








L’autunno è la stagione delle Cattleya, da sempre considerate le regine delle orchidee, ma la loro origine è decisamente più umile…
Le prime Cattleya fiorite in Europa giunsero nelle mani del signor William Cattley di Barnet, un famoso e appassionato coltivatore inglese dell’Ottocento, sotto forma di bulbi mezzi rinsecchiti, utilizzati come materiale di imballaggio per un carico di piante esotiche inviatogli dal Brasile!
Dal 1824, quando il celeberrimo Lindley descrisse per la gioia degli appassionati la magnifica Cattleya labiata di William Cattley, una cinquantina di specie di questo genere furono introdotte in coltivazione, tutte provenienti dall’America tropicale, dal Messico fino all’Argentina e al Perù.
In natura le Cattleya sono piante epifite (vivono cioè su altre piante utilizzandole per sostegno senza arrecare loro nessun danno) e si trovano normalmente nelle foreste umide dal livello del mare fino a circa 1500 m di altitudine.
Monofogliare e bifogliate
Il genere Cattleya si divide in due grandi gruppi: monofoliate e bifoliate. Le monofoliate sono le Cattleya classiche, conosciute anche come le regine delle orchidee o “le più orchidee delle orchidee”: hanno grandi fiori appariscenti e profumatissimi, certamente fra i più ambiti da chi si avvicina per la prima volta al mondo delle orchidee. Le bifoliate hanno invece fiori più piccoli, ma con forme e colori che affascinano i collezionisti più navigati.
Solitamente (è successo anche a me) i neofiti sono attratti dai grandi e sgargianti fiori delle monofoliate e in genere dalle orchidee con i fiori più grandi e appariscenti, poi man mano che aumentano le conoscenze e la collezione il gusto si raffina e si cominciano ad apprezzare i fiori non in base alle dimensioni, ma piuttosto per l’emozione che trasmettono, fiori magari più piccoli ma molto aggraziati e delicatamente raffinati. Succede spesso che i nuovi orchidofili comincino col collezionare Cymbidium, Cattleya monofoliate e altre piante di grandi dimensioni, col risultato di trovarsi poi con piante ingombranti che col passare del tempo occupano sempre più spazio nella collezione, ma sempre meno spazio nel cuore del collezionista.
Da oltre un secolo generazioni di appassionati si sono “divertiti” a creare un’infinità di ibridi incrociando le Cattleya con i generi affini Brassavola, Laelia, Sophronitis ed oggi l’assortimento è pressoché infinito per forme, colori e dimensioni.
Coltivazione in casa
Le Cattleya sono piante robuste, che si possono coltivare in casa con successo e soddisfazione a patto di attenersi a poche e semplici regole che si possono così sintetizzare: molta luce e poca acqua.
Occorre dare alle piante un’esposizione molto luminosa, vicino a una finestra ben esposta in inverno e all’aperto durante la bella stagione, in un angolo dove ricevano il sole del mattino o del tardo pomeriggio.
Da buone piante epifite, le Cattleya hanno radici aeree e per questa ragione si coltivano in un composto a base di corteccia che permette una buona aerazione dell’apparato radicale. L’importante è bagnare poco: la maggior parte delle orchidee che periscono nelle mani dei principianti muoiono annegate per le troppe annaffiature.
Si bagna solo quando si è sicuri che le piante siano asciutte: è comunque preferibile avere piante più asciutte che troppo bagnate. Suggerisco di mettere un sottovaso sotto le piante, riempito di sassolini o argilla espansa in modo che il vaso non sia a contatto con l’acqua.
(Disegni di Daniela Baldoni)