



Nei giardini Zen si usano sassi, rocce, piante come simboli per richiamare alla mente paesaggi naturale da “sentire”, più che da vedere. Pietre e massi, appoggiati ad un letto di ghiaia sottile e accuratamente rastrellata, vogliono simulare degli scogli su un mare appena mosso, o cime di montagne che fuoriescono da una valle immersa nella nebbia.
Intorno all’aiuola
Il giardino giapponese dovrebbe essere limitato da strutture come muri o barriere di legno. Come l’Hortus conclusus di origine medioevale, così la “chiusura” del giardino zen non è ispirata solo da concetti di esclusione, ma soprattutto di meditazione e concentrazione sulle poche cose contenute nel giardino.
La dimensione della nostra aiuola zen potrebbe essere approssimativamente di sei metri per quattro, da limitare su due lati con pannelli di legno a doghe, oppure con uno steccato di tavole molto ravvicinate (altezza 130-150 cm). Volendo impreziosire la staccionata, si possono alternare le doghe di legno con canne di bambù verticali laccate di nero.
In alternativa, per isolare l’aiuola, potremmo utilizzare una fitta siepe sempreverde o i classici pannelli di legno utilizzati per separare aree riservate dal resto del giardino. Se poi avessimo a disposizione un bel muro in pietra locale, o un muro intonacato di bianco, il risultato sarebbe garantito.
Pietre e massi
Le pietre principali della composizione dovrebbero essere di colore e forma molto naturale, quindi niente pietra lavica con fori e fessure, meglio un semplice granito o del calcare di montagna. Molto belli i massi che si trovano nelle cave, cercando con cura quelli che più si adattano. I giapponesi spendono vere fortune per la ricerca e l’acquisto delle pietre ideali. Sceglieremo almeno tre massi, delle tre forme principali: verticale, arrotondato e piatto. Se decidiamo di aumentarne il numero, mettiamone cinque o sette, mai numeri pari. Le pietre principali vanno disposte in posizione di tre quarti e un po’ arretrata, non al centro dell’area. Se l’ispirazione viene dal mare, potremo circondare i massi con ghiaia chiara di piccolo diametro, magari spezzata così da rimanere il più possibile in “posa”, anche dopo le rastrellature che di tanto in tanto andremo a praticare.
La rastrellatura
Deve essere intesa come una vera e propria pratica meditativa, da eseguirsi ad intervalli regolari con un rastrello, a cui avremo asportato un dente si e uno no, o con una tavola sagomata.
Le piante
Poche piante, utilizzate con parsimonia e solo alcune specie dalle forme particolarmente suggestive, dimenticando la tendenza tutta occidentale di volere la fioritura sempre e comunque. Aceri ed azalee nei giardini giapponesi la fanno da padroni, ma poiché il nostro giardino vuole solo ispirarsi al vero giardino zen, perché non provare con piante meno scontate?
Rhus typhina
Posizioniamo Rhus typhina appena dietro ai massi, ad una certa distanza da loro. Se la pianta è di buone dimensioni, con i rami principali un po’ contorti o movimentati, il risultato scenico è migliore. Il sommacco in piena estate produce dei fiori piccoli, riuniti in grosse pannocchie coniche. Dopo questa strana fioritura, in autunno il fogliame, simile a quello delle felci, regala bellissimi cromatismi giallo-arancio. La specie cresce in ogni tipo di terreno e sopporta bene sia il freddo intenso della pianura padana, che il caldo della riviera. Ama il sole e il terreno fertile ma ben drenato.
Lonicera pileata
Sotto Rhus typhina raggruppiamo un certo numero (dispari) di Lonicera pileata. Essendo un sempreverde dal fogliame verde scuro e lucido, riporta alla mente quelle strutture rigide ed affascinanti dei veri giardini zen, fatti soprattutto di azalee. La lonicera deve essere mantenuta in forme morbide ad imitare un mare appena ondulato, lasciando che quelle più arretrate crescano un poco di più in altezza, senza superare, comunque, i 60-70 cm. Si adatta all’ombra di Rhus typhina e a qualsiasi composizione del terreno.
Ophiopogon planiscapus ‘Nigrescens’
Ancora una specie, la più strana, Ophiopogon planiscapus ‘Nigrescens’, una convallariacea dal costo elevato ma assolutamente necessaria per contrastare il candore della ghiaia, avendo un fogliame quasi nero. Cresce lentamente e ama l’ombra leggera del sommacco, come di altri alberelli non troppo fitti. Facciamone una macchia di almeno un paio di metri quadri, ne servono 20-25 piantine in vasi da 13 cm di diametro. Ophiopogon è perenne e rizomatosa e forma dei cespi alti 25-30 cm dall’aspetto non dissimile a molte graminacee dalle foglie nastriformi, molto vicine al nero. Produce anche piccoli fiori campanulati bianco rosati in estate, quindi delle bacche blu autunnali. Il colore nero della pianta conferisce quel tocco di raffinatezza assoluta e orientale.
Per terminare una raccomandazione: senza la dovuta conoscenza, meglio limitare la creatività. Per i giapponesi ogni sasso è un simbolo, così come la posizione nello spazio, il rapporto con gli altri elementi, così come le piante. Molto dei giardini originali è codificato da regole rigorose, studiarle potrebbe essere un viaggio affascinante…
VIVAIO ALPINIA
Maurizio Zarpellon
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