SINTESI DEI LAVORI DI GENNAIO
Liberare le aiuole dai residui di vegetazione.
Ripensare alla divisione degli spazi nell’orto scegliendo specie e varietà e progettare anche sulla carta le nuove aiuole
Ripristinare il sistema di fossi di scolo principali e curare le pendenze per favorire lo sgrondo delle acque piovane.
Eseguire la vangatura e interrare letame, compost e concimazione minerale di fondo, eventualmente aggiungere sabbia silicea nei terreni argillosi per migliorare la tessitura del terreno.
Acquistare le sementi delle nuove piante da coltivare
Seminare nei tunnel freddi ravanello, rucola, valerianella, cipolla rossa.
Nelle zone a clima caldo seminare sotto tessuto non tessuto indivie, spinaci, piselli, bietole e aglio.
Nelle giornate di caldo arieggiare i tunnel per evitare fenomeni di condensa.
Rimpiazzare le piantine che non hanno attecchito di broccoli, fave, piselli, fagioli
Diradare pomodori, peperoni, melanzane e controllare le infestanti
Raccogliere cavolo nero di Toscana, cavoli invernali, porri ancora presenti e protetti dalle rincalzature; nelle zone a clima mite raccogliere bietole e altre verdure da foglia seminate a fine estate, come radicchi, spinaci, finocchi, ravanelli.
SINTESTI DEI LAVORI DI FEBBRAIO
Se non ancora fatto, effettuare le lavorazioni di affinamento del terreno, scavare le scoline,
In serra calda anticipare le semine di melone, anguria, cetriolo, zucca, zucchino, pomodoro, melanzana, peperone e basilico.
Nelle zone a clima mite tentare la semina nei tunnel freddi di valerianella, bietole e spinaci, ravanelli, carote, prezzemolo, cipolle e cipolline, cavoli estivi, lattuga e radicchio da taglio.
Raccogliere, dove la coltivazione non è stata sospesa: valerianella, rucola, porri, prezzemolo, sedano, spinaci e cicoria.
DETTAGLIO DEI LAVORI
Finita l’epoca dei raccolti, la tentazione di abbandonare l’orto fino all’arrivo della primavera è forte.
Le ore di luce sono poche e solo durante il week-end c’è tempo per dedicarsi ai lavori, magari con clima freddo e condizioni inclementi.
Programmazione
È questo il momento indicato per mettere a frutto l’esperienza di un anno e riprogettare attorno ad alcuni cardini fissi, ad alcuni vincoli imposti dal terreno o da altre infrastrutture (un muro, il cancello, il pozzo, la disponibilità di un impianto fisso d’irrigazione) la futura disposizione.
Senza dimenticare di introdurre un elemento estetico, anche se nulla o poco ha a che vedere col resto, come una macchia di girasoli o alcune zucche ornamentali, o una pianta di uva da tavola contro un muro ben esposto.
Tempo di scelte
Il brogliaccio di campagna, che dovrebbe accompagnare il lavoro nell’orto, diventerà adesso una miniera di piccole, ma utili informazioni.
Nell’attesa di poter compiere le prime semine, si potrebbe disegnare sulla carta la disposizione delle aiuole, per poi procedere al pichettamento degli spazi, all’individuazione dei camminamenti, allo scavo delle scoline, alla sistemazione e lavorazione del terreno.
Prima con carta e penna, poi direttamente sul terreno dovremo ridisegnare gli spazi allargando, restringendo, ruotando, frazionando, cancellando quelli dello scorso anno.
Il primo parametro da considerare è l’utilità della specie scelta per la nostra “economia familiare” e la sua produttività, il secondo parametro le possibili colture in successione e la densità d’impianto.
Conviene non sfruttare tutti gli spazi, meglio riservare un certo margine di indeterminatezza per il piacere di sperimentare la nuova coltura, magari suggerita dall’amico appassionato, o letta sulla rivista.
Le giornate di maltempo sono l’ideale per dedicarsi alla programmazione, definire le colture da mettere a dimora, quelle da confermare, quelle che non hanno soddisfatto e quindi da eliminare, e le nuove scelte da mettere in prova. E’ solo il primo passo, perché non tutte le colture occuperanno il terreno per l’intera stagione e dovremo prevederne altre in successione, ed allora il lavoro di programmazione, semplice all’inizio, si complica. Gli zucchini, ad esempio, rappresentano una scelta obbligata, ma è bene pensare a due semine successive per prolungare la stagione di raccolta.
Le rotazioni, poi, impongono di evitare la presenza della stessa coltura per anni consecutivi sulla medesima particella di terreno per non impoverirlo e favorire il proliferare di problematiche sanitarie.
Andare per garden e cataloghi
Esistono manifestazioni, riviste specializzate, cataloghi di case produttrici o distributrici di sementi, garden o punti vendita dove poter curiosare e lasciarsi tentare, scegliere una varietà piuttosto che un’altra, decidere di affiancare ad una varietà a noi conosciuta, una nuova, di taglia, colore e consistenza diversa.
Scelte controcorrente
Troppo spesso capita di vedere orti tristemente convenzionali dove nulla spinge a cogliere un’idea da copiare: troppo quadrati, con parcelle di superficie eguale anche per colture assai diverse, identiche le disposizioni dei filari o delle file, prevedibili e nessun segno di personalizzazione, di progettazione secondo non soltanto i nostri bisogni, ma anche i desideri.
L’orto deve assicurare soddisfazione attraverso produzioni ottime quantitativamente e qualitativamente, ma deve anche essere bello, bello da vedere e, prima di tutto, nostro come luogo di lavoro piacevole. Spesso nel passato gli orti si facevano vicino a casa, nelle vicinanze di un pozzo, o di alberi da frutto o di un eventuale tavolino dove fermarsi a bere e riposare. Le aiuole fiorite all’interno o al bordo degli orti non sono un’idea nuova, ma, piuttosto, una riedizione d’antichi progetti.
Basterà poco per creare uno spazio diverso dal solito orto, quasi un giardino verde: calendule, lavanda, aromatiche, mais, saggina, topinambur, zucche, cavoli ornamentali…
PREPARAZIONE DEL TERRENO
Spesso non ci si attiene alle più comuni indicazioni di pulizia e ripristino e sul terreno restano ancora residui delle ultime colture, frutti non maturi, scarti vegetali, malerbe che non hanno smesso di crescere durante l’inverno. Eliminiamo, allora, tutto ciò che può essere allontanato, bruciato, interrato o posto nella compostiera. Zappiamo il terreno, effettuando ad anni alterni, o al massimo ogni tre, anche una vangatura a doppia profondità per scongiurare che lo strato superficiale vada soggetto a “stanchezza”, cioè ad un eccessivo sfruttamento selettivo di alcuni nutrienti.
Importanza della vangatura
Con la zappatura non si creda di aver assolto a tale compito, la zappatura infatti arriva ad una profondità di soli 20 centimetri ed è insufficiente per colture che spingono il loro apparato radicale in profondità. Le radici della bietola da costa, ad esempio, raggiungono una profondità di 30 centimetri. E’ dunque necessaria, almeno ad anni alterni, una vangatura capace di raggiungere i 25-30 centimetri di profondità. Questa operazione prevede il sollevamento dell’intera zolla che poi si fa ricadere su se stessa, così che si rompa e si rimescoli. E’ un lavoro faticoso che richiede tempo e deve essere affrontato per turni successivi e brevi. Protrarre i tempi troppo a lungo nel tentativo di portare a termine il lavoro, comporta inevitabilmente una minore efficacia ed una profondità di scavo inferiore.
La vangatura deve essere effettuata quando il terreno è “in tempra”, quando cioè non è troppo secco da sbriciolarsi, né troppo bagnato da spezzare la zolla durante lo scaravoltamento. Il gelo e la pioggia sbricioleranno poi le zolle, così che al momento della preparazione del letto di semina il terreno sarà già più affinato.
Utilità della vangatura
Una buona vangatura dovrebbe interessare primi 25-35 centimetri di profondità del terreno, nei quali:
- arieggia lo strato superficiale che il calpestio e l’irrigazione hanno compattato
- elimina i resti di vegetazione di colture precedenti e sassi
- ne migliora la qualità permettendo l’introduzione di concimi organici, ammendanti e sabbia
- favorisce la penetrazione dell’acqua in profondità
- stimola l’azione dei batteri aerobi che decompongono la sostanza organica
- ne aiuta una più facile esplorazione da parte delle radici
Ammendanti
La vangatura è l’occasione per introdurre fertilizzanti organici o ammendanti e correggere il terreno. Gli ammendanti di più largo impiego sono sabbia, torba, compost e letame.
La sabbia, sempre gradita agli ortaggi che ne richiedono un 30% per la loro coltivazione in vaso, serve nei terreni argillosi, per ridurne la pesantezza e migliorare lo sgrondo, così da evitare o mitigare fenomeni di ristagno. La sabbia deve essere di granulometria grossa, sparsa sul terreno metà prima della vangatura e metà al momento delle lavorazioni successive.
La torba è indicata in tutti i terreni sciolti, poveri, sabbiosi così da migliorare non solo la fertilità, ma anche il contenuto in sostanza organica e la capacità di ritenzione idrica.
Il compost e il letame hanno la stessa valenza se utilizzati molto maturi e in grande quantità (8-10 chilogrammi per metroquadrato).
Alcune componenti, unite alla lavorazione profonda, aiutano ad ottenere un terriccio fertile, aerato, friabile, ricco di sostanza, ben drenato, capace di favorire la crescita vigorosa degli ortaggi:
- sabbia di grossa granulometria in caso di terreni argillosi
- letame ben maturo, in ragione di 3-5 chilogrammi per metro quadrato, o compost di produzione familiare
- cenere di legna, ma sempre con moderazione e ad anni alterni
- fondi di caffè che non siano ammuffiti durante la loro conservazione
- torba e/o terriccio di foglie
Dopo vangatura o zappatura, per affinare maggiormente il letto di semina si può procedere passando con un erpicatore o un rastrello.
Pendenze e scoline
Una volta preparato il terreno e predisposto su carta un progetto per la divisione degli spazi, si passa ad operare sul campo:
- delimitare le future aiuole con l’aiuto di picchetti di legno (ricavati da rami di potatura) lunghi circa 40 centimetri e di spago bianco
- dimensionare gli spazi in modo tale da poter intervenire all’interno senza dover calpestare, tenendo una larghezza massima di 100 centimetri, se il camminamento di servizio è su di un solo lato, e di 160 centimetri se è sui due lati
- separare le aiuole una dall’altra con una capace scolina larga almeno 20 centimetri e profonda, nel punto massimo, altrettanto
- oppure scegliere una maggiore ampiezza della scolina, 30/40 centimetri circa, per impiegarla anche come camminamento di servizio
- scavare fossetti di scolo che raccolgano l’acqua drenata dalle scoline
Garanzia di buoni risultati
Queste operazioni, faticose e non certo semplici, si riveleranno molto utili specie a fronte di precipitazioni, abbondanti, persistenti e di forte intensità. Gli ortaggi temono i ristagni idrici, specie se accompagnati da basse temperature. Una buona preparazione del terreno con le lavorazioni profonde e una soddisfacente sistemazione dei profili e della rete di scolo, è garanzia di buoni risultati, soprattutto nella stagione primaverile.
SEMINA
Chi ha fretta di seminare all’aperto pazienti ancora un poco perché anche il mese di febbraio è spesso caratterizzato da un ritorno in forza dell’inverno classico. Non solo abbondanti nevicate, ma anche bufere, forti precipitazioni per più giorni e abbassamenti della temperatura al di sotto dello zero al nord come al sud, in collina come in pianura, nelle regioni interne come nelle vicinanze del mare o dei grandi laghi.
Al riparo dei tunnel freddi, nella pianura Padana si possono tentare le semine degli ortaggi più resistenti al freddo; mentre nelle zone a clima temperato è bene anticipare i tempi per ottenere un raccolto di primizie primaverili.
Seminare gli spinaci
Gli spinaci sono fra gli ortaggi che meglio sopportano il freddo.
Si possono seminare nei tunnel riscaldati in pieno inverno ovunque, nei tunnel freddi già a febbraio se l’orto è in zona a clima mite, o all’aperto in tutte le regioni del sud.
La coltivazione dello spinacio richiede un terreno sciolto, ben drenato, profondo, molto aerato.
Pur temendo i ristagni, causa dell’ingiallimento delle foglie, necessita di acqua che deve essere apportata in modo costante.
Lo spinacio non è pianta esigente e nella rotazione si inserisce al secondo anno dopo colture che hanno richiesto, e in parte sfruttato, una forte letamazione.
Si semina a spaglio, procedendo poi ad un diradamento, o a file. Le file devono essere distanti circa 30 centimetri una dall’altra. La distanza è in funzione della varietà coltivata e deve essere pari all’altezza raggiunta dalla pianta.
Ravanelli: signori del freddo
Nelle località del sud, in riva ai grandi laghi, o al riparo dei tunnel l’attività non si ferma e gli ortaggi più resistenti al freddo possono continuare a produrre.
I ravanelli sono la scelta migliore al fianco di rucola, spinaci e valerianella. Offrono un raccolto fresco ed abbondante, più di un chilogrammo di radici per metro quadrato, a fronte di pochissime cure.
Il terreno di semina deve essere preparato con cura, soffice, reso fertile con l’apporto di terricciato maturo e ben drenato.
La semina si può iniziare a febbraio, a spaglio o a righe. Nella semina a spaglio è consigliato mescolare il seme con terriccio così da migliorare l’uniformità.
Il terreno deve essere mantenuto sempre umido, ma non intriso.
Dopo un mese si inizia il raccolto in modo scalare senza lasciare che i ravanelli crescano troppo perché diventerebbero acri, fessurati e perderebbero in croccantezza.
Seminare le bietole
Già a partire dalla fine di febbraio, le bietole possono essere seminate al riparo dei tunnel freddi o, dove le temperature lo consentono, anche all’aperto. Il terreno deve essere preparato con cura, molto ben affinato, leggero e ricco di sostanza organica. Si seminano a spaglio, impiegando circa 5 grammi di seme per metro quadrato, da mescolare prima con terriccio per favorire l’uniformità della distribuzione. La temperatura minima perché possano germinare è di 10°C, in queste condizioni impiegano circa 15 giorni per emergere dal terreno.
E’ necessario procedere ad un diradamento quando le piantine sono alte circa 5 centimetri, lasciando circa 30 centimetri tra una e l’altra. Le piantine in eccesso possono essere trapiantate in pieno campo a file, appena le condizioni lo permettono, solitamente dalla prima settimana d’aprile.
Richiedono un terreno di medio impasto, ricco di sostanza organica, mediamente fertile, da mantenere sempre leggermente umido. Non necessitano di concimazioni, e si raccolgono in modo scalare a partire da due mesi dopo l’emergenza.
Se tagliate, ricrescono con forza e possono produrre fino all’arrivo dell’inverno. Al sopraggiungere del freddo possono essere protette con tessuto non tessuto.
FORZATURA
Anticipare le semine in luogo protetto e riscaldato permette di trapiantare, quando il rischio di gelate sarà passato, piantine già grandi e ben strutturate e di godere del piacere delle primizie.
Preparare le piantine in serra non è però semplicissimo, perché occorre saper calcolare il momento giusto per la messa a dimora, per non arrivare al trapianto con piante invecchiate e indebolite dal troppo tempo passato in condizioni non ottimali. Per ovviare a questa problematica, resa più incerta dall’andamento stagionale, possiamo frazionare le semine di una quindicina di giorni una dall’altra.
Non sarà certo il costo della bustina di semi ad incidere sul costo finale delle nostre piantine, quanto le spese di riscaldamento.
Una serra per non avere costi di riscaldamento eccessivi dovrà essere ben esposta, efficacemente coibentata e non sovradimensionata. Ma se abbiamo solo poche piante, o poche cassette uso semenzai, i costi energetici non varranno il risparmio, e allora è meglio orientarsi verso l’acquisto di piante da orto in vaso per i trapianti.
Sotto i tunnel freddi
Nei tunnel freddi si prepara il terreno per le semine di fine febbraio di molti ortaggi a raccolta primaverile: valerianella, bietole e spinaci, ravanelli, carote, prezzemolo, cipolle e cipolline, cavoli estivi, lattuga e radicchio da taglio.
S’iniziano anche i primi trapianti, in particolare delle verdure da taglio, ma utilizzando solo piantine con pane di terra acquistate nei garden, o prodotte in semenzaio caldo. Per garantire un raccolto scalare, si trapiantano piccoli lotti di piante a dieci giorni di distanza. Quest’intervallo di tempo può essere allungato o abbreviato di alcuni giorni a seconda che le temperature siano più basse o più alte della media stagionale. Si possono trapiantare tutte le verdure da foglia già in vendita in contenitore alveolato, preferendo le lattughe a cappuccio.
Ricordiamo di arieggiare il tunnel per evitare il formarsi di condense nei giorni di sole, richiudendolo poi prima del calar del sole.
Irrighiamo con parsimonia, dopo aver scaldato l’acqua al sole, cercando di bagnare più le singole piante che il terreno libero.
Raccogliamo: valerianella, rucola, radicchio e lattuga da taglio, prezzemolo.
In serra riscaldata
In questo mese i tunnel freddi rappresentano ancora un rischio ed è meglio concentrare gli sforzi all’interno delle serre dove maggiori sono le possibilità di riuscita. Anche se è possibile anticipare la semina di quasi tutte le colture orticole, sarà conveniente orientare la scelta verso quelle più redditizie.
Pomodoro, peperone e melanzana dovranno essere seminati in contenitori alveolati. La regola è quella di mettere due semi per spazio eliminando la piantina più debole che va recisa con le forbici, perché estraendola si rischia di danneggiare l’altra pianta.
Piante dal seme piccolo come prezzemolo, sedano e basilico potranno essere seminati a spaglio.
Il sedano andrà trapiantato in contenitori alveolari, il basilico diradato e messo a dimora come zolla intera, il prezzemolo andrà direttamente in campo.
Zucchino, zucca, melone, cetriolo e anguria dovranno essere seminati in vasetti singoli ponendo in ciascun contenitore un solo seme, al massimo due. Per favorire un corretto sviluppo i semi andranno posti nel terreno con la punta verso il basso.
L’obiettivo è produrre piantine da mettere a dimora sotto tunnel freddi o in pieno campo già radicate con un proprio pane di terra, riducendo così la percentuale di perdite, che è sempre maggiore con piante a radice nuda.
LAVORI PERIODICI
In caso di forti nevicate, eliminiamo la neve con una scopa, specie se appesantita dalla pioggia, agendo con delicatezza per non rovinare la struttura e i teli. Non usiamo badili, perché la lama potrebbe rompere i teli resi più fragili dalle basse temperature.
Residui vegetali
Quando le fonti alimentari naturali iniziano a scarseggiare, i residui vegetali abbandonati nell’orto attirano gli animali selvatici, inoltre sono un serbatoio per i patogeni che in essi svernano e si moltiplicano, ripresentandosi con maggior forza nel ciclo successivo; i residui diventano ricettacolo per uova e larve di parassiti che albergano nei frutti, nelle radici, nei fusti. Devono quindi essere raccolti e messi in compostiera per produrre humus. In mancanza di compostiera si radunano in mucchio in un angolo dell’orto, così da movimentarli solo quando il loro volume sarà apprezzabile.
Le foglie, le paglie dei legumi e i fusti, possono essere bruciati sul posto, con l’aiuto di legna, escludendo materiale plastico o stampato. La cenere potrà essere distribuita a spaglio sul terreno prima della vangatura. L’apporto fertilizzante è limitato e può non essere considerato.
I frutti immaturi, succosi e difficili da bruciare, devono essere allontanati o interrati ad una profondità di 50 centimetri, ricoperti da un primo strato di terreno, da calce, e ancora da terreno.
Gli apparati radicali, spesso “dimenticati”, devono essere estratti con l’aiuto di una forca e distrutti.
Solo le radici delle leguminose (fagioli, fagiolini, piselli, fave, ceci) devono essere lasciate nel terreno perché i tubercoli radicali sono ricchi di azoto e migliorano la fertilità del terreno nel lungo periodo.
Dimenticare i residui in mucchio fino a primavera aumenta i rischi, perché la fermentazione dei residui vegetali sviluppa calore che contrasta l’azione “sanitaria” del gelo invernale.
Controllare i manici
Il mese di febbraio è spesso caratterizzato da un forte ritorno del maltempo con precipitazioni significative ma irregolari, che possono rendere difficoltoso lavorare all’aperto: è l’occasione per occuparsi della manutenzione degli attrezzi.
Controllare i manici è di grande importanza per non trovare sgradite sorprese al momento dell’utilizzo degli attrezzi. Assicuriamoci che siano lisci e privi di zone scheggiate, ripassandoli con carta abrasiva specifica perché, anche se dovremmo sempre impiegare i guanti, non è certo impossibile ferirsi. Dipingiamo almeno la parte terminale dei manici con vernici idrorepellenti da legno, a colori molto vivaci e ben visibili sul fondo verde della vegetazione o sul terreno: sarà più facile individuarli con prontezza nei nostri continui spostamenti da un punto all’altro dell’orto.
Verifichiamo che i manici lunghi di badili, zappe, vanghe, forche, rastrelli, non presentino crepe e che l’innesto con la parte in metallo sia saldo e fermo.
Buona norma sarebbe poter disporre di un manico di ricambio per ogni tipologia di attrezzo e di biette per fissare meglio quelli esistenti che mostrino cedimenti nel punto di giuntura.
Un’idea semplice per fare più bello l’orto
Sostituire i camminamenti di servizio in terra battuta con una corsia di lastre di pietra solo appoggiate sul terreno, in posizione mediana fra due aiuole, al culmine della leggera baulatura convessa che deve essere sempre data al profilo per favorire lo sgrondo e impedire ristagni.
CONCIMAZIONE
Prima di vangare distribuire sul terreno il letame che, con il ribaltamento delle zolle della vangatura, verrà interrato. Contemporaneamente si possono apportare ammendanti, aggiungendo sabbia se il terreno è pesante, o torba se il terreno è sciolto e povero di sostanza organica
E’ bene possedere due vanghe di lunghezza diversa, una più lunga ed una più corta, da usare ad anni alterni, così da evitare che si formi alla stessa profondità sotto al terreno una barriera impermeabilizzante. Le zolle esposte al gelo invernale si frazioneranno in unità più piccole, e prima della semina si dovrà intervenire con zappe, erpici e rastrelli.
Letame: insuperabile fertilizzabile del terreno
La letamazione è una pratica che possiamo considerare necessaria per mantenere elevata nel tempo la fertilità del terreno. Il letame, infatti, quando è di buona qualità, riesce ad apportare al terreno composti organici stabili capaci di resistere, migliorando la struttura del terreno stesso e garantendo un rilascio graduale delle sostanze nutritive.
Dove si trova
Procurarsi del letame di buona qualità oggi è sicuramente meno agevole di un tempo, specialmente per chi non abita in quelle zone collinari dove sopravvive un’agricoltura e un allevamento non intensivizzato all’estremo. Un buon letame è prodotto dalle stalle tradizionali di bovini dove si ricorre ad un impiego abbondante di paglia per la lettiera e si usano ancora foraggi freschi ed essiccati in grande quantità per l’alimentazione. Il letame nasce quindi in stalla dalla mescolanza della lettiera ricca di componenti vegetali fibrose, delle urine ricche di azoto, e degli escrementi ricchi di molte sostanze nutritive non del tutto digerite e dai metaboliti di rifiuto.
La semplice mescolanza delle tre fasi non origina però il letame che è frutto di una protratta fermentazione. Per ottenere, infatti, un prodotto soddisfacente sono necessari alcuni mesi di permanenza del materiale in concimaia.
Fermentazione
La fermentazione modifica profondamente i componenti di partenza e non si deve pensare ad una loro semplice e lineare lisi, senza che si verifichino sintesi e processi di trasformazione più complessi. La prima fermentazione si deve considerare immediata e può portare ad una grossa perdita di azoto per volatilizzazione dell’ammoniaca contenuta nelle urine.
La seconda fase, rapida e violenta, è caratterizzata da una perdita di sostanza organica per un imponente sviluppo della componente batterica che si accresce a spese dei composti organici ancora presenti.
La terza fase, la più lenta e complessa, quella che comporta il processo di formazione dell’humus, è caratterizzata da un lavoro a catena in successione di una serie di gruppi di batteri che svolgono un compito ben preciso. Questo comportamento specifico porterebbe all’esaurimento dell’attività di un gruppo se non si aggiunge ogni giorno materiale fresco in concimaia. Nei mucchi di letame stoccati a parte il processo di maturazione è più lineare.
Per ottenere un processo fermentativo corretto è necessario che la massa resti umida e che non venga arieggiata e quindi presenti una ridotta superficie in rapporto al volume.
Come si presenta
In un buon letame è una massa ancora umida, ma che non perde acqua, di consistenza plastica, di colore scuro fra il marrone ed il nero, dove si possono distinguere ancora i residui pagliosi indecomposti all’interno di un contesto piuttosto uniforme. Con il procedere della maturazione la massa tende a diventare sempre più scura e più uniforme fino alla completa scomparsa dei residui vegetali della lettiera.
Come si conserva
Una volta procurato, il letame non deve essere conservato a lungo, ma se maturo, va impiegato subito. Infatti, i mucchi di letame rimossi dalla concimaia tendono a perdere umidità, vengono inevitabilmente arieggiati e dilavati, con perdita del loro potere fertilizzante.
Se proprio non è possibile utilizzare subito il letame, conviene formare un cumulo alto e tondeggiante, così da offrire la minor superficie possibile in rapporto al volume. Deve essere poi coperto con un telo di recupero o con un buon strato di paglia fissata da corde e rami; se il clima è troppo secco deve essere bagnato con moderazione in modo che l’acqua penetri nella massa senza scorrere su di essa e perdersi nel terreno.
Troppo o troppo poco: due errori comuni
Le dosi d’impiego del letame variano da 2 a 6 chilogrammi per metro quadrato, quantitativi inferiori non riescono a modificare in modo significativo la sostanza organica del terreno e quantitativi superiori si traducono quasi sempre in un eccesso di azoto disponibile. La quantità di letame deve essere definita tenendo conto di alcune variabili: tipo di cultura prevista, precedenti culture effettuate, tipo di terreno, numero di anni dall’ultima letamazione, stadio di maturazione del letame, modalità di distribuzione.
Interrare subito
La massa fertilizzante prelevata dal cumulo deve restare esposta all’aria il minor tempo possibile, poiché all’aria la componente azotata volatilizza; inoltre la massa essiccandosi consente l’instaurarsi di fenomeni di fermentazione aerobica indesiderata. Il letame quindi, se prelevato dalla concimaia, deve essere mantenuto bagnato e riparato dall’aria con un telo o altra copertura nell’attesa dell’impiego e andrebbe subito interrato una volta sparso sul terreno.
Valore fertilizzante
Il contenuto in sostanza organica del letame è valutabile da un minimo del 15% a valori più che doppi: azoto da 0,3 a 0,6%; fosforo circa 0,25%; magnesio poco meno di 0,2%; calcio circa 0,5%; potassio 0,7%.
Considerando gli apporti e ricorrendo ad un manuale specialistico che indichi anche gli asporti per ogni singola coltura, si potrebbe tentare di operare un bilancio teorico della fertilità dell’orto, ma la vecchia pratica e le indicazioni empiriche che potremmo trarre direttamente dall’andamento della precedente annata ci devono consigliare in merito.
L’effetto della letamazione non si esaurisce in un solo anno, ma si protrae nel tempo e quindi si rende necessario un ulteriore intervento a breve intervallo solo in caso di colture caratterizzate da forte asporto ripetute sulla stessa aiuola.
Colture da letamare
Si avvantaggiano della letamazione le colture che potremmo definire “da rinnovo”, caratterizzate da una forte asportazione di sostanze nutritive e solitamente da una forte produzione: gli zucchini e tutte le zucche in genere, i pomodori, i peperoni, le melanzane, l’anguria ed i vari meloni, i cetrioli, i sedani. Al momento dell’impianto anche i carciofi e gli asparagi se ne giovano non poco.
La distribuzione diretta del letame non è consigliabile in molti altri casi e sarà bene aspettare la rotazione del secondo anno per seminare le carote, l’aglio e la cipolla, i ravanelli, la rapa, il prezzemolo, il porro, e tutte le innumerevoli verdure da taglio. Queste colture, infatti, non richiedono quantità elevate di azoto, e l’eccesso di questo elemento minerale, specie nel periodo invernale, può portare ad un accumulo di nitrati indesiderati al momento del consumo, oltre ad esporre le piante a malattie.
DIFESA
Lotta agli insetti
Durante la lavorazione del terreno, già iniziata il mese scorso con la vangatura, raccogliamo i sassi che vengono portati in superficie e che serviranno per il drenaggio e, soprattutto, raccogliamo le larve degli insetti. Quelle del maggiolino sono facilmente individuabili. Un’azione preventiva di questo tipo, se nell’anno precedente non c’è stato un attacco massiccio di parassiti, può essere considerata efficace e naturalmente biologica.