













Testimone del tempo e riferimento per i viandanti. Solitario sulla cima di una rotonda collina o in lunghi filari che spartiscono la proprietà. E’ il cipresso, il Cupressus sempervirens, che da tempo immemore connota le colline dell’Italia centrale, il soggetto dei nostri pensieri di oggi; è il protagonista di un paesaggio davvero unico al mondo, dolce e armonioso e articolato in lunghe prospettive, sottolineate dalle sue chiome scure, che il vento non piega se non appena all’apice, con le forme a fiamma, alte, diritte, statuarie, quale una naturale scultura di arte topiaria. Si incontrano, talora, vere e proprie cipressete che si alternano agli argentei uliveti; nei campi segnalano un limite poderale, lungo le strade indicano un bivio, mentre gli esemplari più antichi, i pochi sopravvissuti, sono ancora un punto certo di orientamento per il viaggiatore moderno.
Insomma, se in molte parti d’Italia viene impiegato per abbellire i parchi e la quiete dei cimiteri, in Toscana, contro l’orizzonte quasi “vigile sentinella sul poggio”, il cipresso costituisce un elemento inconfondibile del paesaggio.
L’origine e la diffusione
Proveniente dalle regioni del mediterraneo orientale e dell’Asia meridionale e occidentale, il cipresso venne introdotto in Italia in epoca remota, sembra dagli Etruschi o fors’anche dai Fenici
Si acclimatò così bene da riprodursi spontaneamente e da divenire un partecipante stabile della nostra vegetazione. Non ama i climi freddi e per questo è diffuso in tutte le regioni mediterranee e nei luoghi temperati. Il cipresso è infatti presente dal litorale tirrenico alle zone collinari interne; lo si incontra anche sulle pendici collinari del Nord Italia oppure lungo i viali o nei giardini. Spesso lo troviamo nei cimiteri, dove viene piantato da lungo tempo per il forte carico religioso e simbolico, di vita e di morte, che possiede, ma anche per l’aspetto severo, per la sua longevità e perché l’apparato radicale non provoca dissesti alle tombe. La diffusione del cipresso avvenne per il pregio del legname, del quale si esaltava soprattutto la durata il profumo e la pregevole fibra.
Il cipresso è importante anche per il rimboschimento dei terreni argillosi e rocciosi e per la sua funzione frangivento per la difesa dai venti marini. Si adatta a terreni poveri e ghiaiosi dal livello del mare fino a 700/800 m.
Descrizione
E’ un albero sempreverde, slanciato, simile per la forma ad una lingua di fuoco; la chioma è di colore verde scuro, il tronco è colonnare, densamente ramoso fin dalla base. La corteccia è sottile, di colore grigio brunastro fibrosa e rigata in senso longitudinale. Può raggiungere altezze prossime ai 40 m, ma nella realtà italiana è difficile che superi i 25 m. La forma della chioma, sempre fastigiata, può essere più o meno espansa a seconda della varietà. Le foglie squamiformi, di 1 mm o anche meno, con apice ottuso di colore verde scuro, sono inserite in file opposte a croce sul ramulo.
Le infiorescenze maschili sono ovali, di circa 3 mm, di colore giallo brunastro, poste alla fine dei rametti; quelli femminili sono verdi e riunite in piccoli grappoli. Fiorisce in da febbraio a maggio.
I frutti sono piccole pigne, definite dai botanici galbuli legnosi, di forma rotonda o ovale, lunghi fino a 4 cm, ricoperti da 5-8 paia di squame irregolarmente poliedriche, di colore grigio-giallastro.
Assortimento varietale
Esistono una ventina di specie appartenenti a questo genere di conifera, tutte esotiche e di introduzione recente. Tuttavia il C. sempervirens L. è ormai consueto nel nostro orizzonte vegetazionale a sottolineare i giardini formali nelle zone a clima più mite, mentre le altre specie sono reperibili con maggiore difficoltà, fatta eccezione per il Cupressus macrocarpa e per altre due specie, il C. arizonica Greene, o cipresso dell’Arizona, e il C. glabra Sudw, o cipresso argentato o levigato, spesso impiegati, soprattutto la seconda specie, nei giardini condominiali per la formazione di siepi.
Il C. sempervirens, chiamato anche cipresso comune o italico o nero, si può presentare con due forme di chioma: stretta e colonnare o quasi a fiamma dalla base più ampia della precedente, pressoché espansa. Le due forme, frutto della selezione umana, sono denominate rispettivamente C. sempervirens var. pyramidalis o stricta e C. sempervirens var. horizontalis. Nel comune gergo vivaistico sono altresì chiamate “cipresso maschio” e “cipresso femmina”, senza che questo corrisponda, però, alla presenza di individui maschili o femminili.
Il primo, denominato anche cipresso piramidale, è la forma colonnare della specie originaria ottenuta in genere per innesto. Se moltiplicato per seme, anche se raccolto su piante piramidali, la percentuale di soggetti a portamento colonnare non supera il 20-30%.
Il secondo, caratterizzato da una forma più ampia, presenta rami inseriti nel tronco quasi ad angolo retto e spesso disposti in palchi ben distinti, mentre la è chioma irregolare e piuttosto aperta.
Il Cupressus macrocarpa Gord., o Cipresso di Monterey, è anch’esso un albero sempreverde, alto fino a 20 m, con fogliame verde brillante. Introdotto in Europa nel secolo scorso, viene spesso impiegato in sostituzione del cipresso comune nelle aree litoranee. E’ caratterizzato da una rapida crescita ed è adatto per la formazione di siepi e quinte frangivento nelle zone costiere.