consideriamo che sino a quando le piante non si sono ben ancorate, se queste vengono smosse, le giovani radichette che stanno penetrando nel nuovo terreno vengono tutte tranciate e la pianta può soffrirne o morire oltre al fatto non secondario che ci troveremo le piante storte.

Come sempre dovremo preparare delle buche più grandi possibili, interrando insieme molto letame maturo e concime minerale complesso in proporzione alle dimensioni della pianta.

Il cipresso si adatta a tutti i terreni, anche se predilige quelli leggermente calcarei e sassosi ed il cipresso nero è il più rustico di tutti in fatto di adattamento, gli altri lo sono un po’ meno anche se innestati su cipresso nero. Evidentemente il loro fogliame richiede più acqua e  sostanze nutritive.

Al momento della piantagione, la misura da scegliere dipende da tanti fattori, il primo è, come sempre, il prezzo. Tuttavia per queste piante tra una misura media e una grande non ci sono enormi differenze. Solo per gli esemplari si arriva alle centinaia di mila lire ma questi servono solo per impieghi particolari di pronto effetto. Per l’uso a siepe si consiglia di  piantare più rado usando piante più grandi. Spenderemo uguale e avremo migliori risultati.

Le potatute

Se piantiamo cipressi neri piuttosto piccoli, dovremo potarli nei primi anni per accentuarne la figura  stretta. Bisogna lasciare il tronco centrale e rispettare la sua punta, spuntare gli altri rami laterali a 20/30 cm dalla loro inserzione, è importante non far sviluppare doppie punte. Se la nostra scala, crescendo la pianta, diventerà corta, conviene smettere di potare; piuttosto che non fare l’errore di potare solo sino a dove arriviamo, perché la chioma al di sopra avrà un’altra struttura, anche per diversi anni dopo e ci troveremo con piante dalla curiosa forma di bottiglia rovesciata!

Gli altri cipressi e i Cupressocyparis, se sono a siepe squadrata o in forma richiedono frequenti potature con un taglio il più rasente possibile a quello precedente, mentre le piante a forma libera non necessitano di potature, ma volendo potremo alleggerire un po’ la chioma seguendo la naturale forma della pianta.

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