E’ nel mese di giugno che si decide il buon esito di molte delle colture in atto: un mese freddo e piovoso non consentirà alle piante di irrobustirsi, un mese troppo caldo e siccitoso può ridurne lo sviluppo. Le lunghe giornate permettono di restare fino a tardi a lavorare nell’orto e il lavoro non manca. In questo periodo, all’innalzarsi delle temperature, è bene irrigare ogni giorno anche se con parsimonia per non creare ristagni.
PROGRAMMAZIONE
Ortaggi su tutore
Gli ortaggi legati su spalliera o su tutore aumentano il senso di ordine all’interno dell’orto, definiscono meglio gli spazi e consentono di operare in modo efficace senza dover entrare all’interno delle aiuole. Anche gli zucchini possono essere legati su tutore. Si impiegano canne di bambù o robusti pali lunghi circa 160 centimetri, da infiggere nel terreno per almeno 40 centimetri. Con le legature si invita la pianta a crescere verso l’alto, ben staccata dal suolo. Questa pratica consente di raccogliere frutti puliti e riduce i casi di marciumi in corrispondenza di precipitazioni abbondanti, consente di annaffiare la pianta al piede senza dover bagnare le foglie, riducendo le probabilità di problemi sanitari.
SEMINA
In giugno si può seminare quasi tutto si possa desiderare.
In particolare: fagioli e fagiolini; carote, bietole da costa e da foglia, indivia, lattuga, scarola e radicchi precoci fra le verdure da foglia; basilico e prezzemolo fra le aromatiche.
Ricordiamo che se in questo mese non si continua la semina, ci si ritroverà all’inizio d’autunno con molte aiuole improduttive, con colture invecchiate e di scarso valore. Non sfruttando completamente tutta la stagione produttiva, si rinuncia ad un buon 20-30% del risultato ottimale e a godere delle varietà tardive, per esempio quelle di pomodori e zucchini. Dunque, è adesso il momento di seminare o trapiantare gli ortaggi che raccoglieremo all’approssimarsi dell’autunno.
Basilico, primo profumo
Il basilico così legato al pomodoro nella tradizione culinaria italiana, nel sugo come nella pizza, può essere considerato a ragione la prima e più importante aromatica. Spesso coltivato non solo in piena terra, ma in vasi sui davanzali, o lungo i muri perimetrali della casa, a volte, anche nell’orto, seminato in contenitori che possono essere ricoverati all’interno se a fine stagione qualche pianta è ancora in vegetazione.
Semina
Il seme del basilico è molto piccolo, circa 800 semi per grammo e per essere dosato necessita di grande attenzione. Si semina su file distanti 25 centimetri in solchi profondi 2 centimetri, ed è buona norma innaffiare il terreno prima di questa operazione. Si dirada selezionando sulla fila le piantine migliori ad una distanza minima una dall’altra di 20 centimetri e massima di 30.
In alternativa, si semina a spaglio su piccola superficie, ad esempio in un vaso, trapiantando poi le giovani piantine quando arrivano ad avere 4-5 foglie e non più tardi: lasciate tutte insieme crescerebbero deboli e filate.
Se si preferisce acquistare piantine con pane di terra, far attenzione che non siano troppo cresciute, e che abbiano le foglie, anche quelle basali, verdi e integre. In sede di trapianto teniamo un sesto quadrato di 25 centimetri, sulla fila e lungo la fila.
Cimatura
Dopo l’attecchimento e il successivo diradamento, quando le piante riprendono a vegetare, è il momento della cimatura. Un’operazione che consiste nell’asportazione dell’apice vegetativo principale, che favorisce lo sviluppo di nuovi germogli, con piante più ramificate e più ricche di foglie.
Nel frattempo, non dimentichiamo la lotta alle malerbe e leggere ma frequenti annaffiature.
Raccolta
La raccolta inizia appena le dimensioni della pianta lo consentono e in pratica quando le ramificazioni laterali si sono ben sviluppate. La parte più pregiata, ricca di sostanze aromatiche, è rappresentata dagli apici vegetativi delle ramificazioni laterali, più che dalle grandi foglie lungo gli assi. Si continua a raccogliere fino all’esaurimento delle capacità vegetative della pianta.
Zucchini
Per gli zucchini la semina in epoca avanzata serve ad ottenere piante che entreranno in produzione quando quelle a semina primaverile avranno esaurito la spinta produttiva, dando pochi frutti non sempre in grado di arrivare a maturazione, e mostrando segni di senescenza e spesso anche problemi sanitari.
Protezione dal sole
Per le giovani colture appena trapiantate, il sole dell’estate può essere eccessivo e nelle ore centrali della giornata le pianticelle non protette assumono spesso un aspetto prostrato, per riprendersi solo durante la serata e/o al momento dell’irrigazione. Anche le semine possono avere un esito infausto se non si proteggono dal sole eccessivo, perché molti ortaggi da foglia faticano a germinare al di sopra dei 20°C.
Sistemi ombreggianti
Si possono realizzare sistemi di protezione dal sole in diversi modi e materiali:
stuoie di arelle stese su piccole spalliere temporanee realizzate con righelli di legno posti ad un’altezza di circa 50 centimetri, sono ideali per ombreggiare colture che già hanno superato la prima fase di crescita o per le piantine di trapianto, sono facili da posizionare e da e rimuovere, e se correttamente conservate durano più anni
cassette di legno capovolte tenute sollevate dal terreno 30 centimetri con l’aiuto di picchetti infissi nel terreno, si usano soprattutto per difendere le semine a spaglio su piccole superfici
reti ombreggianti scure da tendere su strutture fisse in metallo, possono essere rimosse lasciando al loro posto le reti antigrandine che proteggono, ma non privano di luce, si utilizzano per le colture di pregio.
TRAPIANTO
Si trapiantano per comodità e maggior percentuale di successo cavoli a raccolta autunnale, porri, sedano, e piante di pomodoro scelte fra le varietà a produzione tardiva.
Protezione dal sole
vedi capitolo “Semina”
LAVORI PERIODICI
Tutori e legature
La crescita continua delle piante che aumentano la loro superficie fogliare, il peso dei frutti, la possibilità di eventi atmosferici improvvisi e violenti rendono necessario il controllo della stabilità dei tutori, che dovremo infiggere maggiormente nel terreno, impiegando un martello di gomma o di legno e una tavoletta per non rovinarne la “testa”. Le legature devono accompagnare la formazione e lo sviluppo di nuove branche, ma anche quelle fatte ad inizio coltivazione devono essere controllate perché, se troppo strette, potrebbero causare strozzamenti del fusto, rendendo più facile la rottura. Nel caso si allentano e si riposizionano.
Cimatura
La cimatura è una pratica, poco usata, che spesso suscita pareri controversi, specie nel pomodoro. E’ sempre consigliata per meloni e angurie. Si pratica sopra la quinta o sesta foglia con un taglio netto impiegando cesoie disinfettate. In questo modo, s’induce una maggiore ramificazione ed una maggiore produzione. Si pratica anche per il cetriolo e per il basilico.
Scarti di coltivazione
Gli ortaggi precoci giungono a fine ciclo e il terreno, prima di essere rimesso a coltura, deve essere liberato da tutti i residui di vegetazione, aerei e sotterranei. Lasciare questi scarti di coltivazione e procedere ad una nuova zappatura, sarebbe un errore. Infatti, tutta la sostanza organica, prima di diventare concime per il terreno, deve subire una complessa serie di processi fermentativi che la rendono sfruttabile dalle piante. A questo stadio i residui di vegetazione rappresenterebbero solo un substrato dove patogeni di varia natura possono prosperare e riprodursi. Devono dunque essere eliminati, ecco come:
• porli nella compostiera, meglio se dopo una preventiva triturazione
• in buche profonde: interrare gli scarti, spargervi sopra uno strato di calce bianca e ricoprire con 40 centimetri di terra, infine risistemare in superficie la zolla erbosa tagliata all’inizio
• incenerirli con un fuoco di legna, ed impiegare poi la cenere come fertilizzante
• metterli nei raccoglitori per rifiuti specifici per materiale organico o verde
Cura delle solanacee
Le solanacee quali pomodoro, melanzana e peperone, seminate negli scorsi mesi, sono ormai in piena vegetazione e meritano qualche operazione di potatura verde, che limiti lo sviluppo vegetativo e favorisca la fruttificazione.
Spollonatura
Consiste nell’eliminazione dei germogli laterali che si sviluppano all’ascella delle foglie; è importante intervenire appena questi germogli compaiono sulle piante, per evitare che entrino in competizione per l’acqua e le sostanze nutritive con le altre parti della pianta.
Cimatura
L’operazione è volta ad asportare la parte apicale del fusto, allo scopo di interrompere lo sviluppo in altezza della pianta quando ci si aspetta che esso possa influenzare negativamente lo sviluppo dei frutti.
Capitozzatura
Pratica utilizzata tipicamente nella melanzana, sulla quale viene condotta con una serie di tagli decisi, volti a lasciare solo il fusto con i monconi delle ramificazioni basali; i tagli drastici, seguiti da somministrazione di acqua e concimi, stimolano una rivegetazione della pianta. In questo modo si riesce ad ottenere un’ulteriore fruttificazione invernale.
Controlli giornalieri
Ogni giorno, o a giorni alterni, percorriamo tutto il perimetro dell’orto e i camminamenti interni in modo sistematico, quando ancora c’è molta luce, per:
• osservare la crescita degli ortaggi
• saggiare la consistenza e l’umidità del terreno
• ricercare la presenza di parassiti, insetti defogliatori, malattie, virosi, anomalie nella crescita, presenza di roditori e talpe
• eliminare ad ogni passaggio almeno una manciata di malerbe all’interno delle aiuole
• rincalzare le giovani piante in forte accrescimento
DISERBO
Lotta alle malerbe
Dopo l’invasione di inizio stagione le malerbe sembrano regredire, ma si tratta di un’illusione. Le specie primaverili hanno concluso il loro ciclo per lasciare spazio a quelle estive, come il convolvolo e la portulaca che crescono a temperature più alte. Tutte le malerbe crescono con la stessa velocità degli ortaggi sfruttando al meglio le bagnature, le fertilizzazioni ed il lavoro operato sul terreno. Combatterle è sempre necessario.
Prevenzione
Anche per la lotta alle malerbe esistono delle buone norme di profilassi.
• Impedire alle infestanti di salire a seme e, se si tratta di graminacee, eliminarle prima che spighino. Private della spiga, le graminacee non potranno diffondere il seme, ma il loro capace apparato radicale, affastellato e sviluppato negli strati superficiali del terreno, potrà ancora catturare molta dell’acqua disponibile.
• Eliminare le malerbe da tutta l’area interessata dall’orto, in particolare dai camminamenti, dalle zone a ridosso delle reti di recinzioni e tatti gli angoli. Questo potrebbe rendere l’orto meno bello, perché spoglio, consigliamo quindi di coltivare nelle aree limitrofe e intorno alle aiuole, specie perenni da fiore in modo che ricoprano il terreno in modo continuo. Un’ottima scelta è la veronica (Veronica persica), pianta strisciante fiorita sin dai primi caldi che si può ridimensionare con un semplice taglio dei fusti striscianti in qualsiasi momento dell’anno. Resiste al freddo, al caldo e ad una relativa scarsità d’acqua.
• Far attenzione a non portare involontariamente infestanti nell’orto, magari impiegando sementi non selezionate o concimi organici immaturi, vale a dire non completamente fermentati.
• Evitare di inserire nella compostiera infestanti in avanzato stato di maturazione, perché i semi duri e completi potrebbero resistere ai processi di compostaggio mantenendosi vivi e vitali.
• Seguire le rotazioni consigliate
Perché combatterle
La prima ragione è che se non combattiamo ora le malerbe dovremo combatterle poi quando saranno molto più numerose e cresciute, e maggiore sarà il volume di materiale che dovremo estirpare, più grande il danno arrecato. Le malerbe competono direttamente con le colture orticole per i fattori di crescita quali luce, acqua, aria e ancor più per gli elementi che costituiscono la fertilità del terreno. Sottraggono spazio allargandosi sul terreno fino a soffocare non solo le giovani colture, ma anche le piante adulte, come accade in un impianto di fragole non diserbato chimicamente, dove le infestanti proliferano abbondantemente. Inoltre, la massa di vegetazione delle malerbe può dare riparo a insetti e parassiti come le limacce che di notte danneggiano le colture orticole. I danni provocati dalle erbacce lasciate senza controllo possono essere assai rilevanti.
Come combatterle
Il velocissimo tasso di crescita e la facile diffusione delle malerbe richiedono un’attenzione sempre vigile. In un orto familiare il diserbo con prodotti chimici non può essere nemmeno preso in considerazione, perché contrario agli obiettivi di salubrità e genuinità che tutti vorremmo avere sulla nostra tavola. Anche altre pratiche come l’impiego del fuoco trova difficile applicazione.
Non restano che le operazioni manuali da ripetersi non appena il nemico torna a comparire.
La zappatura si effettua con attrezzi dalla lama piccola e precisa, quando il terreno è umido, ma non fradicio. Si possono poi lasciare disseccare sul terreno le piante intere per raccoglierle una volta appassite.
Il diserbo con le mani, o con l’ausilio di un piccolo estirpatore agendo sulle singole infestanti, è il metodo migliore per colture come le verdure da foglia.
L’erpicatura superficiale può essere alternativa all’uso della zappa o si alternata a questa. E’ bene scegliere erpici di piccole dimensioni specie se si deve agire sull’interfila.
L’assolcatura si pratica solo nelle colture seminate a file. Si tratta di scavare un solco fra le file, rivoltando il terreno così da interrare le infestanti. La terra rimossa si addossa poi alle piante coltivate che così sono meglio sostenute. Attenzione però, un’azione troppo profonda o troppo estesa rischia di danneggiare le radici delle piante orticole.
IRRIGAZIONE
Quando l’acqua è poca
Per economizzare l’acqua evitare l’irrigazione a pioggia che non si concentra sulle colture coltivate, ma bagna qualsiasi pianta e superficie, anche improduttiva.
Impiegare gli annaffiatoi a mano.
Bagnare per scorrimento nei solchi, o formare delle piccole conche intorno alle piante di pregio, come i pomodori, così che l’acqua non ruscelli via e bagni l’area interessata dallo sviluppo delle radici.
Questo metodo, pur più difficile da attuare, si può rivelare di particolare utilità negli orti declivi dove il ruscellamento è un problema comune.
Oppure a fianco delle piante di maggior interesse poniamo nel terreno una bottiglia di materiale plastico (meglio quelle delle bibite perché più resistenti). Il tappo deve essere forato con un chiodo grosso e il fondo, che sporgerà verso l’alto, rimosso. In questi imbuti capienti, più di un litro, si versa l’acqua e si lascia assorbire dal terreno.
Acqua: meglio poca, ma spesso
Mantenere un tasso costante di umidità del terreno, per quanto possibile, è di gran lunga più produttivo ed economico che effettuare abbondanti irrigazioni distanziate nel tempo. L’applicazione dell’irrigazione a goccia a goccia nella coltivazione del frutteto o nelle siepi in giardino, ne è la prova immediata. Nell’orto migliorano nell’immediato la velocità di crescita, l’uniformità, la produzione in termini sia di quantità che di qualità. Nel tempo migliora la longevità della pianta: forti e ripetuti stress idrici con conseguenti arresti e riprese vegetative inducono una precoce senescenza che si manifesta in genere a settembre privandoci di quasi un mese di raccolto.
Alcuni consigli
• L’orario migliore per innaffiare è in serata, dopo il grande caldo, o al mattino presto poco prima del sorgere del sole, quando il terreno è ancora freddo dalla notte, a giorni alterni o tutti i giorni.
• La temperatura dell’acqua deve essere quella dell’ambiente, perché gli apparati radicali delle piante da orto sono nello strato superficiale del terreno scaldato dal sole, e un eccessivo sbalzo di temperatura può diminuire l’assorbimento e causare arresti di crescita. Buona norma sarebbe immagazzinare acqua piovana in contenitori d’accumulo esposti al sole.
• In caso d’acqua molto dura, per evitare accumulo di calcare nel terreno, si può aggiungere nei depositi, meglio una sera per l’altra, un prodotto naturale acidificante, come l’aceto bianco, un bicchiere ogni cento litri d’acqua.
• Evitare sempre l’irrigazione a pioggia, ideale per il prato, ma non per l’orto.
CONCIMAZIONE
Molte colture si approssimano all’epoca di raccolta e per sostenerle nella parte finale del ciclo vegetativo è buona norma ricorrere ad una concimazione di copertura, una concimazione cioè che si sparge sul terreno, e non si interra come avviene invece al momento delle lavorazioni profonde del terreno.
Corretto uso dei fertilizzanti
I fertilizzanti a lenta cessione, in forma granulare, mai da distribuire a spaglio sulla vegetazione, devono essere interrati con un leggero lavoro di zappa o rastrello seguito da un intervento irriguo.
I fertilizzanti a pronto effetto si sciolgono nell’acqua di irrigazione a concentrazioni molto basse. Se questo non è possibile, ad una prima bagnatura con fertilizzante si fa seguire un’irrigazione a pioggia. In entrambe i casi occorre attenersi rigidamente ai quantitativi indicati, e prudenzialmente ridurre la percentuale nse, in fase di lavorazione profonda, sia già stato interrato più di 4 chilogrammi di letame maturo per metro quadrato.
Errori di quantità
Gli atteggiamenti più diffusi fra gli orticoltori sono opposti, ma entrambe errati. Alcuni non utilizzano nessun concime in copertura, altri ne utilizzano una quantità eccessiva. I primi perdono parte del potenziale raccolto, i secondi rischiano di ottenere ortaggi con un contenuto in nitrati troppo elevato e quindi non salubri. Per eliminare il rischio di un elevato contenuto di nitrati le concimazioni dovrebbero esaurire il loro effetto 20 giorni prima del raccolto. I fertilizzanti a lunga cessione indicano in modo chiaro qual è la loro durata nel tempo, per i fertilizzanti a pronto effetto la loro efficacia la si ricava dall’intervallo di tempo consigliato fra due somministrazioni successive, indicato sulla confezione.
Dopo la raccolta
Dopo la raccolta provvediamo ad una veloce lavorazione del terreno interrando da 2 a 4 chilogrammi di letame, o compost maturo, per seminare verdure da foglia o una leguminosa di secondo raccolto.
In mancanza di fertilizzante adeguato e/o di tempo per effettuare una buona lavorazione del terreno seminiamo un ortaggio poco esigente come il ravanello.
DIFESA
Troppo spesso, dopo aver scoperto gallerie di scavo, si attribuiscono alle talpe tutti i danni riscontrati nell’orto. Le talpe danneggiano gli ortaggi scalzandoli nella loro attività di scavo, o spezzandone le radici, ma non si cibano di vegetali e non rosicchiano le radici. A procurare questi danni, sono i topi che colonizzano le gallerie superficiali delle talpe e se ne servono per restare protetti dagli attacchi dei predatori. I topi si riproducono molto rapidamente e al sopraggiungere dell’inverno cercano riparo dal freddo nelle cantine. Meglio combatterli fin da subito con trappole o con tavolette preincollate evitando di usare esche avvelenate, tossiche per gli animali domestici.
RACCOLTA
In questo mese, un’improvvisa abbondanza ricolma il nostro cesto: pomodori allevati sotto la protezione dei tunnel, zucchini e fragole in pieno campo, bietole, aglio, cipolla, fagiolini e fagioli, cetrioli, sedano, prezzemolo, cavolo cappuccio, diverse aromatiche per insaporire i nostri piatti.
Fragole rifiorenti
Le varietà di fragole rifiorenti sono in piena produzione e se ben sostenute continueranno fino ad autunno inoltrato. Per continuare a produrre tanto e bene necessitano di alcune cure:
• controllare le infestanti, ogni 10 giorni, negli impianti senza con telo nero di pacciamatura
• eliminare la vegetazione secca, senza strapparla
• distribuire fertilizzanti granulari a cessione programmata, fertirrigazioni ogni 10 giorni alle colture pacciamate
• controllare il numero dei fiori, con un massimo di 20 per piante sane e vigorose, 15 per piante medie, 10 per piante con vegetazione sparuta
• raccogliere a giorni alterni per non lasciare sulle piante frutti maturi, che rallentano lo sviluppo di quelli più piccoli
Agli
Nelle pianure, dove la stagione è più avanzata, se nell’autunno precedente è stato fatto l’impianto dei bulbilli (con una distanza di 15 centimetri sulla fila, e 30 centimetri fra le file, riducibili a 25 se si tengono le file sfalsate) si può iniziare la raccolta degli agli da conservare.
La maggior parte delle piante dovrebbe presentarsi con quasi tutte le foglie secche, e verdi solo le tre-quattro centrali. Si estraggono dal terreno con delicatezza cercando di non sbatterli, nè urtarli con badile o paletta: le lesioni di solito s’infettano e portano alla perdita di tutto o parte del bulbo.
Si lasciano seccare i bulbi all’ombra di un portico ben ventilato e si puliscono dalla terra prima di formare le trecce. A temperatura costante di circa 10°C si conservano anche per un anno intero.
Prezzemolo
Nel periodo estivo le piante aromatiche danno il meglio di se e questo vale anche per il prezzemolo, raccogliamolo adesso per la conservazione invernale prima che soffra la siccità, o le piogge e i primi freddi autunnali. Le foglie sono di un colore verde intenso, tenere, non troppo grandi e richiedono un minimo lavoro di pulizia. Tagliamolo con le forbici quando ha raggiunto l’altezza di 15 cm senza temere di rovinare le piante che presto torneranno in vegetazione.
SINTESI DEI LAVORI
• Lavorazione terreno: sarchiare il terreno e rincalzare le piante
• Semina: continuare le semine e raccogliere fragole, zucchine, cipolle e agli, sedano, bietole, verdure da taglio
• Diserbo: condurre una lotta costante alle malerbe
• Lavori periodici: gestire gli scarti di coltivazione; prestare cure particolari alle primizie (pomodori, peperoni, cetrioli e fagioli); utilizzare teli ombreggianti e altre soluzioni dove la radiazione solare sia troppo forte
• Tutori: legare ai tutori zucche, fagioli, cetrioli e pomodori per accompagnarne lo sviluppo
• Irrigazione: annaffiare le giovani colture se le precipitazioni non sono sufficienti a mantenere elevato il grado di umidità del terreno
• Difesa: mettere in funzione i deterrenti per allontanare le talpe
• Concimazione: distribuire concimi in copertura
• Raccolta: fragole, zucchine, cipolle e agli, sedano, bietole, verdure da taglio, aromatiche