
















Due progetti italiani presenti, rispettivamente, a Chaumont sur Loire e al Chelsea Flower Show
Presentiamo ai nostri lettori due progetti che rappresentano la creatività italiana in Europa in tema di giardini. Il primo riguarda un giardino progettato per il festival dei giardini di Chaumont sur Loire, in Francia, dall’agronomo Flavio Pollano di San Secondo, vicino a Pinerolo insieme all’architetto Maurice Kanah che vive e lavora a Milano. Il secondo è un giardino esposto al Chelsea Flower Show, progettato dagli agronomi Daniele Zanzi, fondatore della Fitoconsult, e da Francesco Dicembrini, già direttore delle Giardinerie di Merano e ora libero professionista. Di seguito riportiamo le presentazioni dei giardini scritte dagli stessi autori dei due progetti.
“Segni di vita su un terreno evocatore” a Chaumont sur Loire
L’anima ed il corpo costituiscono un unicum che racchiude in se stesso il senso intimo della vita cosmica, rassicurante essenza d’un universo umanizzato. Il corpo rimanda ad un’immagine di guscio, coriaceo, che rappresenta una sorta di scorza, d’armatura protettiva per l’anima, vera coscienza sensoriale e linfa della vita.
Nel corpo umano l’unione di questi due costituenti è continua, inseparabile nello spazio e nel tempo. Allo stesso modo come la pelle è capillarmente munita ed irradiata di recettori, le sensazioni giungono al nostro spirito ed alla nostra coscienza attraverso stimolazioni fisiche e chimiche.
Le piante sono anch’esse ricche di valori duali, organismi viventi in cui la linfa corre e circola, ponendo in collegamento le differenti parti attraverso i meccanismi della fitoregolazione, che condiziona e amministra l’emissione delle gemme e dei fiori così come l’abscissione e la determinazione della fine dei cicli vitali.
Il percorso che proponiamo a livello del suolo rende merito e sintetizza la nostra visione del cammino della vita, dove i passaggi ed il superamento delle tappe sono garantiti da delle specie di sinapsi, connessioni ottenute attraverso le foreste fatate degli allineamenti di bambù.
Di là dall’evidenza delle emozioni visive, centrate intorno ad una composizione polimaterica e colorata, il senso che si cerca di stimolare di più con quest’installazione è quello dell’udito, con la generazione di un suono tanto debole quanto immediato nella sua identificazione. Al di sotto del tegumento del cammino (passaggi e pavimento in doghe di legno) viene prodotto un ruscellare dentro delle canaline in lamiera, entro le quali si manda dell’acqua a pressione in ricircolo con dei getti orizzontali. Le doghe nascondono e rivelano le canaline e i bambù, di cui una parte è vivente, e l’altra non è che una serie di canne tagliate, nascono come degli elementi di un organo metaforico che amplificano, modulano e modificano gli scrosci.
In contrapposizione alle zone “dure” sono poste delle zone “molli”, ondeggianti, orientate su delle linee direttrici predominanti, che ospitano dei vegetali profumati e ricchi di cromatismi e rassicuranti tessiture. La loro composizione punta alla naturalità, senza regole ed imposizioni apparenti, poiché l’anima per definizione non n’ammette. Ciononostante, essa nasconde e prende ispirazione da principi agronomici ed ecologici di base, con la finalità di evitare ogni competizione eccessiva tra le specie, e cercherà allo stesso tempo di apparire come un luogo dove regna il sogno.
I colori, la luce, i suoni, la tattilità, tutti questi elementi, questi avvenimenti, scaturiscono dal giardino, che è lui stesso vita, senza bisogno di null’altro per vivere, se non dell’energia solare e degli alimenti, che giungono dall’alto attraverso l’aria (pioggia e anidride carbonica) e dal basso attraverso il suolo (elementi della nutrizione e soluzione idrica) in un ulteriore incrociarsi di spazio e sostanze.
L’installazione permette al pubblico di cedere alla tentazione di accarezzare i bambù, ed è quello il mezzo di evidenziare la tattilità. Il gusto e l’odorato sono necessariamente implicati nella fruizione stessa del giardino nel suo insieme: l’odorato nel momento in cui le masse fiorite sono realmente profumate, e il gusto perché i vegetali proposti evocano molto sensibilmente il piacere di un assaggio, che è evidentemente negato.
I vegetali impiegati appartengono tendenzialmente ai gruppi delle piante aromatiche, officinali e tintorie, trattandosi di vegetali che hanno, o che hanno avuto, ben precisi impieghi nella storia degli uomini, stimolandone il gusto e l’olfatto, ma più in generale anche la felicità e il benessere, il piacere visivo. Fra le piante proposte si possono incontrare tanto elementi molto comuni, quanto specie più rare od insolite.
Luci e colori delle Alpi al Chelsea Flower Show
Le Alpi sono un territorio vastissimo. Per noi italiani le Alpi sono lo spartiacque: di qua noi, di là l’Europa.
Ma per sapere veramente cosa siano le Alpi bisogna andarci dentro. Le Alpi sono piene di profumi, ogni montagna ha il suo; odori che “gli adepti”, uomini rari che provengono da lontano, dalla notte dei tempi, dalle ere degli alberi sacri, dei vulcani, della formazione delle rocce, riconoscono immediatamente senza bisogno di guide o parole.
Lo stesso odore dei passaggi difficili, estremi a volte, delle arrampicate, con le mani tremanti su appigli ridicoli con la faccia, le labbra, gli occhi a pochi centimetri da quella roccia dove ti agganci e dove da una fessura spunta una androsace minuscola a ridicolizzare per proporzioni e bellezza ogni giardino giapponese-miniatura di questo mondo.
Oppure bisogna andare sulle Alpi, senza faticare troppo, sdraiato su di un pascolo d’estate con l’odore di terra smossa che sale dai buchi delle marmotte, adagiato su tappeti di sagina, affacciato in prima fila su di un paradiso terrestre, fatto di soldanella, di raponzoli e di anemoni: tappeti persiani dell’effimero vivere… fiorire svelti svelti… che la neve se ne è appena andata e la prossima già si prepara… Il grande millenario larice, sotto molto più sotto, vigila con quel tronco enorme e quel ramo stracciato al vento che gli è rimasto. Il cirmolo, un po’ più su, ultima sentinella contorta; ma non diventerà troppo ardimentoso il suo salire?
A Londra, al Chelsea, tentare di rendere tutto questo con una aiuola !! Il giardino, che parteciperà alla sezione “Cortyard gardens”, è un rettangolo di m 5,00 x 4,00. L’allestimento sarà realizzato utilizzando rocce, pietre e piante originarie delle regioni alpine italiane. Chiuso su tre lati da pareti a specchio su cui saranno stampate figure di catene montuose; sempre a specchio saranno le strutture a forma di prisma che, come piramidi di ghiaccio o punte di diamante, si alzeranno qua e là dal tappeto di piante alpine. L’ampio utilizzo di specchi nasce dalla volontà di ricreare riflessi della neve e la luce intensa e chiara tipica dei paesaggi di alta montagna. Grazie a queste superfici le immagini delle piante verranno riflesse più volte, creando dei giochi di illusione ottica e di dilatazione dello spazio. Un sistema di nebulizzazione dell’acqua riprodurrà le condizioni di nebbia mattutina o delle nuvole intrappolate tra le cime delle montagne. L’energia necessaria al funzionamento delle luci e dei nebulizzatori sarà fornita da un sistema di pannelli solari integrati nelle facce dei prismi. Alcune luci saranno posizionate per creare effetti luminosi scenografici.